Voyager 1 continua il suo viaggio

La sonda spaziale della NASA Voyager 1 è vicina ai margini estremi del Sistema solare, ma il salto nello spazio interstellare non avverrà così presto. Questo è il risultato di uno studio di Robert B. Decker pubblicato sul numero di Nature di questa settimana. Con il commento di Mauro Messerotti (INAF).

di Eleonora Ferroni

Dopo 35 anni di onorata carriera non sembra ancora arrivato il momento di andare in pensione per la sonda della NASA Voyager 1, ormai quasi al confine estremo del Sistema solare. La sonda, lanciata nello spazio nel 1977 con la sua gemella Voyager 2, è ormai giunta a 18 miliardi di chilometri dal Sole. Voyager 2, invece, si trova a circa 15 miliardi di chilometri di distanza rispetto al Sole e si allontana verso Sud, in direzione opposta rispetto alla gemella. Voyager 1 si prepara, quindi, a fare il salto nello spazio interstellare, ma questo momento non sembra essere così vicino. È questo quello che si apprende da una nuova ricerca pubblicata su Nature di questa settimana ad opera di Robert B. Decker, Stamatios M. Krimigis, Edmond C. Roelof e Matthew E. Hill. Voyager 1 sta già cominciando a riscontrare cambiamenti nelle particelle presenti nella zona in cui si trova adesso. L’estremo confine del Sistema solare è chiamato eliopausa, dove i venti solari vengono bloccati dal mezzo interstellare, l’insieme di gas e polvere che circonda il nostro sistema. Gli studiosi ritengono che la sonda spaziale si trovi in uno strato precedente, cioè l’elioguaina, dove i venti solari cominciano a deviare.

Circa un anno fa Robert Decker e il suo team hanno richiesto che la sonda venisse rotata periodicamente di 70 gradi in modo da misurare il flusso del plasma. In seguito alle loro osservazioni, i ricercatori hanno osservato che Voyager 1 è ancora lontano dall’eliopausa. “Si credeva che il Voyager 1 nel suo lunghissimo viaggio che lo porta lontano dal Sole si trovasse già in prossimità dell’eliopausa, regione che separa l’eliosfera dal mezzo interstellare” commenta Mauro Messerotti dell’Osservatorio Astronomico di Trieste dell’INAF. “In realtà, la recente serie di osservazioni sulla velocità radiale e quella meridionale del plasma indica che la sonda interplanetaria si trova invece in una regione di transizione più estesa del previsto, che ha inizio a 135 unità astronomiche di distanza dal Sole ed il cui limite, dove si trova l’eliopausa, non è stato ancora raggiunto. La velocità radiale misurata negli ultimi due anni è infatti bassa ma non trascurabile, mentre quella meridionale è prossima a zero ovvero non è quella che i modelli attuali prevedono per il plasma che fluisce lungo l’eliopausa al cessare del moto di espansione radiale. Quindi la struttura dell’eliosfera a queste distanze dal Sole è diversa da quanto delineato da questi modelli, che dovranno essere riformulati tenendo conto delle nuove osservazioni per descrivere l’interazione tra il plasma eliosferico e quello interstellare in questa complessa regione di separazione. Le osservazioni “in loco” stanno ridisegnando lo schema che si aveva dell’eliosfera, come, ad esempio, il fatto che non è elongata come risultava dai modelli precedentii e che il plasma in prossimità dell’involucro eliosferico mostra una struttura caratterizzata da turbolenza e regioni a bolle”.

Contrariamente a quanto pensato, quindi, Voyager 1 non è ancora ufficialmente fuori dal Sistema solare, nonostante alcuni rilevamenti effettuati fin’ora http://www.media.inaf.it/2012/08/07/voyager-1-si-avvicina-al-confine/ potessero far pensare il contrario. Segni evidenti che la sonda è ormai quasi arrivata alla fine della sua missione ce ne sono: aumento nel livello dei raggi cosmici ad alta energia, provenienti dall’esterno del nostro Sistema Solare; dimezzamento del numero di particelle di bassa energia provenienti dall’interno del nostro sistema. Dai dati raccolti dal team di ricercatori presso il NASA Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, in California, sembra che i Voyager possano continuare a studiare il nostro sistema ancora fino al 2020, o addirittura fino al 2025. L’energia elettrica che le alimenta potrà durare, infatti, ancora per 8-13 anni e questa missione spaziale ha già raggiunto il primato per la più lunga mai effettuata. I gemelli Voyager potrebbero arrivare a festeggiare i 50 anni in orbita.

Leggi il paper completo: No meridional plasma flow in the heliosheath transition region http://www.media.inaf.it/2012/09/05/voyager-1-continua-il-suo-viaggio/voyager1-2/

(INAF)
Fonte: http://www.media.inaf.it/2012/09/05/voyager-1-continua-il-suo-viaggio/