L'”immortalità biologica” di certe specie animali

The Ming clam (Arctica islandica). Source: Museo Nacional de Historia Natural.

Sapevate che esistono animali consderati biologicamente immortali? Questi sono animali che potrebbero vivere indefinitamente a meno che un evento esterno (predazione, malattia o modifiche drastiche ambientali) non le elimini. Chiaramente, l’apparente immortalità di queste specie è condizionata dal nostro periodo di osservazione. La verifica dell’eternità pone un paradosso, perchè richiede un quadro di riferimento uguale o persino più duraturo dell’evento locale a cui è attribuito tale aggettivo. Di conseguenza ci limiteremo a dire che questa immortalità si riferisce a durate di vita molto più lunghe di quelle della media degli esseri umani. Siamo testimoni di queste “eternità relative” rispetto alla nostra e possiamo apprendere molto da esse. La prima cosa che ci insegnano è che sia possibile vivere molto più a lungo. Guardiamo alcuni esempi:

La vongola Ming

La vongola Ming può vivere oltre i 400 anni, come stimato quando venne presa dall’oceano nel 2006 ad una profondità di 88 metri e a circa 10 km a ovest della punta meridionale dell’Isola Grimsey (40 km a nord dell’Islanda). La vongola venne chiamata Ming dagli scienziati, perchè nacque durante il regno della dinastia Ming in Cina e morì a causa dello studio per determinare con precisone la sua età.
Gli scienzati hanno corretto l’età che sarebbe di 507 anni. Pertanto, Ming nacque attorno al 1499, solo pochi anni dopo che Colombò scoprì l’America e più di un decennio prima della Riforma della Chiesa cattolica di Martin Lutero [1]. Forse avrebbe potuto vivere per altri secoli o sarebbe morta poco dopo, noi siamo limitati da un quadro di osservazione che combina diversi fattori, come scoprire una specie molto longeva e il tempo a disposizione per osservarla.

Il verme Planaria

Verme Planaria

Le Planarie sono un tipo di verme che si trova in tutto il mondo e che ha una illimitata capacità di rigenerare le cellule staminali, quindi possono rigenerarsi se vengono tagliali a metà. L’Università di Nottingham ha pubblicato uno studio sulla loro potenziale immortalità [2,3], che è apparentemente basata sulla presenza di un enzima detto telomerase, che previene l’accorciamento dei telomeri. I telomeri sono le estremità dei cromosomi, che supportano la protezione del DNA. Quando la cellula si divide in due parti (processo detto mitosi) e i cromosomi si riproducono, i telomeri si accorciano un poco, perchè la divisione non raggiunge l’estremità dei cromosomi. I telomeri accorciati, riducono la durata della vita, perchè la cellula si riproduce progressivamente con meno efficienza e questo causa l’invecchiamento degli organismi.

Un lavoro precedente aveva già mostrato che i telomeri venivano conservati dall’attività della telomerasi. In molti organismi prodotti per attività sessuale, questo enzima è attivo solo durante lo sviluppo inziale e nel tempo si riduce. Uno studio guidato dal Dr.Aziz Aboobaker [2,3] ha previsto che il verme Planaria mantenesse le estremità dei suoi cromosomi nelle cellule staminali adulte, portandolo all’immortalità, almeno teoricamente. Questo ha motivato uno studio [2] per identificare una versione “planaria” del gene che codifica questo enzima e per disattivarlo. Il risultato sarebbe stata la riduzione dei telomeri.

Gli scienziati hanno scoperto che i vermi asessuali incrementano notevolmente l’attività di questo gene quando si rigenerano, permettendo alle cellule staminali di mantenere i propri telomeri nel suddividersi per rimpiazzare i tessuti mancanti. “Il Dr. Aboobaker conclude: “i vermi Planaria asessuali hanno dimostrato il potenziale del conservare la lunghezza dei telomeri durante la rigenerazione. I nostri dati soddisfano una delle prevision su cosa necessiti ad un animale per essere potenzialmente immortale e cosa sia possibile perchè evolva tale scenario. Gli obiettivi futuri sono comprendere i meccanismi nel dettaglio e capire meglio come far evolvere un animale immortale”.

