Guido Da Todi: I Chakras – Parte prima

Guido Da Todi: I Chakras - Parte prima

Guido Da Todi: I Chakras - Parte primaI centri (chakras) dell’uomo, oggi, fanno parte di un’ampia letteratura moderna esoterica, che trae le proprie origini da fondamenta antichissime.

Cercheremo di analizzarne la natura di conseguenza cogliendo quei significati universali che ad essi sono pertinenti, e che sono stati man mano dimenticati per la via.

Si tenga solo presente, prima ancora che di entrare nel vivo dell’argomentazione, che l’intero studio da noi, ora, intrapreso tenderà a dimostrare tecnicamente e metafisicamente quanto, in effetti, e per quel che riguarda l’individuo, quest’ultimo non possiede, solo, ed utilizza dei centri eterici, risonanti lungo la sua colonna vertebrale, bensì egli stesso sia un complesso ed integrale centro (o chakra) planetario.

Impareremo, quindi, ad utilizzare questa unita’ di base, del tutto sconosciuta alla scienza metafisica moderna, e di cui nelle rivelazioni generali e storiche esistono tuttavia vasti accenni, non approfonditi.

Ciò condurrà ad una liberazione dal dettaglio pur non trascurando nessuno di essi e proietterà chi riesca a percepire il senso del nostro dialogo in una dimensione sicuramente piena di auto-realizzazione; oltre che in una metrica sperimentale del tutto allineata all’essenza ed al segreto tradizionale di questa dimensione potente della nostra essenza eterica e cosmica.

Per chi non avesse a questo punto idea di cosa stiamo per parlare, indichiamo che i chakras sono considerati, da ogni studioso ed iniziato, dei fondamentali strumenti di penetrazione nell’universo parallelo degli eteri cosmici, oltre che di gestione delle forze fondamentali della vita.

Essi costituiscono una ricchissima iconografia, in ogni testo sulla meditazione trascendentale, e specialmente da parte della vasta letteratura occidentale, dedicata alla rivelazione spirituale dell’Oriente vengono riprodotti sovente con grande cura calligrafica sulla figura umana, in atto introspettivo.

Vi è, naturalmente, un diffuso e più dettagliato insegnamento su ogni facoltà che ciascun chakra rivela; sulla composizione degli stessi, e cosi’ via. Prima di intraprendere l’esame di un qualunque aspetto tecnico sulla Yoga (che, lo ricordiamo, ci sforzeremo sempre di non discostare dalla Tradizione consolidata) ne abbiamo posto sullo sfondo la natura spirituale da cui proviene, e da cui essenzialmente deve venire sostenuta.

Allo stesso modo, prima di affrontare l’analisi dei chakras, vi esortiamo a seguirne, con noi, le squisite Origine Metafisiche. Senza di ciò è mera illusione supporre di poterne comprendere l’essenziale natura. Accludiamo, di conseguenza, un saggio che indica le Origini Metafisiche dei centri eterici umane.

– Il mistero della Trinità

E’ sicuramente un dato di fatto l’incredibile natura prolifica che l’uomo ha mostrato, nelle sue immaginazioni primordiali, quando si e’ sforzato di rabberciare e di dare toni e significati diversi a delle verità di grande semplicità soggettiva; anche se a prima vista complesseda affrontare.

E’ il caso del concetto della trinita’, quale appare in ogni religione storica e presente. L’uomo fatica a comprendere che la rappresentazione mentale di monismo non contempla l’idea di un dio creatore; bensi’, di un Demiurgo successivo; ovvero, di un Logos, che sintetizza in se’ sovente incalcolabili evoluzioni cicliche, e rappresenta non gia’ un iniziatore della Forma e della Sostanza, bensi’ un gestore della Legge, in esse.

Sia i Veda, che la Gnosi Metafisica più illuminata, non parlano mai di quel dio, responsabile nelle religioni popolari del tutto. E’ la Legge, e’ il movimento innato delle primordialità a manifestarsi dai caos originari, ed a figliare, in effetti, il dio e l’uomo. Una divinità che fosse contenuta nel tutto da essa stessa creato non viene contemplata dalla Tradizione Spirituale. In effetti, la Dottrina Segreta non e’ atea, nel senso che si vuole dare a questo termine.

Essa accetta lo Spazio Originario e impossibile a comprendersi da mente umana perche’ senza limiti e principio quale fonte e matrice delle cose. E lo vede come Materia Primordiale Ingenerata, in eterno movimento: Mulaprakriti. E’ in questo spazio che fiorisce l’evoluzione, tendendo a vertici privi di qualunque confine, nell’eternita’ della sua natura.

E’ facile immaginare, quindi, nello seguire le rivelazioni tradizionali dei Veda ad esempio quanto sia consequenziale che il risultato della nostra timida analisi di un qualunque aspetto molto più avanzato di quello umano di un qualunque vertice cosmico -, possa identificarsi nel Logos: nel Dio personale delle religioni.

Questa, la ragione per cui è dichiarato nella Dottrina segreta che i Rishi non credono in altra divinità, al di fuori della Vita Una incomprensibile, nella sua totalita’, a mente umana; ma, invece, riconoscono la fioritura di questa Vita Una, ossia il Logos. Si aggiunge, inoltre, che ogni frammento dell’essere onda unita all’oceano universale possiede quella che simbolicamente e’ chiamata natura divina; ossia, un potenziale di crescita illimitata delle proprie qualita’ innate, che lo rendono simile a dio: ossia, assoluto.

Torniamo, tuttavia, all’argomento del presente articolo: la trinità. Viene affermato che la materia primordiale innata (Mulaprakriti, Koilon) ha tre qualità: l’eternità, il movimento, la sostanza. Essa, cioè, si espande senza una spinta originaria; non e’ nata e non muore, ma si trasforma; non e’ vuoto, ma pieno. Queste tre caratteristiche come si può desumere non appartengono, di conseguenza, al dio tradizionale, ma ad ogni cosa ed essere in manifestazione.

All’ameba, ed alla polvere cosmica; alla roccia, ed all’animale; all’uomo ed al genio.

Immaginiamoci, ora con un ardita e, forse, artigianale prova mentale di delimitare una zona assolutamente vergine di essenza primordiale dell’esistenza universa; proprio li’, da dove scaturira’, un domani, l’assieme di galassie che ospitano quel granello incandescente che e’ il nostro sistema solare.

