Emergenza siccità? Nelle dighe italiane già esistenti non sfruttati 6,2 mld di mc d’acqua

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Si tratta di un volume d’acqua pari a circa 13 volte quello contenuto nella diga in terra più grande d’Europa

Ad oggi le 532 grandi dighe italiane possono accogliere fino a 13,8 miliardi di metri cubi d’acqua, ai quali si aggiungono 800 mln di mc d’acqua suddivisi in 26.288 piccoli invasi, ma «mediamente il 33% (4,3 mld di mc) del loro volume si riduce a causa dei detriti che si accumulano nel fondale (interrimento) con punte fino al 48% nei territori del fiume Po». Al mancato accumulo d’acqua per interrimento si sommano ulteriori 1,9 mld di mc «di capacità di raccolta già disponibili nell’attuale sistema infrastrutturale di dighe in Italia, ma mai autorizzati», arrivando così a un totale di 6,2 mld mc d’acqua che l’Italia potrebbe invasare senza dover progettare nuove dighe. Per dare un’idea del potenziale sprecato, si tratta di un volume d’acqua pari a circa 13 volte quello contenuto nella diga in terra più grande d’Europa, quella di Monte Cutugno (Potenza).

È quanto emerge dall’analisi realizzata da Community valore acqua per l’Italia, promossa da The European House – Ambrosetti insieme a 37 tra le principali aziende e istituzioni attive lungo la filiera dell’acqua, dalla produzione di energia idroelettrica al servizio idrico integrato. I dati sono contenuti nel Libro bianco 2024 Valore acqua per l’Italia e nel Blue book 2024 di Fondazione Utilitaties e Utilitalia, che verranno presentati per esteso il 21 e 22 marzo, presso l’Acquario romano di Piazza Fanti, a Roma. «La capacità di raccogliere acqua e di trattenerla per i periodi più caldi dell’anno – afferma Valerio De Molli, ad Ambrosetti – è fondamentale per la tenuta dei principali settori produttivi, in particolare per il nostro sistema agricolo ed energetico, a cui sono destinati rispettivamente il 60% e il 32% dei volumi invasati», con dunque solo l’8% destinato a fini idropotabili.

In questo quadro, l’incertezza normativa circa le concessioni idroelettriche, negli ultimi anni, ha limitato gli investimenti degli operatori; il Governo italiano, caso unico in Europa, si è infatti impegnato con Bruxelles a mettere a gara le concessioni idroelettriche tra le riforme necessarie per ottenere i fondi Pnrr. Guardando alla distribuzione territoriale degli invasi, il Libro bianco informa che Lombardia, Sardegna e Sicilia ospitano il maggior numero di grandi dighe, rispettivamente 77, 59 e 46 con una capacità di 4, 2,5 e 1,1 miliardi di metri cubi, cioè oltre metà della capacità totale nazionale. Sebbene vi siano picchi di anzianità in regioni come Liguria (92 anni di età), Valle d’Aosta (84) e Piemonte (82), esistono anche dighe più giovani, come quelle nel Molise (35 anni di media), in Puglia (41 anni) e in Calabria (50 anni). Ma l’età media resta comunque elevata, oltre 60 anni.

Per questo dalla Community ritengono «quanto mai urgente garantire la certezza normativa circa le concessioni idroelettriche, al centro del dibattito recente con il decreto Energia, per garantire gli investimenti degli operatori». «Importanti anche i piccoli invasi – conclude Benedetta Brioschi, responsabile della Community – Sebbene di volume limitato, offrono flessibilità ai territori. In Italia ne sono censiti 26.288 con la Toscana che ne ospita il 62%. Complessivamente, si stima che la loro capacità di raccolta ammonti a 800 milioni di metri cubi».

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