Turritopsis dohrnii, la “medusa immortale”

Turritopsis dohrnii

La cosiddetta medusa immortale o Turritopsis dohrnii, abita nelle acque del Mar Mediterraneo e nel Mar del Giappone. Essa è molto piccola, di circa 4,5mm e si nutre di plankton, uova di pesce e piccoli molluschi. Venne scoperta negli anni ’80 nel Mar Mediterraneo e ora la si trova in molti altri posti, a causa delle acque reflue scaricate dalle navi. La vita di queste meduse si sviluppa in un ciclo che può estendersi all’infinito, può farlo ripartire. Affrontando una minaccia ambientale o fisica, malattia o invecchiamento, si riporta allo stadio precedente, stadio del polipo, quindi può ripetere il ciclo tra invecchiamento e ringiovanimento grazie al processo cellulare detto transdifferenziazione. Questo processo avviene quando una cellula adulta già specializzata, quindi non staminale, diviene un altro tipo di cellula, processo che può essere indotto chimicamente [4], ma che resta un mistero per la scienza. Inoltre, quando la medusa torna allo stadio vitale precedente come polipo, crea altri organismi con lo stesso codice genetico, quindi ringiovanisce mentre si clona.

L’aragosta americana

Aragosta americana

L’aragosta americana mantiene la capacità di rigenerars anche in vecchiaia e questo può essere collegato al suo DNA, come nel caso del verme Planaria, per la presenza dell’enzima telomerasi [5]. Lo studio del 1998 [5] ha rivelato che in questa aragosta, la telomerasi si trova in tutti i suoi organi, dove si pensa che mantenga le condizioni delle cellule originali per lungo tempo. Le aragoste non sono però immortali, perchè la crescita indefinita le forza a rinnovare periodicamente l’esoscheletro che le protegge e che, una volta formato, non cambia di dimensione. Ad un certo punto nella loro vita, lo sforzo metabolico per modficare il guscio, supera le loro possibilità e le fa morire, a volte per esaurimento e a volte per collasso dello stesso. Esistono anche specie che, benchè non immortali, possiedono una capacità incredibile di rigenerazione, come nel caso dell’axolotl messicano, che tratteremo in un prossimo articolo.

La prospettiva della scienza unificata

E’ importante notare che molte di queste specie vivono sott’acqua, cosa ci dice questo? Sappiamo che l’acqua è fondamentale per la vita, ma il suo ruolo sembra ancor più fondamentale di quanto si sappia. Per esempio, il premio Nobel Luc Montagner ha riportato che l’acqua possiede memoria (vedere il documentario).

Il lavoro del Dr.Gerald Pollack [6,7] sulla zona di esclusione dell’acqua (EZ), acqua strutturata nelle interfaccie idrofile, mostra che la regione EZ ha carica negativa. Pollack ipotizza anche che quando la zona EZ viene illuminata, questo causa la divisione delle cariche positive e negative e la zona EZ cresce, diventando come un condensatore modulabile, che ci fa pensare ad un dispositivo elettronico. Potrebbe essere che certe fasi dell’acqua funzionino come un cristallo liquido con capacità di memoria? Il comportamento da cristallo liquido è gà stato riportato da studi sull’acqua dell’Università di Stoccolma [8].

“Riuscire a capire l’acqua a livello molecolare osservando le modifiche della rete dei legami a idrogeno, può giocare un ruolo importante nell’attività biologica.
Fivos Perakis, assistente professore in fisica presso l’Università di Stoccolma [9].

Queste nuove caratteristiche dell’acqua hanno implicazioni significative per i meccanismi sottostanti alla vita e alla longevità dei sistemi viventi.

Dr. Inés Urdaneta (spacefed.com)