Ebbene, in codesto brandello di Mulaprakriti potremo identificare una tensione centrifuga latente e priva, dalle eternita’, di un qualunque riposo; una tensione che preme verso l’espansione costante degli universi. Secondo tradizione, e’ proprio questa tensione il dio impersonale, che, non gia’ crea, bensi’ estrae eternamente dalla manifestazione potenziale quanto e’ intrinseco all’essere.

Ora, lasciamo per un attimo queste astratte visioni genetiche, per tornare nelle nostre tre dimensioni abituali. Ed immaginiamo di trovarci in una sala da concerto, durante un assolo del suonatore di tamburo. Egli percuote la pelle tesa del suo strumento con la bacchetta caratteristica. Un colpo vigoroso (positivo) si abbatte sulla pelle tesa (negativa) del tamburo: e ne scaturisce il suono.

Oppure, immaginiamo di battere una delle nostre mani contro l’altra. Il palmo che colpisce (positivo) urta con il palmo che attende l’urto (negativo): e, anche da questo contrasto, scaturirà un suono. Positivo, negativo, suono. La triade e’ apparsa.

Tuttavia, abbiamo fatto due esempi che prevedono una coscienza ed una consapevolezza, tese a raggiungere un risultato.

Riguardo al ventre cosmico primordiale, e per ritornare alla tensione innata degli universi, tale coscienza e consapevolezza non esistono; esse ancora debbono apparire in manifestazione. Appare solamente una spinta che si frantuma in geometriche forme e molteplici direzioni. E, dovunque la pressione avanzi, si riproduce quel triplice meccanismo di azione e reazione che abbiamo visto ampliato ed evidenziato nell’arte del suonatore di tamburo e nel battito di due palme qualsiasi, l’una contro l’altra.

In qualunque luogo noi fissiamo l’attenzione, la triade si manifesta con assoluta costanza. Yinn e Yang producono il loro Tao, nel minuto frammento del mosaico e nel mosaico intero.

Cio e’ mostrato, e amorevolmente ampliato, in uno dei testi sacri dell’umanita’ intera: “Il Libro dei Mutamenti.” In cui non appare mai il termine dio; ma, solo l’enunciazione degli sviluppi motori della triade originale, diffusa e soffusa in ogni atto dell’esistere dal piu’ mediocre al piu’ sacro.

Non e’, quindi, una prerogativa della divinita’ il triplice ritmo dell’essere; ma, anche della divinita’, come contenuta nella Vita Una, nel Tutto.

Potrebbe rappresentare il contenuto di un prossimo articolo la descrizione dell’automatismo cosmico che, dalla triade, prosegue oltre ad essa.Sin qui, si e’ indicato il principio di ciò che Helena Petrowna Blavatsky (fondatrice della Societa’ Teosofica, ed autrice della Dottrina Segreta) chiama la Tetrakis Magica; ossia, lo jiva (il puro nucleo matematico originale) che, con il suo respiro irrefrenabile, produce lo Yinn, lo Yang ed il Tao.

La triade e’ presente ovunque vi sia azione. Nel corpo eterico, i tre centri fondamentali (testa, cuore e base della spina dorsale) sono, appunto, il riflesso di essa.

L’intera pietra angolare della Civilta’ antica Cinese si basa sulle armoniche dello Yinn e dello Yang e del loro risultato: il Tao che rappresentano il codice a barre segnato nell’infinito e complesso assieme di componenti la natura onnicomprensiva.

Si potrebbe solo accennare per dovere di compiutezza di come la triade di cui parliamo si assesti ancor piu’ nella legge delle armoniche attestandosi attorno ad un baricentro comune, da cui deriva com’e’ naturale la nuova spora di tre emanazioni, o emittenze sonore occulte.

E nasca, di conseguenza, la ragion d’essere del magico numero sette: l’uno matematico originario, la prima triplicita’ e la seconda, nata dal baricentro di cui sopra. Appare, cosi’, il doppio triangolo intrecciato ( o, Stella di Salomone), con il punto al centro: il simbolo della costituzione perfetta dell’individuo.

Quel simbolo, in cui Leonardo iscrisse la sua splendida rappresentazione dell’uomo, con le braccia e le gambe divaricate. Ma, evidentemente, l’argomento si presta a sviluppi ulteriori. A noi e’ bastato solo indicare la concretezza e lo sguardo acuto dei piu’ antichi pensatori dell’umanita’, in riferimento ad una delle leggi piu’ diffuse della natura: il rapporto innato tra gli opposti ed il loro risultato.

Una legge che fa parte di ogni nostro movimento e pulsione intima, e che ci connette consapevoli o meno all’intera unita’ indivisa delle cose. Una legge, i cui effetti si mostrano esotericamente nella ragion d’essere dei centri eterici maggiori dell’uomo.

Per riuscire ad afferrare almeno nella loro natura piu’ nevralgica l’essenza e la ragion d’esistere dei chakras, come anche per capirne le ragioni che da parte di ogni tradizione yoga ne hanno fatto un capitolo fondamentale delle proprie ricerche ed esperienze siamo costretti, ancora una volta, ad entrare nei ritmi dell’universalita’ umana e connetterla ad un piu’ ampio respiro cosmico, che non sia quello tronco ed ansante del proprio io frammentato e separato.

Si tratta di affrontare i significati del tutto metafisici, comunque del ciclo, quale componente inscindibile dell’infinita Vita Una.

Non solo e lo abbiamo gia’ visto l’uomo e’ costretto ad arretrare, finalmente, di fronte ad una sua esperienza d’animo, che sia appena diversa da un semplice intuito percettivo, quando si identifica con il Tutto; ma, egli si vede sempre sospinto a tradurre in cicli, quanto non riuscira’ mai a comprendere, o possedere, interamente: ossia, la capacita’ di confinare cio’ che non e’ confinabile.

Gli irruenti voli ciechi, verso la Fiamma Indefinibile non sono oramai da millenni piu’ formulati, da parte di ogni adepto illuminato. Essi sanno che l’Uno e’ percepibile solo attraverso gli aspetti di se’ medesimo.

