L’uomo nelle Americhe prima del previsto, scoperta riapre le ipotesi

I primi abitanti umani sarebbero arrivati in Nord America almeno 2.500 anni prima di quanto precedentemente ipotizzato. Lo dicono gli archeologi che hanno riportato alla luce importanti manufatti in pietra appartenenti ai primi americani durante uno scavo archeologico nel Texas centrale, nel sud-ovest degli Stati Uniti. I 1.600 reperti lapidei antichi, tra cui parti di punte di freccie affilate e le cosiddette lame di coltello bi-facciali, sono stati trovati in un sito archeologico a 60 chilometri a sud ovest di Austin. Michael Waters, ricercatore del Centro per lo studio dei primi americani dell’Università del Texas, ha condotto gli scavi presso il sito vicino alla sorgente di un piccolo ruscello che è conosciuto come il Complesso di Buttermilk Creek. Secondo Waters i manufatti in pietra includono una vasta gamma di strumenti che risalgono ad almeno 15 mila anni fa. “Abbiamo trovato molti, molti strumenti a forma di scalpello, che indicano che le persone lavoravano ossi, legno, e altri materiali duri,” ha detto.

Gli archeologi hanno usato una tecnica di datazione chiamata a luminescenza, per capire quando i primi coloni hanno raggiunto questo sito. La tecnica misura l’energia della luce intrappolata nei sedimenti l’ultima volta che quel livello è stato esposto alla luce solare. Le prime prove dell’esistenza di una popolazione, chiamata civiltà Clovis, nell’area sono state scoperte nel 1932, e da allora, ha detto Waters, gli archeologi si sono divisi sul fatto che anche altri siti appartenessero o meno alla civiltà Clovis. Waters dice che i risultati della sua squadra convalidano la tesi che farebbe appartenere quei reperti ad una popolazione precedente, che implicherebbe una colonizzazione più antica delle Americhe.
Waters dice che la presenza dell’uomo preistorico in America più di 15.000 anni fa non contrasta con la teoria corrente che gli esseri umani moderni migrarono dall’Africa, si spostarono verso est attraverso l’Asia e successivamente nelle Americhe attraverso un ponte di terra in Siberia, entrando nell’attuale Alaska. Ma questa nuova scoperta, secondo Waters, potrebbe significare che i primi coloni invece di passare via terra utilizzarono delle imbarcazioni per arrivare fino alle Americhe. “15 mila anni fa, il corridoio di mare tra Siberia e Alaska era chiuso dai ghiacci. Ma le lastre di ghiaccio si estendevano molto a sud. Così, l’unica via che poteva essere intrapresa per arrivare a sud di quelle lastre di ghiaccio e verso gli attuali Stati Uniti continentali era attraverso piccole imbarcazioni. Quindi, penso che questo dimostri chiaramente che le prime popolazioni devono essere arrivate in America con le barche”, ha concluso.

Un articolo sui ritrovamenti archeologici di Waters è pubblicato questa settimana sulla rivista Science.

Fonte: http://gaianews.it/scienza-e-tecnologia/luomo-nelle-americhe-prima-del-previsto-scoperta-riapre-le-ipotesi/id=9010