Un'altra Macchia rossa

Il Giornale Online

di Claudio Elidoro – Fonti: Johns Hopkins University APL, University of California – Berkeley

Da un paio d'anni a questa parte i planetologi stanno registrando un incremento considerevole nella turbolenza e nella violenza delle tempeste che caratterizzano gli strati più esterni di Giove. Un chiaro segnale che qualcosa stesse succedendo sul pianeta gigante lo si era percepito già nel dicembre 2005, allorchè fece la sua comparsa una seconda macchia rossa, successivamente battezzata Red Spot Jr. Un'idea che circola da tempo tra i planetologi è che su Giove siamo in presenza di un vero e proprio cambiamento climatico globale. Secondo Philip Marcus (UC Berkeley), per esempio, ci si aspetta di assistere a variazioni termiche superiori a 10 gradi centigradi, con un riscaldamento della fascia equatoriale e un corrispondente raffreddamento intorno al Polo sud.

Ottime ragioni, dunque, per tenere d'occhio Giove con la massima attenzione. Intorno al 10 maggio scorso il pianeta è stato oggetto di accurate osservazioni sia con il telescopio spaziale Hubble (in luce visibile) sia con il telescopio Keck II (nel vicino infrarosso), una campagna osservativa che ha prodotto almeno un paio di risultati notevoli. Anzitutto si è notato come la banda in cui si trova la Grande Macchia Rossa non è più così tranquilla com'era ad esempio un anno fa.

La turbolenza è notevolmente aumentata da entrambi i lati, cosa piuttosto insolita visto che tutte le osservazioni precedenti effettuate sia con Hubble che con le sonde avevano sempre mostrato una turbolenza solo sul suo lato occidentale. Un secondo notevole risultato è stata la rilevazione di una terza macchia rossa a ovest della Grande Macchia Rossa e sulla stessa latitudine. Se persisteranno nell'attuale movimento relativo, si prevede che nel prossimo agosto le due macchie verranno a contatto, ma non si sa se si fonderanno assieme oppure si respingeranno a vicenda.

I planetologi non si sono comunque dimenticati di Red Spot Jr. Approfittando dei dati raccolti dalla New Horizons nel suo passaggio accanto a Giove nel febbraio 2007 e integrandoli con quelli di Hubble e del VLT, hanno determinato alcune importanti caratteristiche di quell'anticiclone che, a dispetto del nomignolo che gli è stato affibbiato, è comunque esteso come il nostro pianeta. Le nuove osservazioni hanno confermato che, rispetto a quanto rilevato studiando le tempeste dalle quali ha avuto origine, vi è stato un incredibile aumento di velocità dei venti che soffiano in quel turbine, registrando velocità massime intorno a 620 km orari.

Si è anche notato come Red Spot Jr. stia profondamente interagendo con la fascia ciclonica posta poco più a sud e c'è chi ipotizza che tutto questo sfocerà nella formazione di un turbine ancora più grande, in grado addirittura di sovrastare per dimensioni la più famosa Grande Macchia Rossa.

Rimanete sintonizzati, il braccio di ferro tra le tre macchie si preannuncia interessante.

Fonte: http://www.coelum.com/index.php?goto=news&nva=2008&nvm=6&id=493

Links – Collegamenti: http://www.jhuapl.edu/newscenter/pressreleases/2008/080520.asp e http://www.berkeley.edu/news/media/releases/2008/05/22_redspots.shtml