La natura stessa possiede la caratteristica dell’assolutezza. In essa si riflettono le origini. In ogni pietra, in ogni foglia, in ogni linea energetica elettromagnetica; insomma, in ogni granello di materia, come anche in ogni vibrazione energetica le risonanze dell’Uno si perderanno, sempre, nell’immensa impossibilita’ di arrivare, definitivamente, al fondo della realta’ esaminata.

Di essa, allora, evidenzieremo solo alcuni principi che le scuole esoteriche ripetono, costantemente. Vogliamo parlarne, considerato che ci stiamo avvicinando alla natura piu’ celata dei centri eterici?

– All’inizio, era il Verbo… -dice la tradizione biblica.

AUM, e’ la nota che emanata dal Logos costrui’, mantiene in esistenza, e sgretolera’ il tutto, quando esso verra’ riassorbito dalla Fonte Originaria. affermano i Veda.

Allorche’ volle sforzarsi, sino all’acme delle sue possibilita’ spirituali, di giungere all’essenza del ciclo, o della forma, l’uomo riconobbe il primo principio dell’esistenza: il suono; e, da qui, fu costretto a partire, seguendo tre formulazioni, di immediata intuizione:

  • ogni cosa nasce dal suono (o vibrazione);
  • ogni cosa e’ suono (o vibrazione);
  • ogni cosa provoca suono (o vibrazione)

Il suono costituisce una gelosa e privilegiata simbologia, in ogni religione ed in ogni filosofia del pensiero.

Dimostreremo con relativa semplicita’ seguendo il tracciato della scienza dei chakras, che se anche e’ sommamente vera la necessita’ di conoscerne il mistero, per proseguire nella strada dell’iniziazione, e’ anche frutto di grossa e primordiale carenza evolutiva tutto l’assieme di rituali nella prevalente ondata di scuole orientali ed occidentali che si occupano di rivelare il Mantram liberatore al discepolo; oppure, di donargli il suo nome occulto.

Ovviamente, non stiamo parlando di alcune Tradizioni Metafisiche di alto lignaggio spirituale. Il vostro vero Mantram individuale sarete in grado di realizzarlo, in primo luogo, seguendo con partecipazione attiva ed obiettiva il dispiegarsi dell’argomento dei chakras, che stiamo sviluppando; e, successivamente, con una oculata meditazione su quanto verrete a conoscere.

Quindi, riusciremo a compiere un primo salto di qualita’ allorquando comprenderemo piu’ a fondo l’immagine profondamente esoterica, celata nel concetto che indica come dio si trovi diluito nell’universale.

Si tratta di riconoscere che ogni aspetto dell’essere possiede le stesse caratteristiche, date con veemente abitudine al principio unico.

Ogni frammento dell’essere e’: assoluto; e, quindi, privo di un confine determinato ed ultimo; pura vibrazione, o suono; risultato, e causa di altre vibrazioni.

E, parimenti, il concetto prosegue, indicando che la mente umana come non puo’ raggiungere la raffigurazione dei limiti del Tutto, cosi’ non riesce a identificare l’esatto punto di connessione tra un frammento del mosaico universale, e l’altro.

Ci riportiamo, a questo punto del dialogo, al noto e famigliare esempio dell’oceano e delle onde.

E’ pur vero che ogni onda risulta sempre diversa dalle altre; ma, e’, anche, innegabile, che ognuna di esse a piu’ attento esame non mostrera’ mai il punto di divisione tra se’ stessa, l’oceano e le rimanenti ondulazioni della superficie marina.

In un certo senso, identificando l’onda al concetto di materia, e l’oceano a quello di vuoto o, anche, di spiritoci e’ di aiuto riportare un brano dellibro di Fritjof Capra Il Tao della Fisica:

[..] Materia e spazio vuoto il pieno ed il vuoto furono i due concetti, fondamentalmente divisi, sui quali si baso’ l’atomismo di Democrito e di Newton. Nella relativita’ generale, questi due concetti non possono piu’ rimanere separati. Ovunque e’ presente una massa,sara’ presente anche un campo gravitazionale, e questo campo si manifestera’ come una curvatura nello spazio che circonda quella massa. Non dobbiamo pensare, tuttavia, che il campo riempia lo spazio e lo incurvi.

Il campo e lo spazio non possono essere distinti: il campo e’ lo spazio curvo! Nella relativita’ generale, il campo gravitazionale e la struttura, o geometria, dello spazio sono identici. Nella teoria di Einstein, quindi,la materia non puo’ essere separata dal suo campo di gravita’, ed il campo di gravita’ non puo’ essere separato dallo spazio curvo. Materia e spazio sono pertanto visti come parti inseparabili e interdipendenti di un tutto unico..
[..] E chi non riconosce in questa affermazione della fisica quantistica il concetto monistico di unita’ dello spirito e della materia?

Il Tutto e’ Uno. Noi siamo costantemente condotti e sorretti dal suono, o vibrazione, in ogni istante della nostra vita.

Esattamente come in quell’esperimento della fisica, con il quale, facendo assumere ad una sottile lastra di metallo un regolare stato di costante ondulazione o frequenza vibratoria delle sue molecole e versando sulla superficie del medesimo della sabbia, quest’ultima si disporra’ in alcune raffigurazioni stabili e costanti, seguendo le armoniche del corpo piano, cosi’ la nostra intera ed apparente fisicita’ rappresenta quell’assieme di sottilissimo pietrisco, coinvolta, coordinata e condotta dalle pulsazioni elettromagnetiche planetarie, in ogni dettaglio dell’esistenza.

Il suono e la vibrazione sostengono il concerto della manifestazione, esplicita ed implicita, soggettiva ed oggettiva, ovunque la nostra immaginazione si possa spingere. Essi sono il telaio che soggiace all’intera vita.

E solo in un secondo tempo quando lo sguardo dell’uomo avra’ polarizzato la sua attenzione sul diaframma elettromagnetico dell’essere anche l’apparente materia si mostrera’ per quello che e’: musica solida.

Dopo queste necessarie indicazioni, caliamoci nell’atmosfera piu’ aderente alle funzioni formali e biologiche dell’individuo comune.

Anche qui, sara’ comunque necessario allineare la nostra analisi sulla vera natura di una complessa esperienza esistenziale, che chiamiamo in senso lato: percezione della realta’.

