16 luglio ‘69 l’uomo è sulla Luna Ecco tutti i misteri dell’Operazione Apollo 11

Il Giornale OnlineQuarant’anni fa l’uomo mise per la prima volta il piede sulla luna. La storica impresa cominciò il 16 luglio del 1969. Cinque giorni dopo Edwin Aldrin e Neil Armstrong aprirono il portellone del Lem e “saltarono” giù. Nella Storia.

L’avventura dello sbarco sulla luna può essere considerata il più grande sogno realizzato dall’uomo. Ma anche quei magnifici otto giorni sono avvolti da una coltre di mistero.

Dallo strano oggetto che “seguì” la capsula di comando alla sparizione dei nastri con l’allunaggio ecco tutti i segreti della missione Apollo 11.

di SONIA T. CAROBI

16 luglio 1969. In Italia è pomeriggio. Le tre e mezza. Circa.

Nella base di Cape Canaveral, contea di Brevard, Florida, le lancette dell’orologio segnano, invece, le 9.32 quando dalla rampa di lancio 39B spruzza nel cielo un mostro di tremila tonnellate. Si chiama Saturno 5.

E’ un razzo multistadio alto come un grattacielo che in 120 secondi brucia il combustibile che consumerebbero tre milioni di auto contemporaneamente. Serve per spingere la capsula Apollo fuori dall’orbita terrestre.

Lo ha progettato un collaboratore di Hitler. Sulla coscienza mister Wernher Magnus Maximilian Freiherr von Braun si porta una vagonata di morti ammazzati (sono suoi i missiletti che durante la seconda guerra mondiale bombardarono Londra), ma per questa impresa sta per passare alla storia.

A bordo, o meglio, nel modulo lunare Lem ci sono tre uomini. In carne e ossa. Neil Alden Armstrong, Michael Collins (nato a Roma) e Edwin Eugene Aldrin Jr. detto “Buzz”.

Lo sparo li catapulta a più di 200 chilometri di quota. Dalla sala di controllo dello Space Center di Houston tirano il fiato. La fase più delicata è alle spalle. Ora si punta dritto verso la “palla bianca”.

Non siamo soli

La corsa verso la luna tira via senza intoppi. Ma il 19 luglio, a poche ore dallo sbarco, allo Space Center arriva una comunicazione strana. A parlare è Aldrin. Vuole sapere dove si trova, rispetto alla loro posizione, l’S-IVB, il terzo modulo del razzo che li ha spinti verso la Luna.

E’ una richiesta curiosa. Anche perché i tre astronauti sanno perfettamente che, alla separazione, quella sezione del razzo si sarebbe persa nello spazio. Da Houston, però, non fanno una piega. L’S-IVB si trova, dicono, ad 11 mila chilometri dal modulo che li ospita.

Ricevuto. Ora resta da chiedersi che cavolo è quel grande oggetto luminoso che li segue a distanza di sicurezza. “Era a forma di anello e si muoveva ad ellissi” dirà molti anni dopo Buzz. Non ne avevano parlato prima perché “temevamo che qualcuno potesse chiedere di annullare la missione, a causa di una minaccia aliena o per qualunque altra stupida ragione. Così decidemmo solo di informarci per precauzione su dove si trovasse l’S-IVB”.

“Go for landing”. Siete autorizzati ad atterrare

Sono trascorse 102 ore, 47 minuti e 3 secondi dal decollo e Aquila (così chiamavano il Lem quelli di Houston) alza una piccola nuvola di polvere mentre si appoggia leggera sul suolo lunare. Armstrong ha 156 pulsazioni al minuto. Sta per scendere nella Storia. Buzz lo ha anticipato di qualche secondo. Sarà lui, in realtà, il primo uomo a mettere il piede sul nostro satellite.

Di fronte hanno il Mare della Tranquillità. Un’immensa pianura di lava e polveri color asfalto.

Brividi che corrono lungo la schiena. In Italia venti milioni di persone si alzano in piedi e applaudono mentre Tito Stagno dice con la voce rotta “Hanno toccato!”.

C’è troppo entusiasmo per registrare una serie di frasi confuse che i due astronauti si scambiano velocemente. Il dialogo a caldo viene però fermato da alcuni radioamatori. «Che cosa sono? Che cosa sono? Potete dirci, che cosa sono? – si dicono Armstrong e Aldrin – Oh Dio, non ci credereste. Siamo qui, stiamo tutti bene, ma abbiamo dei visitors. Vi dico che ci sono altre navi spaziali qui e sono tutte allineate al bordo del cratere». Punto.

Due ore. Poi si riparte.

La passeggiata sulla luna degli astronauti durerà circa due ore. Quando i due risalgono sulla navicella si accorgono che l’interruttore dell’accensione si è rotto. Aldrin ne trova un pezzo sul pavimento del Lem. Poi con una semplicissima penna riesce a sbloccare il meccanismo e Aquila plana verso la Terra.

Alle 18.50 del 24 luglio la capsula con gli astronauti ammara nel pacifico.

Ci sono voluti otto giorni per consumare il sogno più bello di sempre. Bisognerebbe solo godersela eppure da questo momento un po’ di gente comincia a far circolare una strana voce: Armstrong, Collins e Aldrin sulla Luna non ci sono mai stati. [link=http://www.gialli.it/uomo-sulla-luna-fu-un-falso]Quel filmato è un falso colossale.
[/link] Neanche il tempo di provare a mettere un po’ d’ordine nelle idee e arriva un’altra notizia clamorosa. Alla NASA si sono persi i filmati originali dello sbarco. La versione ufficiale è che non sono in nessuno degli archivi del Goddard Space Flight Center, in Maryland, che avrebbero dovuto conservarli. “Non sono andati persi – dice imbarazzato John Sarkissian da Cape Canaveral – è solo che non sappiamo dove sono”.

E’ l’ultimo capitolo della Grande Impresa. E, ovviamente, si intitola “Mistero”.

Ora, però, a distanza di quarant’anni dallo storico allunaggio, la Nasa potrebbe finalmente decidere di rendere pubbliche le immagini della passeggiata di Armstrong con una chiarezza fino ad oggi impossibile. Secondo il The Sunday Express, infatti, l’agenzia spaziale statunitense avrebbe ritrovato i nastri originali smarriti poco dopo la missione.

Bisognerà vederli e rivederli. Così, tanto per capire.

(9 luglio 2009)

[link=http://www.gialli.it/author/ciro]Gialli.it [/link]

Fonte: http://www.gialli.it/i-misteri-della-operazione-apollo-11