USA: il gigante in crisi e l’ombra di Hiroshima

USA: il gigante in crisi e l’ombra di Hiroshima

hiroshimaSono passati 71 anni da quel 6 agosto in cui un secondo sole si accese nel cielo di Hiroshima. E il pericolo di un seguito di quell’evento è tutt’altro che scontato.

Lo sterminio di innocenti perpetrato a Hiroshima e Nagasaki fu un’inutile strage contro un Giappone che non avrebbe potuto resistere a lungo ormai privato della sua flotta e pronto a trattare la resa.

L’8 agosto, due giorni dopo la bomba di Hiroshima e il giorno prima di quella di Nagasaki, l’URSS aveva attaccato a sua volta il Giappone in Manciuria senza incontrare particolare resistenza, con una velocità di avanzata che raggiunse punte di 40 chilometri all’ora e dovendosi fermare solo per mancanza di carburante.

Più che a piegare un Giappone stremato le due bombe erano rivolte agli “alleati” per dimostrare chi sarebbe stato alla guida del mondo uscito dalla II Guerra Mondiale. E nessuna voce si alzò per denunciare l’uccisione di centinaia di migliaia di civili, ad eccezione di casi isolati come quello di Gertrude Elizabeth Margaret Anscombe.

Oggi che si compie il 71 anniversario di quell’evento gli Stati Uniti sono molto più deboli di quanto non vogliano far credere e per questo molto più facilmente tentabili da opzioni di forza come quella messa in campo a Hiroshima e Nagasaki ma compiute in un contesto molto più pericoloso.

La debolezza militare USA è quella di un paese che ha creduto di non avere più avversari se non piccoli paesi e guerriglieri, un paese che ha fatto dell’industria bellica la sua Tangentopoli spendendo cifre astronomiche per arricchire le industrie militari avide di finanziamenti per progetti mangiasoldi. Per rendersi conto di come stiano le cose al di là della propaganda basta leggere un sito specializzato come Difesa online.

Ed ecco così il fallimento dell’F35, il più costoso e difettoso aereo della storia, un aereo che ha già perso in un combattimento tradizionale con un F16, un caccia concepito 30 anni fa, perché concepito per scenari del futuro (se impiegato perderà la guerra di oggi perché non è abbastanza moderna per l’F35!), poi è solo dello scorso giugno il ritiro del Canada dalla lista degli acquirenti perché “Quell’aereo non funziona“, anche se nonostante tutto il progetto va avanti.

Nel frattempo la flotta degli F18 sta andando in malora per via di incidenti dovuti allo sfruttamento di piattaforme ormai al limite della vita operativa. Riferisce Difesa online:

I tagli alla difesa stanno avendo degli effetti devastanti sull’aviazione americana. Nel 1991, la forza aerea statunitense era di 134 squadriglie di caccia. Oggi sono 55. L’età media di un velivolo militare USA è di 27 anni. Quello che sta avvenendo per la flotta aerea del Corpo dei Marine è un classico esempio della reale situazione dell’aviazione militare statunitense.

Ufficialmente, l’United States Marine Corps possiede una forza aerea combattente, acquistata tra gli anni ’80 e ’90, di 276 F/A-18 Hornet, più di due terzi con capacità operativa. Il 20 aprile scorso, il tenente generale Jon Davis, vice comandante dell’aviazione dei Marine, in un’audizione al Senato, ha affermato che soltanto 87 caccia su 276 sono realmente in grado di volare, pari al 32% della flotta.

Ma anche i progetti della Marina non vanno meglio, la nuova portaerei Ford non potrebbe combattere in modo continuativo per più di 4 giorni, ma forse per neanche 24 ore. Sempre da Difesa online:

Dopo due anni di ritardi e 13 miliardi di dollari, quasi il triplo di una Nimitz, non può andare in battaglia. Questa la situazione della portaerei USS Gerald R. Ford, la nave da guerra più costosa mai costruita.

La capofila della classe Ford, secondo un rapporto a firma di Michael Gilmore, direttore dei test operativi e responsabile della valutazione dei sistemi d’arma per il Dipartimento della Difesa, lamenta “problemi di scarsa o sconosciuta affidabilità”…

“Sulla base delle stime di attuali, è improbabile che la CVN-78 possa condurre operazioni di volo ad alta intensità per più di 24 ore, rispetto al pre-requisito di quattro giorni. Le mie preoccupazioni circa l’affidabilità di questi sistemi rimangono ed i problemi rimangono irrisolti”.

A fronte di questa debolezza che ipoteca le attuali e le future capacità operative dell’apparato militare USA si vedono invece sul campo iniziative volte al confronto di forza, come se la realtà degli Stati Uniti fosse il contrario di quella che è. Ecco dunque salire la tensione nel Pacifico con una Cina che avverte i cittadini di prepararsi ad una possibile guerra nel Mar Cinese Meridionale, abbiamo in Europa manovre militari apertamente ostili alla Russia dal nome Anaconda che non lascia molte illusioni sul loro fine.

Abbiamo lo schieramento in Romania di un sistema di difesa antimissile (indoviniamo ancora una volta contro chi) che non fa che alimentare la tensione e il riarmo, come la realizzazione da parte russa di un aereo “fine del mondo” in grado di coordinare una rappresaglia nucleare dopo un eventuale primo colpo a sorpresa come segnalato da Sputnik News:

Mercoledì 27 luglio la fabbrica di aerei di Voronezh ha consegnato ai rappresentanti del ministero della Difesa russo “la base specializzata aerea di controllo”, il cosiddetto “aereo del giorno del giudizio” (“Doomsday Plane”)…

…assicura l’inevitabilità di una rappresaglia nucleare nel caso in cui un Paese compia un attacco nucleare contro la Russia. E’ grazie alla base specializzata aerea di controllo che l’attacco contro il nostro Paese non rimarrà senza una risposta. Qualsiasi Paese che cerca di far venire meno la sicurezza o l’integrità territoriale della Russia, che inizierà una guerra contro di noi o che ci attaccherà improvvisamente, riceverà una risposta. La base aerea di controllo si riserverà la possibilità di rispondere vagliando tutte le possibilità che ha la Russia, compreso il nucleare,”- ha detto l’esperto militare.

Abbiamo la nuova Premier inglese che appena preso il potere si affretta a dire che non esiterebbe ad usare le armi atomiche (indoviniamo contro chi):

A 71 anni dall’ingresso dell’atomica nella storia sia il Segretario di Stato Kerry (aprile) che il Presidente Obama (maggio) si sono recati ad Hiroshima prevalentemente per dire che gli Stati uniti non si scusano per lo sterminio di centinaia di migliaia di innocenti civili. Il messaggio dato allora resta dunque valido e la debolezza militare unita alle sfide crescenti è un elemento di grande rischio.

Siamo ancora al 6 agosto del 1945, il calcolo è lo stesso, sappiamo che quello che è stato potrebbe ripetersi perché la scelta fatta allora viene riconfermata ai massimi livelli dal Presidente Nobel per la pace. Il sacrificio di tante vite innocenti resta un’inutile strage che non ha insegnato niente.

Enzo Pennetta

enzopennetta.it