Minotauri a Cnosso?

Foto di Wolfgang Eckert

La storia del Minotauro circolava, nella forma che conosciamo, in Grecia già attorno all’VIII secolo a.C. Ma in verità ha origini ben più antiche. Sappiamo molto poco della civiltà che lo stesso Evans battezzò “minoica” e l’immagine che, nel corso del XX secolo, l’archeologia se ne era fatta, era quella di una società opulenta, raffinata ed elegante.

Il palazzo doveva essere infatti davvero sontuoso, arricchito da giardini e cortili interni, dove – stando alle pregiate raffigurazioni pittoriche – chiacchieravano e passeggiavano con pigrizia dame e signori dalle vesti ricche e preziose. Ovunque, raffigurazioni di tori.

Forte, in ogni caso, lo stridore con la leggenda del Minotauro, in cui Creta sottrae giovinetti ai territori assoggettati, per darli in pasto a una creatura mostruosa in un oscuro labirinto. Si riteneva, però, che l’origine della storia fosse da ricercare nell’assoggettamento stesso. I Greci erano sottomessi al dominio di Creta, per cui, nella storia, i minoici interpretavano il ruolo dei “cattivi” più di quanto non lo fossero.

Si provò anche a identificare in Creta stessa nientemeno che la leggendaria Atlantide. L’argomentazione nacque dal giovane studioso K. T. Frost nel 1909 – e fu poi rispolverata dagli Anni ’50, e soprattutto nel 1969 dal geologo greco Angelos Galanopoulos – e la mostruosa esplosione dell’isola vulcanica di Thera (pare, 500 megaton di potenza), avvenuta attorno al 1500 a.C. sembrava sorreggere tale ipotesi: un’isola dominata da un popolo altamente evoluto sommersa in seguito a un colossale disastro. Con una serie di forzature, si fece anche coincidere il racconto di Platone – o meglio il racconto che dei sacerdoti egizi avevano fatto al nonno di Platone, e che lui riporta, unica base storica alla nascita della leggenda di Atlantide, ricordiamolo – con le caratteristiche di Creta e Cnosso. Ma, appunto, di forzature si tratta – per quanto affascinanti. E anche notevoli. Basti dire che i Greci e gli Egizi ben conoscevano Creta, perchéé avrebbero dovuto confonderla con Atlantide? O basti altrettanto dire che Creta non fu distrutta dall’esplosione di Thera, ma sopravvisse ancora almeno un secolo.

Ma torniamo a noi. E che dire del labirinto e del Minotauro? Evans, e poi tutti gli altri, identificarono l’origine del mito del Labirinto con il palazzo stesso, tanto vasto e dalla pianta così complicata da poterlo avere generato. E il Minotauro, forse era una divinità dei minoici – in maniera analoga alle divinità egiziane, mezzo uomo e mezzo animale. Perché la leggenda voleva che i fanciulli fossero però sacrificati al dio-toro? Forse, perché, come mostrano molte raffigurazioni, a Creta si usava giocare una sorta di corrida ante litteram, acrobatica e senza dubbio pericolosa. Nei dipinti, troviamo giovani che eseguono infatti giochi di abilità sul dorso di tori selvaggi, salti e cavalcate attorno alle corna dei robusti bovini.

Che qualcuno, o più di qualcuno, morisse durante queste acrobazie è probabile. Questa l’origine reale del mito? Non sembra che sia tutto qui. Per prima cosa, l’origine del Labirinto non pare proprio essere il palazzo di Cnosso. La scoperta, sorprendente, avvenuta nel sito egiziano – sul delta del Nilo – di Tel ed-Daba, grazie a una spedizione austriaca, gettò infatti nel 1991 una nuova luce sulla faccenda. Gli archeologi rinvennero un complesso di palazzi che di egizio avevano ben poco. Furono attribuiti agli Hyksos. Popolo, anche questo, di cui poco si sa. In verità non se ne sa quasi niente. Di dove fossero, per esempio: si pensava di origine mediorientale, semitica, ma le raffigurazioni pittoriche sulle pareti di questi palazzi erano in tutto e per tutto analoghe a quelle di Cnosso. Gli Hyksos erano quindi legati alla terra di Minosse? O erano addirittura null’altro che Cretesi a loro volta? E’ possibile.