Faremo una panoramica sulle sottili radiazioni o energie che la fisica moderna ampiamente riconosce, e sulla prioritaria importanza che esse possiedono nei riflessi della quotidianita’ umana, e non umana. Tuttavia, sentiamo la necessita’ prima di affrontare l’humus, ove sprofondano le radici dei centri eterici di operare una distinzione precisa tra quello che riteniamo di sperimentare, solitamente, e cio’, invece, che, in effetti, accade, quando viviamo la piena espressione di ogni nostra azione psichica, o materiale.

Tale distinzione e’ necessaria, per farci acquisire quello spirito di fusione e di partecipazione alla natura che ci circonda, tanto da avvicinarci infine al miglior meccanismo di comprensione di questo universo parallelo che stiamo investigando.

L’uomo e la donna non sanno che operativamente, concretamente, sperimentalmente essi partecipano senza posa tramite la globalita’ del loro essere, alla creazione dell’universo.

Essi stanno gia’ li’ dove credono di andare. E la loro volonta’ di unione e’, in pratica, lo specchio appannato di una realizzata ma non sperimentata fusione con il tutto. Ascoltiamo cosa dice, in proposito, l’apice delle conoscenze sociali sulla fisica quantica.

(ancora, da: “Il Tao della fisica” Fritjof Capra Adelphi” )

[..] Nella fisica atomica, quindi, lo scienziato non puo’ assumere il ruolo di osservatore distaccato e obiettivo, ma viene coinvolto nel mondo che osserva fino al punto di influire sulle proprieta’ degli oggetti osservati.

John Wheeler considera questo coinvolgimento dell’osservatore come l’aspetto piu’ importante della meccanica quantistica ed ha quindi suggerito di sostituire il termine osservatore a conpartecipatore. Ecco cosa dice Wheeler:

Nel principio quantistico nulla e’ piu’ importante di questo fatto, e cioe’ che esso distrugge il concetto di mondo, inteso come qualcosa che sta fuori di qui, con l’osservatore a distanza di sicurezza, separato da lastre di vetro spesse venti centimetri. Anche quando osserva un oggetto cosi’ minuscolo come un elettrone, l’osservatore deve spaccare il vetro: deve entrare, deve installare il dispositivo di misura che ha scelto. Sta a lui decidere se misurare la posizione o la quantita’ di moto.

L’installazione del dispositivo per misurare une delle due grandezze gli impedisce e gli esclude la possibilita’ di installare il dispositivo per misurare l’altra grandezza. Inoltre, la misurazione cambia lo stato dell’elettrone.

Dopo, l’universo non sara’ mai piu’ lo stesso

Per descrivere cio’ che e’ accaduto, bisogna eliminare la vecchia parola osservatore e sostituirla con il nuovo termine partecipatore. In un certo qual modo, l’universo e’ un universo partecipatorio.

L’idea di partecipazione, invece di osservazione e’ stata formulata solo recentemente dalla fisica moderna, ma e’ un’idea ben nota a qualsiasi studioso di misticismo. La conoscenza mistica non puo’ mai essere raggiunta solo con l’osservazione, ma unicamente mediante la totale partecipazione con tutto il proprio essere.

Il concetto di partecipatore e’ quindi fondamentale nella visione orientale del mondo, e i mistici orientali l’hanno spinto sino alle estreme conseguenze; fino al punto in cui osservatore e osservato, soggetto ed oggetto, non solo sono inseparabili, ma diventano anche indistinguibili.

[..] Forse, comprenderemo, a questo punto, come le statue di ghiaccio, del tutto ritratte da un qualunque coinvolgimento amorevole verso la vita timorose, come il bagnante che saggia, intirizzito, l’acqua del mare, con la punta del piede e che chiamano tutto cio’: distacco, equidistanza spirituale, saggezza oggettiva dell’essere, siano, in ultima analisi, delle anime ben giovani, piuttosto che quei saggi della montagna, quali esse vogliono apparire a tutti i costi.

V’e’ un punto esatto, uno snodo preciso ed identificabile alla visione interiore, in cui il nostro io si scopre cucito indiscutibilmente al tutto; e, proprio per tale ragione, l’unico distacco dalle cose che ci e’ concesso, e’ una costante produzione di energia infiammata, che tonifichi e ristabilizzi ogni nota dissonante, rendendola armonica e unita al cosmo; ecco, un distacco dalla supina accettazione di una letargia ambientale; ma, non, di sicuro, la mancata identificazione della nostra natura con qualunque altra.

Allora, cosa c’entra, quanto precede, con l’argomento che intitola la nostra serie di saggi: i chakras?

Vi accorgerete che non ci siamo allontanati dal seminato, e che forzatamente era proprio da questa curva concettuale che dovevamo, e potevamo, collocarci nell’ottica piu’ adatta a comprenderli.

Per ritornare al famigliare esempio dell’onda che coesiste con le altre, riconoscendosi elemento intrinseco dell’oceano, assieme ad esse, mentre, nello stesso tempo, le rimane impossibile identificare un qualunque punto di separazione tra lei, le altre onde e l’intero mare aggiungiamo che, tuttavia, ogni onda proprio in codesta situazione emblematica inizia a percepire, invece, un nuovo elemento guizzante, che appare, la’, dove ci si attendeva un nulla di fatto; una separazione di essenze; una distinzione precisa tra le unita’, minori e maggiori.

Appare, allora, un germe di costante fioritura espansiva, tra ogni elemento dell’essere; una gemma nascente, sulla pianta dell’infinito procedere cosmico, quando due, o piu’ tensioni universali si manifestano, in maggiore, o minore contatto di espressioni, nella Vita Una. Il risultato di due polarita’ contrastanti (ma, non, in senso distruttivo) produce un terzo elemento, come ben vedemmo, all’inizio del presente assieme di saggi. Il mascolino ed il femminino diffusi e pervadenti, in modo universale, ogni aspetto del dettaglio nell’integralita’dell’esere sono gli innescatori di infinite scintille, che determinano il proseguire ritmato della stessa manifestazione innata.

