Ufologia e Cospirazionismo per la causa comune della Verità

Ufologia e Cospirazionismo per la causa comune della Verità

Ufologia e Cospirazionismo shutterstock comDa più parti, in quello strano, variegato e un po’ tetro palcoscenico dell’ufologia mondiale, ci si interroga sulla necessità di collegarsi e confrontarsi con il mondo aggressivo e vivace del cosiddetto “cospirazionismo”.

Sono due modelli di pensiero che non possono coesistere e a caratteristiche persino conflittuali, nonostante si esprimano sullo stesso tavolo da gioco in opposizione al potere costituito che accusano di occultare la verità? Oppure, forme di collaborazione fra loro sono plausibili?

Come unire persone che sostengono la veridicità dell’incidente di Roswell e si battono per far cadere un muro del silenzio eretto da quasi 70 anni, e persone che ritengono che l’11 Settembre 2001 sia stato un “inside job”, un complotto di immani proporzioni teso a instaurare e perpetuare lo stato di guerra e un clima di paura globale? Impossibile, le due compagini si oppongono al “cover-up”, ma fra loro non c’è comunicazione, né sinergia. Le distanze permangono e a nessuno interessa creare le condizioni per unire le forze.

Il fronte ufologico tradizionale, non filo contattistico, fideista o cultista, è costituito da decine di migliaia di persone, molte affiliate a gruppi di ricerca, molte altre che si autodefiniscono “ricercatori indipendenti”. Nella maggioranza, esprimono un concetto chiaro e immutabile: non basta “credere nella realtà degli UFO”, bisogna averne le prove su base scientifica. Il problema è che nessuno ha queste prove e che, ormai, appare anacronistico e assurdo sperare che un bel dì i governi ammettano ufficialmente di aver nascosto la verità in nome della sicurezza nazionale e grazie al segreto di Stato. Sul fronte cospirazionista, si ritiene legittimo, ad esempio, sospettare sulla tragedia dell’11 Settembre 2001 una copertura governativa e/o trame legate ad apparati occulti certamente non solo statunitensi.

Per i due casi, quello di Roswell e quello dell’11/9, all’assenza di risposte adeguate da parte di Washington corrisponde il “diritto di sapere” della gente. In questo, ufologi e cospirazionisti dovrebbero sentire comune un senso di condivisione, che invece non emerge. La chiusura viene soprattutto dagli ufologi tradizionali, che convinti che la massa di documentazione da loro raccolta in decenni sancisca la solidità della propria posizione, su di essa si arroccano e, purtroppo, attendono che le istituzioni – militari, scientifiche e persino religiose – diano loro il benestare per andare avanti. Fra le loro fila sono presenti numerosi individui “scettici” e molti “debunker”, i quali ritengono giusto e necessario, rispetto al principio della “prova scientifica” – la riproducibilità in laboratorio di un determinato fenomeno paranormale o ufologico che sia – fare da inquisitori nei confronti di chiunque non la pensi come loro.

In effetti, i “credenti” non se la passano meglio. Ma, almeno, non subiscono minacce, intimidazioni o conseguenze peggiori, come spesso accade ai cospirazionisti. I credenti non hanno bisogno di prove, viaggiano su posizioni fideiste che non discutono se si crede negli UFO e negli ET, o se si crede negli angeli, o nell’intervento salvifico degli alieni buoni, o se si crede nei santi della chiesa cattolica. Si fidano della propria percezione del sovrannaturale e della straordinarietà delle testimonianze. Quanto poi queste ultime siano comprovabili, poco importa. Gli interessati ne rispondono solo davanti alla loro coscienza. Così, il sistema e l’opinione pubblica guardano con curiosità e indulgenza alle persone che dicono di aver vissuto esperienze di contatto e incontri ravvicinati con entità non umane. Sono “fedeli” che non si pongono interrogativi, non cercano in se stessi le risposte e, al massimo, si inginocchiano nei confessionali e ripongono la salvezza della loro anima in mani altrui. Meno che mai, chiedono l’aiuto degli operatori competenti in campo psicologico e psicoterapeutico. John Mack docet.

I cospirazionisti autentici e preparati, dal canto loro, non “credono”, cercano. E per farlo chiedono il supporto di “esperti” di calibro scientifico, di storici e politologi, per poi porre all’attenzione dei media il peso delle questioni da loro sollevate. Nel far questo, si espongono e non senza rischi. Costituiscono un “movimento” contro la segretezza. Rappresentano una spina nel fianco per le agenzie di intelligence, le teorie complottiste che portano avanti diventano tanto preoccupanti per l’ordine costituito da farli associare, persino, ai terroristi. Non è forse accaduto questo con l’11 Settembre? Il solo ipotizzare versioni alternative a quella dell’azione di un nemico esterno, per lungo tempo è stato fatto passare, anche in Italia, come follia e sovversione. Il che, di certo, non è mai avvenuto in campo ufologico.

Sia i cospirazionisti, sia gli ufologi si ostinano a cercare la “pistola fumante”, affinché il governo, quello americano su tutti, ceda per sfinimento alle loro pressioni e tiri fuori le prove. La smoking gun però purtroppo non esiste. Esiste invece la capacità professionale di comunicare al pubblico i risultati delle proprie ricerche. In questo senso, in campo ufologico, vengono in mente i documentari realizzati da James Fox, “Out of the Blue” e “I Know What I Saw”, ricchissimi di documentazioni fondamentali, equilibrati nel riportare le posizioni della scienza e privi di qualunque “fondamentalismo”. Sull’altro versante, documentari come “Loose Change” di Dylan Avery e “Fahrenheit 9/11” di Michael Moore hanno posto all’attenzione mondiale le contraddizioni e le crepe nelle impalcature della versione ufficiale, nonché le pesantissime ripercussioni planetarie causate dalla trama occulta dell’11 Settembre.

Se l’insabbiamento della verità fosse il frutto di una strategia politica orchestrata in base alle logiche di un “think-tank”, una fucina di cervelli che a livelli interni e sovranazionali si arroghi il diritto e abbia il potere di stabilire e imporre direttive per il bene dei popoli, il cambiamento non è dietro l’angolo. I venti hanno soffiato, ma non hanno smantellato. E attendersi che il prossimo Presidente eletto degli Stati Uniti ci riveli cosa accadde realmente a Roswell o chi abbia ordito ed eseguito gli attacchi alle Torri Gemelle e al Pentagono, resta solo una pia speranza, al pari del ritrovamento di un teschio alieno nel deserto di Roswell, o del vedere planare ad ali spiegate un arcangelo sul cupolone.

Maurizio Baiata

Avellino 4_6_2016

Per prenotazioni ed info clicca sulla locandina

Crediti immagine d’anteprima: shutterstock.com