Ricercatore brasiliano svela un codice nell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci

La grande compatibilità tra questi contorni potrebbe suggerire il più grande segreto dietro l’opera più esoterica di Leonardo? 

Ultima Cena di Leonardo da Vinci

“QUESTO È IL MIO CORPO”

Una scoperta che reinterpreta un capolavoro alla luce della Sindone di Torino

La Sepoltura

Se le supposizioni del ricercatore Átila Soares da Costa Filho sono corrette, il celebre Cenacolo Vinciano dovrebbe essere il custode di uno dei più grandi segreti del grande genio del Rinascimento.

Secondo Átila, designer e specialista in Archeologia e Storia dell’Arte, il dipinto parietale eseguito da Leonardo nel 1498 per il refettorio della Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano, potrebbe anche essere un codice che celerebbe il più grande tesoro della cristianità di tutti i tempi: la Sacra Sindone, il tessuto di lino che avrebbe avvolto il corpo di Gesù dopo la morte e su cui si osservano le impronte del Suo corpo prodotte nel momento della resurrezione.

The Mystery Man” (2022), ricostruzione iperrealista in silicone dell’Uomo della Sindone in 3D (IMMAGINI: “Sábana Santa – México” / “The Mystery Man Exhibition”)

Tale codice sarebbe l’individuazione del contorno del corpo di Cristo morto, contorno formato dal gruppo dei 13 personaggi a tavola. L’effetto visivo è più evidente mediante la sfocatura dell’insieme, con Gesù e gli Apostoli uniti, dove possiamo notare la figura di un corpo umano disteso sul tavolo – nella stessa posizione di quella dell’Uomo della Sindone.

Ultima Cena di Leonardo da Vinci
(IMMAGINE: WikiCommons / Átila Soares)

L’insieme dei 13 personaggi nel dipinto murale, quando sfocato, ricorda lo spettro di una figura umana sdraiata.

A sostegno della sua tesi, Átila Soares riferisce che il volto dell’Uomo della Sindone era già stato individuato in questo stesso dipinto, sulla parete sinistra, sopra e tra le teste di San Bartolomeo e San Giacomo il Minore.

(IMMAGINI:WikiCommons / Átila Soares)

Sebbene non sia mai stato documentato, il legame tra Leonardo e la Sindone è sempre stato oggetto di speculazioni.

Sopra: Il volto dell’Uomo della Sindone, sulla parete sinistra, svelato da un ricercatore anonimo nel 2012. Davanti, in corrispondenza delle labbra, quello che potrebbe essere il Sacro Graal, scoperto dal medico e scrittore Gabriele Montera nello stesso anno. Celato nel dipinto dell’Ultima Cena, questo volto potrebbe collocare il genio toscano direttamente come testimone della reliquia più venerata di tutti i tempi. 

Questo espediente potrebbe anche voler indicare su quale lato del tavolo si troverebbe la testa del corpo “codificato”. Un altro fattore è l’ipotesi, sostenuta da decennali studi, che la tovaglia che ricopre il tavolo sul dipinto sia, in realtà, la Sacra Sindone. Questa è la tesi difesa dall’archeologa e critica d’arte Yasmin von Hohenstaufen, nonché dal medico e scrittore cosentino, recentemente scomparso, Gabriele Montera. Quest’ultimo ha presentato addirittura una compatibilità virtualmente precisa delle dimensioni tra la Sindone di Torino e la tovaglia del capolavoro di Leonardo – il che spiegherebbe anche la strana sproporzione del mobile (un errore inammissibile per uno come Leonardo) rispetto al numero di persone da sistemare a tavola.

Da sottolineare, inoltre, che lo stesso Soares ha scoperto nel 2021 la figura di un corpo simile in un disegno attribuito a Leonardo, noto come il “Cristo di Lecco”, appartenente a una collezione privata.