– Yinn, Yang, Tao. Padre, Figliolo e Spirito Santo

I valori positivi, quelli negativi, e lo zero assoluto che appare tra di essi.Proprio come nell’universo stellato appaiono,quindi, le spore di nuovi mondi, appena delineati, tra i gas delle comete e dei corpi galattici, per divenire gia’ li’,dove il tempo e lo spazio ancora non esistono semi di universi e di vita complessa, e simile a quella che noi conosciamo abitualmente cosi’, senza che molti di voi se ne siano accorti, noi ci siamo ritrovati ora nel vivo della natura e della ragion d’essere dei chakras.

Difatti, l’idea del chakra ma, nella sua traccia indistinta ed informe e’ proprio quella del seme di vita, che costituisce il volano che connette ed amplifica il rapporto tra due realta’ opposte. E’ il sommuoversi ed il prolungarsi di nuove energie, che nascono dall’unita inflessibile ed incondizionata, tra onda ed onda, e tra onda ed oceano, quando tale unita’ viene posta in maggiore attrito, da un rapporto spaziale e temporale.

In poche e semplici parole, il chakra (cosmico, planetario, umano) e’ assimilabile al cardine di una chiave che girando su se stessa collega due universi (personali, oppure universali); che, da asimmetrici ed opposti, iniziano a dialogare l’uno all’altro.

Di scalino in scalino, stiamo avvicinandoci alla realta’ concreta che ci circonda d’appresso, ed ovunque, nell’ambiente in cui viviamo. Il grumo di terriccio consolidato, che prendiamo nella nostra mano, e possiamo frantumare, con la forza delle dita, in effetti si trova calibrato e sorretto dalle leggi cosmiche innate, che abbiamo indicato nelle linee essenziali sino a qui.

Ci tocchera’ attardarci ancora un poco in un necessario esame di alcuni concetti della fisica quantica, prima di affrontare pienamente quanto forse molti di voiattendono, con interesse: ossia, il dettaglio e la particolare natura di quei vortici misteriosi d’aristocratica energia occulta, che l’uomo possiede lungo la sua colonna vertebrale. Benche’ il fatto disti dalla sua piena consapevolezza, l’individuo vive in un universo che malgrado da lui venga percepito come separato da se stesso, materiale finito ed inerte e’, in effetti, composto da una trama del tutto unitaria ed energetica.

Un universo tra l’altro che neppure dalla fisica moderna e’ controllato direttamente e pienamente, ma studiatoattraverso i risultati che le sue microscopiche particelle ultime esprimono nei laboratori di scienza.

Oggi, noi sappiamo per certo che la materia e’ composta da gruppi quantici di luce. Ossia, che fotoni ed altre particelle energetiche formano gli atomi, che sono i mattoni ultimi dell’universo conosciuto. Piu’ del novanta per cento della sostanza elettromagnetica che li costituiscono e’ racchiusa nel nucleo dei medesimi. Il quale contrasta con la propria attrazione la forzadegli elettroni che gravitano attorno ad esso.

Viene detto, con illuminata intuizione,che l’immensa velocita’ di rotazione degli elettroni, attorno al loro nucleo, provoca la sensazione generale di durezza e di solidita’ della materia. Resta, comunque, dichiarato e documentato che ogni corpo celeste, compresa la terra ed i suoi componenti coscienti ed inerti che siano non e’ altro che luce, la cui trama si articola nei giochi e nei chiaroscuri che la fisica moderna delle particelle ha, abbastanza a fondo, studiato e scoperto. I cinque sensi dell’uomo fanno parte di questa grande e complessa giostra di vita planetaria, solare e cosmica.

Riteniamo opportuno, a questo punto per avvicinarci alla dimensione piu’ inerentee piu’ accosta agli universi contemplati dai centri eterici dell’uomo inserire un saggio, che riguarda molte caratteristiche del tutto scientifiche appartenenti ai vostri cinque sensi. Comprese le quali, voi potrete pervenire al concetto finale che rivelera’ quanto la globalita’ di essi costituisca lo zoccolodel tanto decantato e ricercato sesto senso.

Il saggio che proponiamo pur occupandosi della guarigione mentale propone chiaramente i concetti che abbiamo, sin qui, esteso, come substrato e matrice alla piena comprensione della natura dei chakras. Dopo di che, affronteremo la descrizione del rapporto costante e vitale che secondo le rivelazioni dei Veda (e dello stesso Paramahansa Yogananda) l’ambiente circostante ha nei riguardi del sistema nervoso, della colonna vertebrale e del sistema ghiandolare umani. Un rapporto che si estende al cosiddetto fuocokundalini dormiente, ed ai chakras occulti del corpo eterico.

Osservando le leggi della biologia si impara molto sulla natura occulta dell’uomo. L’ottica ci suggerisce la verita’ che ognuno di noi e’ in grado di creare un dipinto identico a quelli di Leonardo, o di qualunque altro pittore conosciuto. La fisica del suono, invece, ci insegna che e’ per noi naturale, invece, riprodurre esattamente una sonata di Beethoven.

Per quanto possano sembrare paradossali queste affermazioni, cercheremo di dimostrarne l’assunto.

Ogni ambiente da noi frequentato, abitualmente o meno, e’ visibile solo perche’ composto da particelle infinitesimali (i pacchetti di fotoni), che ne sostengono e compongono la complessa intelaiatura. Gli atomi vibranti della materia costituiscono le molecole; le molecole formano i corpi (gassosi, liquidi e densi); i corpi, nel loro assieme, costituiscono l’ambiente. E’ teoria consolidata dalla scienza che l’atomo sia formato da particelle, antiparticelle, nucleo, nuclone ed elettroni. Lasceremo da parte l’antimateria e le altre sue componenti.

Ognuna di queste costituenti, nel suo aspetto piu’ essenziale, e’ un elemento della luce.

I pacchetti di fotoni, viaggiando a 300.000 km. al secondo, rendono attiva e vivente la sostanza dell’universo. Einstein non riusci’, tuttavia, a provare se la luce fosse un’onda, oppure un granello, con una sua massa (sia pur debolissima).

Torniamo, ora, al nostro ambiente. I corpuscoli che lo costruiscono vibrano e viaggiano nell’etere, creando una intricatissima rete di rapporti con il resto. Il semplice fatto di illuminare, all’improvviso, una stanza crea un fenomeno complesso, per il quale si assiste ad una catena di azioni e reazioni molto interessante.