Ma non è tutto: anche queste scene Hyksos rappresentavano giovinetti impegnati in acrobazie sul dorso di tori, e lo sfondo di tali scene era un motivo a labirinto. Labirinto, in questo caso, molto più vicino a quello archetipico che abbiamo in mente di quanto non lo fosse la pianta del palazzo di Cnosso – che era sì complessa, ma non propriamente “labirintica”. Che rappresentasse un concetto astratto? Un motivo religioso, un archetipo legato ai misteri della vita e della morte? Tutte ipotesi. Quello che sappiamo è che queste raffigurazioni, più antiche del palazzo di Cnosso, mostrano chiaramente un labirinto sullo sfondo dei giochi dei tori. Il Labirinto, quindi, ha un’origine diversa rispetto a quella diffusamente creduta. Quale sia, non lo sappiamo con certezza. E quindi, è abbastanza spontaneo chiedersi: e se anche il Minotauro non fosse soltanto eco dei giochi taurini? La risposta è che, in effetti, probabilmente ha un’origine ben più cupa.

Un oscuro rituale

E’ il 1979. Peter Warren, dell’Università di Bristol, sta effettuando degli scavi presso una grande casa a Cnosso. Nei sotterranei dell’edificio, il ricercatore si imbatte in una grande anfora. All’interno, terra bruciata, resti di molluschi commestibili, gusci di lumaca, e tre ossa umane. Una di queste – una vertebra cervicale – porta evidenti segni trasversali di taglio. Lo studioso è confuso, ma procede con le ricerche. E stavolta si trova in una sala che non ha nulla da invidiare allo scenario di un film horror: la Stanza delle Ossa dei Bambini, così si vede costretto a chiamarla lo stesso Warren. 251 ossa animali sono ammassate insieme a 371 umane. Le ricostruzioni dimostrano che appartengono a almeno 4 diversi individui, tutti bambini. Su 79 di esse appaiono segni di taglio, simili a quelli giàosservati, effettuati con una lama sottile. Altre 54 ossa, 8 delle quali incise, e anch’esse appartenenti a fanciulli vengono trovate nel resto dell’abitazione. Ora.

Che significava tutto ciò? I Cretesi non erano gli amanti dei fiori, gli oziosi filosofi e artisti? In alcune culture dell’Età del Bronzo, compresa quella minoica, è noto l’uso di una doppia sepoltura, fece notare l’archeologo Dennis Hughes. I corpi venivano disseppelliti dopo la decomposizione, e riseppelliti. Forse, le ossa venivano ripulite dai resti organici prima che venisse officiato il secondo rito. Ma qui, si ammette Hughes, tracce di riti funebri non ce ne sono proprio: le ossa sono ammassate insieme a quelle degli animali, stipate come avanzi nelle anfore. Nulla fa pensare a un qualche rituale religioso. Addirittura, in altre culture, i corpi venivano anche deliberatamente smembrati prima della sepoltura: forse, qui era stato fatto qualcosa del genere, e il rito non era stato poi svolto?

Se giàl’ipotesi pare vacillante, l’intervento dell’osteologo Louis Binford la rende sottile come un capello: i tagli non sono stati eseguiti in corrispondenza di giunture o estremità – come sarebbe opportuno fare quando si vuole smembrare un corpo – e non c’è traccia di tagli longitudinali, come è indispensabile se si vuole procedere a una scarnificazione sistematica. Non pare quindi che si possano legare questi tagli a un qualsivoglia rituale di sepoltura: la soluzione è una, dice Binford «si tratta dei resti di pasti». Anche in questo caso, non si tratta com’è ovvio di una certezza, intendiamoci, ma è l’ipotesi nettamente più probabile. Se le ossa fossero appartenute a animali, per intenderci, anche il più accanito difensore della “Creta pacifica” non avrebbe avuto alcuna esitazione a catalogarle come resti di un pranzo. Erano dunque quelle stesse signore eleganti, che dopo aver goduto del profumo dei loro fiori cenavano con le carni di giovinetti ateniesi? è possibile. Erano quei signori tanto abili nella pittura i veri minotauri? Probabile. O forse, semplicemente, c’era davvero un labirinto, e un semidio-toro all’interno – e quelle anfore altro non contengono se non i resti dei doni che gli venivano offerti per placarlo?

Daniele Bonfanti