Chan Chan: la più evoluta Città Precolombiana si sta lentamente “sciogliendo”

Chan ChanCirca 600 anni fa, in Perù fioriva una grande e opulenta città: Chan Chan, che all’epoca era la più grande del continente americano, costruita interamente con mattoni cotti al sole, o con argilla cruda.

In un dedalo di stradine sorgevano palazzi e templi dall’aspetto elaborato, quasi come se fossero stati tessuti a telaio. La città era veramente ricca, anche se non disponeva di una preziosa risorsa, l’acqua, che paradossalmente rappresenta oggi la peggiore minaccia: le piogge torrenziali stanno facendo sciogliere gradualmente gli edifici di argilla dell’antica capitale Chimor.

Chan Chan, i cui resti si trovano vicino alla città di Trujillo, era la capitale dell’impero Chimù, che tra l’850 d.C. e il 1470 governò un vasto territorio che si estendeva per 1000 chilometri lungo la costa del Pacifico, poco sotto il confine attuale con l’Ecuador fino al Perù centrale.

Nel 15° secolo vivevano a Chan Chan circa 60.000 persone, la maggior parte delle quali erano al servizio di un monarca assoluto. C’era poi una ristretta cerchia di artigiani altamente qualificati, e i sacerdoti. La rigida gerarchia della società Chimù si basava sul loro mito della creazione: gli uomini non erano uguali, perché il Sole aveva popolato il mondo partendo da tre uova, oro per la classe dirigente, argento per le loro mogli, e rame per tutti gli altri. La città, che sorgeva in un’assolata zona desertica, era tuttavia circondata da campi e allietata da giardini fioriti, grazie ad un sofisticato sistema di irrigazione e di pozzi. Secondo l’ingegnere idraulico Charles Ortloff, del dipartimento di antropologia dell’Università di Chicago, la civiltà Chimù fu la “prima vera società con importanti conoscenze di ingegneria del Nuovo Mondo”. Addirittura, le tecniche usate dai Chimù erano sconosciute in Europa e in Nord America fino alla fine del 19° secolo.

Anche se molte volte la sfida dei contadini con il deserto veniva persa, esisteva un’altra risorsa su cui i Chimù potevano contare: la ricchezza del mare. I fregi più comuni di Chan Chan rappresentano una grande varietà di pesci, crostacei, molluschi e stormi di uccelli marini.

I giorni di gloria di Chan Chan si conclusero intorno al 1470, quando gli Inca conquistarono la città, e l’impero Chimù si disgregò. Quando il conquistador spagnolo Francisco Pizarro arrivò nella vecchia capitale Chimù, all’incirca nel 1532, la trovò quasi completamente abbandonata, anche se alcuni resoconti della spedizione parlano di muri ed altri elementi architettonici decorati con metalli preziosi. Chan Chan fu saccheggiata dagli spagnoli, che portarono via tutto l’oro e l’argento che trovarono in città. Da allora la splendida capitale di argilla è stata lasciata in balia del tempo e degli elementi.


La civiltà altamente organizzata dei Chimù provvedeva in tempo reale alla riparazione dei danni provocati dall’acqua alle strutture di fango, durante le tempeste di El Niño, che si verificavano ogni 25 / 50 anni. Oggi, probabilmente a causa dei cambiamenti climatici, le precipitazioni sono molto più frequenti, e l’erosione di Chan Chan viene descritta dall’UNESCO come “rapida e apparentemente inarrestabile”: l’antica capitale si sta lentamente sciogliendo, arrendendosi al tempo e alla pioggia, il prezioso elemento che forse gli antichi Chimù invocavano spesso invano.

Dal 1986 Chan Chan è un sito Patrimonio dell’Umanità.

Annalisa Lo Monaco

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