Ossia, dalla lampadina vengono emessi dei fasci di elettroni (luce allo stato puro), i quali si espandono a miliardi, andando a colpire gli atomi dell’ambiente e ponendoli in stato di aumentata vibrazione; questi, a loro volta, producono dei “salti quantici” nelle loro orbite; o, addirittura, scambiano elettroni con altri atomi; e così via. E la luce originaria aumenta di intensità, grazie al processo dello scontro tra elettroni di atomi diversi. In effetti, la luce della lampadina non e’ la sola responsabile dell’illuminazione dell’intera stanza. Ma e’, invece, il principale reattivo di nascita d’altri raggi luminosi.

Ad esempio: quando essa va a colpire una poltrona, noi riusciamo a vederne la struttura ed i colori solo in quanto riceviamo nella retina i raggi luminosi (sotto forma di elettroni puri) che gli atomi dei braccioli, del tessuto, dello schienale, ecc.. inviano ai nostri occhi, in reazione al campo energetico emesso dalla lampadina a soffitto. Tuttavia, la vista ha, tra le molte, un’altra funzione. Ossia, in un rapporto diretto con il sistema cerebro spinale, essa raccoglie nella retina la sintesi dei raggi luminosi della poltrona e ne riproduce forma e colore.

Di conseguenza, quando noi passeggiamo in una profumata e splendida campagna primaverile, tra lo stormire delle fronde e lo schiamazzo colorato di un immenso campo di papaveri rossi, la visione di tutto questo incantevole scenario non e’ l’originale, bensi’ cio’ che ricostruiamo esattamente, a causa del processo di elaborazione naturale del sistema cerebro spinale, sincronizzato con i nervi ottici della retina.

Cosi’ e’ per la campagna primaverile; ma, lo e’ anche per il giornale che leggiamo; per il panorama che osserviamo dalla nostra finestra; per il quadro di Van Gogh che contempliamo nel museo. Non e’ il quadro di Van Gogh che noi ammiriamo; ma, semplicemente la riproduzione di esso, che la nostra retina ci propone, con quella ricchezza di particolari, di angolazioni, di colori, ecc..

E’ il nostro profondo iperconscio che, giorno dopo giorno, ridipinge, grazie alle leggi dell’ottica, la natura che ci ospita, e tutto ciò che di essa conosciamo, utilizziamo, vediamo..

Insomma: e’ la nostra mente la prima ed unica costruttrice del mondo in cui viviamo; del nostro mondo personale. Lo stesso procedimento avviene per il suono. La struttura interna del nostro orecchio e’ mirabilmente composta da una serie di strumenti fisici (chiocciola, timpano, tamburo, ecc..), adatti a ricevere le onde sonore che si propagano nello spazio, e da esso giungono a noi.

La membrana sottilissima che possediamo nell’organo viene colpita dalle modulazioni dell’etere esterno e, a sua volta, ne riproduce le lunghezze d’onda. Il rumore di un treno che si avvicina, la melodia di un canto di usignolo, lo scrosciare della pioggia, la voce di chi ci parla sono compressioni dello spazio che agiscono sulla membrana interna dell’orecchio e ne fanno nascere una reazione vibrante simile a quella che la provoco’.

Non e’, quindi, la canzone di Adriano Celentano quella che rallegra il nostro animo, ma la riproduzione che il nostro sistema nervoso ne fa, utilizzando il gli strumenti fisici del nostro udito. Insomma, la Quinta di Beethoven possiamo ascoltarla soltanto ricreandola con una delle funzioni del nostro meraviglioso sistema nervoso.

Quanto appena indicato serve non gia’ ad esaurire le descrizioni delle incredibili facoltà del nostro inconscio (sia esso psichico, che biologico) quanto a farci penetrare in un’atmosfera molto piu’ sottile: quella delle potenzialita’ dell’uomo; adoperate quotidianamente da lui, ma a lui sconosciute.

Vogliamo affrontare, nell’articolo, i risultati che ognuno di noi puo’ ottenere agendo sulle pulsioni della sua psiche (timori, angosce, gioie, creatività, complessi..), mentre fa leva sui propri meccanismi mentali piu’ reconditi. Non toccheremo, quindi, le altre facoltà dell’ “uomo radiante”, che servono a provocare fenomenologie di piu’ vasta portata.

Osserviamo, un attimo, allora, quella fedele, stabile, crudele angoscia che preme nel vostro mondo soggettivo in ogni attimo della giornata; quando vi trovate al lavoro, o ridete in mezzo alla gente, oppure nei vostri soliloqui costanti.

Essa non e’ sostenuta da particolari ragioni razionali. E’ nata, di certo, da una causa provocatrice; poi, si e’ stratificata su di uno sfondo interiore preesistente, e, da li’, continua ad unirsi al “coro muto” di tutta una turba antica di altri complessi.

Cercheremo le cause di questi timori inconsci? No, di certo. Esiste una vasta letteratura psicologica che se ne occupa.

Vogliamo solo indicare alcuni meccanismi che uniscono le vostre angoscie alle facolta’ mentali iperconscie dell’individuo e ne potenziano i valori. E, di conseguenza, darvi la possibilità, all’inizio almeno, di osservarne i ritmi esatti e celati di azione; in seguito, di eliminarle.

Alcune leggi vanno, qui, indicate:

Ogni sensazione di benessere e di malessere nasce nel nostro campo mentale e viene sostenuta ed alimentata costantemente in esso;

queste sensazioni non sono casuali; ma riprodotte e tenute in vita, secondo dopo secondo della nostra esistenza quotidiana, da una nostra volonta’ interiore, anche se inconsapevole;

un istinto di instabilità latente (derivante da complesse ragioni psichiche) rende arduo ogni nostro intervento su di esse. E’ come se fossimo affezionati ai nostri timori e credessimo che il vangelo delle loro tacite affermazioni energetiche sia piu’ sacro della nostra serenita’;

esistono, nel campo elettromagnetico della nostra persona, uno o piu’ punti di tensione, che la nostra volonta’, e solo la nostra volonta’ (anche se inconscia) tiene in costante vitalizzazione;

Questi punti di tensione sono le radici di ogni stato di benessere e di malessere individuale.

