Integrated Ocean Drilling Program, la missione per raggiungere il mantello terrestre

Il Giornale Online
Esplorare lo spazio sta ormai diventando una vicenda quotidiana, visto il numero di sonde e di navette che vagano per il Sistema Solare; quando si tratta di approfondire la conoscenza del nostro pianeta, invece, la questione si fa più difficile: paragonati allo spazio cosmico, i nostri oceani e l'interno della Terra rimangono ancora quasi interamente inesplorati e sconosciuti.

Ciò che succede sotto la crosta terrestre, ad esempio, è stato immaginato attraverso diverse teorie scientifiche che poggiano su basi apparentemente solide, ma si tratta quasi esclusivamente di letture di dati raccolti indirettamente, tramite i movimenti tellurici che scuotono il nostro pianeta ogni giorno. Nessuno ha mai avuto modo di osservare direttamente cosa accade nel mantello, o ancora più vicino, nei pressi del nucleo di ferro fuso che risiede nel cuore della Terra. E' per questo motivo che un team di geologi della University of Southampton sta progettando di esplorare il mantello terrestre perforando la crosta per oltre 6 km. Il progetto The Integrated Ocean Drilling Program è estremamente ambizioso, e avrà un costo stimato che si aggira intorno al miliardo di dollari, ma le implicazioni scientifiche sono probabilmente enormi: non esiste alcun campione prelevato direttamente dal mantello, e l'opportunità di studiarne uno fa gola ad ogni geologo che si rispetti.

Per prelevare materia dal mantello occorrerà perforare oltre 6 km di crosta terrestre in pieno Oceano Pacifico, superando uno strato d'acqua di circa 3-4 km. Perché nell'oceano? La crosta terrestre, nel punto designato per la perforazione, è spessa soltanto una decina di chilometri, contro picchi di 60 km in altre regioni del mondo. Il foro creato dalle trivelle avrà un diametro costante di soli 30 centimetri, ma l'opera avrà comunque proporzioni titaniche. “Sarà l'equivalente di tenere sospeso un cavo d'acciaio dello spessore di un capello nelle profondità di una piscina, e inserirlo in un ditale del diametro di 1/10 di millimetro, scavando per alcuni metri oltre il fondo della piscina” spiega Damon Teagle, membro del team di ricerca. Ciò che renderà ancora più difficile l'opera di perforazione è il fatto che le punte delle trivelle possono rimanere operative per non oltre 60 ore prima di essere sostituite con pezzi nuovi. Allo stato attuale della tecnologia di perforazione, lo scavo potrebbe richiedere diversi anni prima di essere completato.

Per effettuare la perforazione, gli scienziati si serviranno del vascello giapponese Chikyu, appositamente progettato per le perforazioni in mare aperto ad elevate profondità. Varata nel 2002 dopo una spesa di 60 miliardi di yen, la Chikyu è un'imbarcazione di 210 metri di lunghezza e 38 di larghezza che può contare su un equipaggio composto da 100 operatori e 50 scienziati. “Molte delle tecnologie richieste sono tecniche convenzionali di perforazione profonda attualmente utilizzate nell'industria dell'estrazione del petrolio o del gas naturale” spiegano i geologi del progetto. “Il mantello è il motore che guida il nostro pianeta, ed è la ragione per cui abbiamo terremoti, vulcani e continenti. Abbiamo delle rappresentazioni di fantasia, ma manca una conoscenza dettagliata di come funzioni” continua Teagle.

Attualmente il progetto è in fase di raccolta fondi. Secondo Teagle, sarà possibile iniziare a perforare entro la fine del decennio corrente, arrivando ad ottenere un campione del mantello terrestre nei primi anni del 2020.

Fonte: http://www.ditadifulmine.net/2013/01/integrated-ocean-drilling-program-la.html#.UUMb7RfUXI8 http://edition.cnn.com/2012/10/01/tech/mantle-earth-drill-mission/index.html