La Medicina del Futuro di Giorgio Mambretti

La Medicina del Futuro di Giorgio Mambretti

La Medicina del FuturoGentili lettori de AG, prima di parlarvi del mio ultimo libro “La Medicina del Futuro” edito da Infinito Editori e distribuito da Macroedizioni, comincio con un piccolo preambolo iniziale: “Per verificare se dico il vero hai una sola possibilità: sperimenta con umiltà. Ricorda tuttavia che le diagnosi e le terapie spettano per legge alla medicina ufficiale…”

Sono passati diversi anni da quando ho scritto il mio primo libro “La medicina sottosopra. E se Hamer avesse ragione?” durante i quali la mia ricerca è andata evolvendo come racconto nel mio secondo libro “Una Chiave per Capire… un Cervello per Guarire”, fino ad arrivare a quest’ultimo in cui cerco di spiegare in dettaglio e con molti esempi quello che per me è un meccanismo totalmente inconscio che si applica non solo alle varie patologie ma anche a tutti gli accadimenti della vita: il meccanismo della compensazione.

Nella vita quotidiana, su di un piano biologico, l’organismo si adatta per gestire una situazione vissuta tutte le volte che le funzioni biologiche di base rischiano d’essere insufficienti.

Prima e durante uno sforzo fisico che richiede una maggiore energia, il ritmo cardiaco e la respirazione accelerano per fornire agli organi l’energia supplementare di cui hanno bisogno e quando queste possibilità di adattamento biologico sono superate, soprattutto in caso d’urgenza, l’organismo può ricorrere a un’ultima risorsa: provocare una reazione di stress, il suo ultimo sforzo, per produrre un aumento ulteriore delle possibilità metaboliche di adattamento.

Esiste un sistema di regolazione similare nella vita psico-affettiva: una contrarietà “banale” può comportare un cambiamento di strategia per aiutare il soggetto ad adattarsi (per esempio diventare sospettoso) e superare quindi il suo problema.

Quando si presentano dei conflitti che causano uno stress di particolare intensità, il soggetto vive una forte emozione che rappresenta la manifestazione del superamento delle sue capacità psichiche d’adeguamento.

Al soggetto si presenta allora una prima possibilità: scaricare il peso dell’emozione parlandone con qualcuno che sa ascoltarlo. Non si tratta di raccontare semplicemente gli avvenimenti traumatici bensì il modo in cui sono stati vissuti, la sofferenza suscitata da quegli accadimenti.

Ma, se una strategia non è rapidamente trovata e se il soggetto vive il suo conflitto in solitudine, è allora costretto a trovare un’altra soluzione per ritrovare il suo equilibrio psichico. In queste circostanze, allo scopo di riacquistare una certa calma psico-affettiva, una qualche pace interiore, l’individuo è obbligato a escogitare e a far ricorso a uno stratagemma, un artifizio: è questo il meccanismo che chiamo “compensazione simbolica”.

Essa rappresenta l’ultima chance di adattamento psichico allo stress e si scatena in caso d’urgenza, automaticamente e all’insaputa della persona. Può essere il caso dell’alterazione di un organo che provoca una malattia fisica in seguito al verificarsi di un unico conflitto. In caso invece di più conflitti simultanei, avverrà una modificazione comportamentale e psichica che può sfociare in una malattia psichiatrica. In entrambi i casi si tratta di compensare in modo simbolico qualcosa che è venuto a mancare nella realtà.

Un eccesso compensa una mancanza vissuta e reciprocamente una distruzione visibile compensa un eccesso vissuto. Poiché si tratta di un processo inconscio, la compensazione simbolica non può essere controllata ed è inevitabile. E ancora: Quando una persona non riesce ad accettare una situazione reale che gli procura stress e sofferenza, la soluzione più semplice è quella di sostituirla con quella ideale desiderata. È questa situazione immaginaria che provoca la sua realizzazione sotto forma simbolica.

Il sogno inaccessibile diventa allora una realtà simbolica soddisfacente. Con la sua compensazione, l’essere umano fa simbolicamente come se niente fosse successo o come se niente di simile potesse più accadergli. Ma, questa compensazione è tutto sommato un’assurdità poiché non risolve il problema reale, essendo essa simbolica e per di più non impedisce la manifestazione della sofferenza psico-affetiva, in quanto sopraggiunge dopo il suo verificarsi. In fin dei conti, tale compensazione aggiunge spesso degli ulteriori gravi problemi a quelli già patiti.

A ben guardare, Il meccanismo della compensazione si applica non solo a tutte le patologie, ma anche a qualsiasi accadimento della vita. Noi siamo i soli artefici di tutto ciò che ci accade e il solo mezzo per evitarci ogni sorta di problemi è quello di esprimere sempre quell’istante di sofferenza che un avvenimento inatteso ci ha procurato. -Giorgio

Giorgio Mambretti
La Medicina del Futuro – Libro