Nel tempo e nello spazio le strutture di cui parliamo tendono ad aumentare e a divenire vere e proprie patologie; di conseguenza, come l’individuo focalizza costantemente i punti di tensione mentali responsabili di ogni suo malessere egli puo’ smettere di farlo, ad ogni momento della propria esistenza, cessando di nutrire, a livello inconscio, le cause della sua infelicita’.

Codeste sono affermazioni che non dovrebbero essere sottovalutate. Costituiscono la base di ogni sistema di guarigione esoterica e si uniscono ad ampie verita’ tradizionali metafisiche.

Suggeriamo, di conseguenza, al lettore di adottare il metodo del training autogeno, o del rilassamento attivo, o della meditazione per recuperare intelligentemente il controllo delle sue pulsioni inconsce.

E’ molto piu’ facile di quanto sembri localizzare in se’ (nella sfera elettromagnetica del proprio corpo mentale) questi punti di tensione responsabili degli umori nefasti che ci rendono dolorante la vita quotidiana. Uno dei metodi migliori per liberarsi da questi nuclei di energia rappresa nella sfera del nostro campo radiante una volta localizzati e’ quello di cessare di nutrirne l’incessante pigolio.

Distogliere l’attenzione da essi (affrontati uno per volta) non significa solo staccare il proprio cordone ombelicale energetico dalla causa del nostro malessere, quanto concentrare la propria attenzione su un nuovo elemento reagente che ne rimpiazzi l’esistenza: ottimismo, serenita’, costruttivita’, ribellione alla stasi, amore per l’esistenza.

“Non si scaccia l’oscurità da una stanza a colpi di scopa; ma, aprendo le finestre al giorno..”

Da quanto enunciato sinora, si evincono i seguenti concetti-sintesi:

  • Le leggi che regolano la forma in ogni sua manifestazione ideale e concreta (rammentiamoci che forma, in termini metafisici, e’ quanto diverge dall’assoluto inconcepibile: il tutto) sono innate, e provengono, per cosi’ dire, da precedenti confini dell’esistenza, mai raggiungibili, nella loro ultima radice;
  • Il moto increato produce delle costanti pressioni, o contrasti, con la materia universale, producendo tre tipi archetipici di elettricita’ cosmica;
  • Per fare questo, si ammanta di un aspetto individuale e cosmico il numero uno che produce la triplice maschera di se’ medesimo;
  • Tale legge puo’ venire evidenziata e riconosciuta nell’ovunque, sia del microcosmo, che del macrocosmo;
  • E’ stata tramandata, nel ricordo storico umano, e grazie alle religioni ed alle filosofie universali, sotto il velo di simbologie, che parlano del Tutto-Uno (Tao, incomprensibile, ma percepipible), del Logos (la Divinita’ personale), e delle sue tre emanazioni (positivo, negativo e polo di derivazione comune ad essi; Padre, Figliolo e Spirito Santo.);
  • Esiste di conseguenza un nucleo nevralgico, che si ripete in infiniti pulviscoli di manifestazione, li’ dove appare la vita (ossia, ovunque); un nucleo che evidenzia ogni incrocio di forze;
  • Esso e’ il principio astratto che si incarna e si rivela, sotto la complessa ed esoterica natura dei chakras, nell’uomo: perfetta sintesi cosmica di ogni alfa ed omega;
  • La vita universale consiste, di conseguenza, in un entele, o matrice unitaria, che apparentemente si esprime alla coscienza umana in costanti dualismi: solido ed energetico; spirito e materia; denso e fluido. Tuttavia, l’apice della realizzazione di ogni razza planetaria e’ di ricondurre le proprie facolta’ a identificare se stessi in un’onda indifferenziata del mare della Vita;

E’ da questa dimensione, e solo da questa, che si puo’ entrare nell’ottica privilegiata di comprendere cosa siano i centri eterici dell’uomo; di studiarne le componenti; e di procedere a comprenderli, come snodi aristocratici, che mettono in evidenza strategica l’unione dell’individuo, con ogni cosa universale.

Nel libro Autobiografia di uno Yoghi di Paramahansa Yogananda edizioni Astrolabio (che invito ogni lettore a leggere, per approfondire quanto non si puo’ evidentemente esporre in sintesi, come quella che leggete) si parte da un’affermazione fondamentale, che giustifica l’indiscutibile e scientifica possibilita’ del Kriya Yoga a dotare chi lo pratichi di un volano evolutivo, dalla potenza inimmaginabile: L’essere umano secondo il piano divino, su questa terra deve attraversare il ciclo vedico di un milione di anni, frammentate in reincarnazioni personali, di buona salute e di armonioso e retto vivere, per raggiungere la meta, prevista nei suoi riguardi, da Dio: ossia, la conoscenza diretta del Suono Originario.

Cosa vuol dire, cio’?

Riferiamo, allora, ai principi della tradizione esoterica, esposti all’ inizio del saggio:

Ogni cosa nasce dal suono (vibrazione)
Ogni e’ suono (vibrazione)
Ogni cosa produce suono

Dopo avere studiato l’ampio intervento della fisica moderna, sulla natura di tutta la materia, intesa come pacchetti quantici di luce (o vibrazione, o energia pura); e dopo esserci riferiti a cio’ che simbolicamente insegnano le Scritture Sacre dell’Occidente (..”In principio era il Verbo o Suono” ..) e quelle Orientali (“..Dall’AUM procede ogni cosa, e nell’Aum ritorna..” ossia, nei tre tipi di energia rappresentati nel sacro termine) resta solo all’intuizione del lettore riconoscersi in una natura non separata da tutte le cose, e, in piu’, dal carattere fluido, e non statico e materiale.

Non potremmo aggiungere altro, a quanto detto, se non l’esortazione di non farsi coinvolgere dalla cecita’ dei suoicinque sensi, e di non restare in questa attuale forma di paralisi coscienziale, che gli proibisce una visione di Dio, piu’ diretta e indicibile. Yogananda e tutta la Sua Scuola fa sovente riferimento al Suono di Dio, nella natura.

Ma, tale riferimento non e’ come potrebbe testimoniare chiunque abbia amato i suoi scritti un’indicazione mistica e simbolica.

Ogni kriyaban, che sinceramente abbia praticato la Sacra Scienza sino in fondo, realizza che Dio e’ pure una Sacra Vibrazione, che adopera come strumento attraverso cui emettere la sua potenza l’intero pianeta che abitiamo, e l’universo.

