Una montagna di plastica sta uccidendo il Mediterraneo

di Oscar Grazioli

Questo è un atto d’accusa contro un popolo, quello italiano, profondamente permeato di senso dell’inciviltà e superficialmente ritenuto amante degli animali. Qualcuno dirà che, come tutte le popolazioni mediterranee e latine, noi siamo capaci di grandissimi slanci di solidarietà, molto più dei “freddi” paesi del nord Europa. La nostra tanto sbandierata solidarietà è più un fatto di ieri che non di oggi. Lo dimostrano gli esperimenti fatti con i falsi feriti ai lati delle strade, del tutto ignorati dagli automobilisti che accelerano anziché prestare aiuto, la stessa cosa che capita per strada se qualcuno si accascia su una panchina manifestando chiaramente richieste di soccorso: la quasi totalità dei passanti lancia un’occhiata frettolosa e accelera il passo, ben contenta di non immischiarsi in eventuali “casini”.

Ridimensionata dunque la leggenda metropolitana di un popolo caldo e solidale (ho trovato molta più assistenza in Norvegia che non in Italia o a Parigi), quello che fa impressione è la denuncia del WWF, appoggiato da Yacht&Sail, il sistema nautico multimediale di RCS MediaGroup. Tra Italia, Francia e Spagna galleggiano solo nel Mediterraneo occidentale oltre 500 tonnellate di plastica. Secondo la spedizione M.E.D. (Méditerranée en ranger) che durerà fino al 2013, lungo i litorali di Francia Spagna e Nord Italia, esistono 250 miliardi di microparticelle di plastica, che, una volta compattate, portano all’esorbitante cifra di 500 tonnellate di materiale plastico non biodegradabile (o biodegradabile in tempi geologici).

Naturalmente tutto questo schifo non viene gettato a mare dagli alieni, ma dalle nostre “civili” popolazioni, quelle che nel Nord definiscono, non senza ragione, PIGS (maiali), ovvero Portogallo, Italia, Grecia e Spagna. Dimenticano la Francia, ove ho soggiornato per parecchio tempo, che, quanto a igiene e pulizia (basta frequentarne gli alberghi) non ha niente da invidiare ad alcuna nazione, per il tasso di sozzura e poca pulizia.

Fatto sta che il fenomeno della plastica a mare sta assumendo proporzioni catastrofiche, non solo per i pesci e i cetacei, ma anche per i rettili (tartarughe) e gli uccelli marini che dal mare dipendono. Se poi ci aggiungiamo una pesca fraudolenta (resti a strascico dove non si può, eccesso di quote, cattura di esemplari giovani, cattura di specie in via d’estinzione ecc.) e altre forme d’inquinamento, facendo la stesa attenzione dedicata al ferito sulla strada, stiamo riducendo letteralmente questo incommensurabile dono della natura a una fogna.

Sono almeno 267 le specie nei cui stomaci si trovano pezzi più o meno grandi di plastica, tra cui prevalgono le tartarughe marine. Una recente ricerca ha rivelato che l’80% delle tartarughe rilevate in Mediterraneo occidentale presentava rifiuti nello stomaco e chiarisce che, nell'Adriatico, una tartaruga Caretta caretta su tre, ospita nel proprio stomaco non i soliti resti di molluschi, granchi o pesce, ma sacchetti della spesa, imballaggi, cordini, polistirolo espanso, filo perla pesca.

Anche uccelli e mammiferi marini (delfini, capodogli e orche) non sfuggono a questo triste destino e muoiono soffocati dai nostri sacchetti di plastica. Ma si può essere più profondamente ignoranti, anzi imbecilli, anzi criminali. Cosa costa radunare sulla barca i sacchetti usati e riportarli a casa per smaltirli negli appositi bidoni? Costa un attimo di tempo, un filo di fatica e l’uso di neuroni ormai inevitabilmente pregiudicati. Buon ferragosto.

Fonte: http://notizie.tiscali.it/opinioni/Grazioli/1761/articoli/Una-montagna-di-plastica-sta-uccidendo-il-Mediterraneo.html