(IMMAGINI: GM / Pascal Cotte / Átila Soares – 2022)

Il Cristo di Lecco, una sanguigna attribuita a Leonardo, dove è celato un corpo che richiama quello della Sacra Sindone (scoperto da Átila Soares nel 2021), potrebbe stabilire un legame tra questo disegno, la Sindone e l’Ultima Cena

Successivamente, trovando strano che la tovaglia non presentasse nessuno dei segni della Passione, Soares ne ha dedotto che questi dovrebbero essere da qualche altra parte. Ed è stato allora che si è reso conto che il corpo poteva semplicemente essere raffigurato disteso sulla tovaglia/sindone, ossia, nulla di più coerente che il corpo spettrale del Messia faccia parte e venga presentato in modo discreto e poetico sulla propria Sindone: “La linea immaginaria continua, che inizia con Bartolomeo, passa per l’intero gruppo e finisce con Simone, ha un altissimo livello di compatibilità con quello che sarebbe stato il corpo impresso sulla Sindone. Pur considerando che ricostruzioni artistiche-forensi possano aver apportato delle piccole variazioni, soprattutto ai piedi, l’aspetto generale permette di indicare una grandissima somiglianza con l’iconico dipinto di Leonardo – il che suggerisce fortemente che non solo l’artista fosse a conoscenza della Sacra Sindone, ma ne nutriva un grande interesse.” Continua Soares: “Anche se fosse qualcosa di intenzionale da parte di Leonardo, la pratica di nascondere riferimenti nelle sue creazioni è un fatto già molto considerato nel mondo accademico e un ‘modo di destare l’ingegno’, come riportato nel “Trattato della Pittura” (1632):

Non isprezzare questo mio parere, nel quale ti si ricorda che non ti sia grave il fermarti alcuna volta a vedere nelle macchie de’ muri, o nella cenere del fuoco, o nuvoli, o fanghi, od altri simili luoghi, ne’ quali, se ben saranno da te considerati, tu troverai invenzioni mirabilissime, che destano l’ ingegno del pittore a nuove invenzioni sì di componimenti di battaglie, d’animali e d’uomini, come di vari componimenti di paesi e di cose mostruose, come di diavoli e simili cose, perché saranno causa di farti onore; perché nelle cose confuse l’ ingegno si desta a nuove invenzioni.

Per Leonardo, certamente tutto sarebbe un esercizio di percezione o ragionamento per rendere un dipinto più ricco e stimolante. Quindi, ben si addice allo stile vinciano quanto qui viene suggerito”, conclude il ricercatore brasiliano.

Tradotto da Valéria Vicentini


Átila Soares da Costa Filho è insegnante, ricercatore, scrittore, esperto e valutatore di opere d’arte. Ha una laurea in Disegno Industriale conseguita presso la Pontifícia Universidade Católica di Rio de Janeiro e diversi titoli di specializzazione post laurea in Storia, Filosofia, Chiesa Medievale, Storia dell’Arte, Antropologia, Sociologia, Archeologia e Beni Culturali. È, inoltre, collaboratore nella rivista Humanitas (Ed.Escala, São Paulo) e nei siti web Italia Medievale (Milano) e Nova Acrópole (Lisbona). Fa parte del comitato scientifico della Mona Lisa Foundation (Zurigo), della Fondazione Leonardo da Vinci (Milano) e del progetto L’Invisibile nell’Arte – Comitato Nazionale per la Valorizzazione dei Beni Storici, Culturali e Ambientali (a cura dello storico Silvano Vinceti, Roma). È autore di quattro libri: “La Giovane Gioconda e altre domande intriganti sulla Storia dell’Arte” (2013); “Leonardo da Vinci’s Earlier Mona Lisa” (co-autore, 2016), a cura dello storico dell’arte, Stanley Feldman; “Leonardo e la Sindone e altre domande curiose sull’Arte e la Storia” (2016); e “Leonardo Da Vinci Mona Lisa: New Perspectives” (co-autore, 2019), a cura del Prof. Jean-Pierre Isbouts.
(Átila Soares da Costa Filho – professoratilasoares.weebly.comasoarescf2@gmail.com)