Queste cellule del cervello hanno funzioni inaspettate: così ci regolano la vita

Un team di ricerca della Washington University di St. Louis ha scoperto che gli astrociti, particolari cellule gliali del sistema nervoso centrale, svolgono una funzione fondamentale nella regolazione dell’orologio biologico interno. Sino ad oggi si riteneva che queste cellule, oltre ad altre funzioni ‘minori’, giocassero un semplice ruolo riempitivo e di protezione all’interno del sistema nervoso, ad esempio rafforzando la barriera ematoencefalica che impedisce alle sostanze tossiche presenti nel sangue di raggiungere il cervello, ma esse sono direttamente coinvolte nei cosiddetti ritmi circadiani, i processi interni veicolati ad esempio dalla luce solare.

Gli studiosi, coordinati dal professor Erik D. Herzog, hanno concentrato la loro attenzione sugli astrociti poiché essi sono particolarmente concentrati nel nucleo soprachiasmatico, una regione dell’ipotalamo strettamente correlata con l’orologio interno. Nel cervello umano si stima che in esso vi siano 20mila neuroni e ben 6mila astrociti. Per capire il ruolo di queste cellule cerebrali i ricercatori hanno utilizzato topi geneticamente modificati attraverso la famosa tecnica di gene-editing CRISPR-Cas9; i roditori, oltre a presentare una proteina bioluminescente nel tessuto cerebrale, avevano astrociti privi del gene Bmal1 legato all’orologio biologico, che in questi animali ha un ciclo di 23,7 ore (quello dell’uomo è di 24 ore e 11 minuti).

Osservando il comportamento degli animali, gli studiosi hanno osservato un rallentamento delle attività abituali (ad esempio si svegliavano con un’ora di ritardo), mentre in altri topi con una mutazione che li spingeva a correre più velocemente, questa fase iniziava due ore più avanti rispetto alla norma. “Questi risultati suggeriscono che gli astrociti in qualche modo comunicano con i neuroni e dettano i ritmi del cervello e del comportamento”, ha sottolineato Herzog, ma non è ancora chiaro in che modo essi riescano ad influenzare i ritmi circadiani. I dettagli dello studio sono stati pubblicati su Current Biology.

Andrea Centini

scienze.fanpage.it