Dolci, struggenti ed ineffabili sono gli attimi in cui il kriyaban si sincronizza con il Suono di Dio, che pervade l’universo, e riconosce la Voce del Signore nei minuti frammenti della vita, e nella vita, complessiva. E’ evidente che Dio non e’soltanto Suono; ma, anche, indicazione, Amore, Rifugio e Perfetta Estasi.

Ma, tutto cio’ lo si raggiunge prioritariamente quando la propria essenza si e’ talmente identificata nell’AUM universale, da vibrare intensamente in quella Eco, proprio come il violino di Paganini diventava vivo e magico, nelle sue mani.

Ecco, nella seconda iniziazione Kriya, il neofita impara, appunto ed e’ quasi forzato a farlo a riconoscere quella vibrazione che e’ celata in ogni suo chakra eterico. Da qui, poi, riuscira’ man mano a rintracciare la vibrazione del Grande Chakra Divino, che e’ il pianeta stesso.

Cosa intendeva dire Yogananda, quando affermava che secondo la millenaria rivelazione dei Veda -l’uomo deve percorrere, con il carro a buoi della evoluzione naturale la faticosa strada reincarnativa e per un milioni di anni reincarnativi prima che la sua coscienza cerebrale possa riconoscere il Suono di Dio, nell’ovunque?

Riprendiamo, a questo punto, il dialogo che la scienza moderna fisica e biologia fanno tra di esse, per trovare la connessione esatta che l’uomo ha, con il proprio ambiente. E facciamolo, senza dimenticarci che in linea di massima tale dialogo non diverge con le conoscenze tradizionali dell’antica India.

Quali sono le innate e potenziali risorse dell’uomo, che lo fanno somigliare ad un battello di legno pesante che, senza il traino di una vela invisibile e gonfia di vento e di tensione, non potrebbe procedere lungo il tratto di mare su cui si trova?

Sembra quasi che un’antica maledizione continui a pesare su di lui: quella della testarda sua volonta’ di dipendenza dalla vita e dalle forze esterne a lui.

Quanto mi piacerebbe saper suonare uno strumento!. molti affermano. E, nel frattempo, il loro sistema nervoso ri-crea le meravigliose melodie del film che stanno guardando in TV.

Come vorrei essere capace di ridipingere la bellezza nevosa e montana di quell’orizzonte! dicono, mentre non si accorgono che, grazie alle capacita’ subconsce del loro sistema ottico, stanno proprio osservando un quadro, da essi riprodotto, che rispecchia quanto osservano, in quel momento.

Ci pensate? Ci avete mai pensato?

E’ impossibile a voi tutti continuare a sussistere su questa terra, senza trovarvi ad essere magari inconsapevolmente dei poli catalizzatori e creatori, che afferrano, attimo dopo attimo,un frammento invisibile della complessa realta’ circostante, e ne rilanciano il bandolo ad altre gomene.

Ognuno di noi e’ continuamente colpito e traversato da raggi cosmici (ad esempio, i Millikan), capaci di forare una spessa lastra di piombo. E credete che essi non lascino delle tracce sul nostro sistema nervoso? Ecco.. il sistema nervoso… Ancora la luce, o se volete l’elettricita’ pervade qualunque granulo di cosiddetta materia biologica.

Il tatto ossia il senso che ci fa percepire una qualunque reazione da tangenti esterne, le quali vengano a sfiorare, oppure a premere, con piu’ o meno violenza, il nostro organismo fisico percepisce l’onda di scorrimento di miliardi e miliardi di corpuscoli di luce che scorrono lungo il nostro sistema nervoso simpatico, raggiungono il cervello; e vengono rielaborati da esso.

Immaginate, allora, ogni individuo, animato oppure apparentemente statico, che si trovi immerso in questo caleidoscopio di forze; che sia costretto ancora a rielaborarle, tramite il suo organismo; e che lo faccia -per la maggiore inconsapevolmente.

Sarete costretti, allora, ad accettare la verita’ che esiste un Piano sottile e imprescindibile, tramite il quale, le creature del pianeta (e delle altre galassie sconosciute), per una parte iniziale del loro cammino evolutivo, sono trainate e plasmate da una costante e complessa forza d’urto energetica, che li coinvolge da qualunque direzione in una lenta e progressiva fioritura evolutiva.

Un’evoluzione che per quanto riguarda l’animale e l’uomo ha, come punto di riferimento, il loro sistema nervoso.

Ed e’ proprio a questa forza d’urto che si riferisce Paramahansa Yogananda, quando afferma che il risultato finale di essa dopo un milione di anni reincarnativi rendera’ la materia, oggetto della sua azione, tanto diafana e traslucida, da permetterle di trasformarsi in cassa armonica risonante, nei riflessi del Suono Primordiale, da cui essa deriva.

Ricordate?:

Ogni cosa e’ suono
Ogni cosa deriva da suono
Ogni cosa emette un suo particolare suono; ossia, crea, a sua volta, altri suoni.

Nel nostro caso, della materia restera’ solo la sua anima eterna; e tale soffio ultimo dell’essere testimoniera’ una delle leggi universali dell’essere: ossia, riconoscera’ di essere vibrazione, nata da Vibrazione. Essa, allora, tornera’ al Padre; al Verbo. All’AUM primordiale.

Se, allora, esiste l’energia, quale componente fondamentale dell’essere; se, la medesima, assume la duplice forma di coagulo e di onda, come affermano le ultime scoperte della fisica quantica (oltre che le rivelazioni dei Veda) ; se non esiste il vuoto, o la separazione tra ogni costante della vita universale o, se vogliamo, tra le onde dell’oceano; e se, di conseguenza, il rapporto tra le unita’apparenti causa sempre una scintilla vitale (il tao, inteso come via), ne consegue che l’uomo dovra’ accettare almeno teoricamente, all’inizio che tali scintille vitali siano presenti anche della sua sfera individuale d’espressione quotidiana.

– E siamo giunti, infine, ..a riveder le stelle

Siamo arrivati, dopo un forse complesso itinerario, a dimostrare la necessaria esistenza dei centri eterici lungo la colonna vertebrale umana. Solo che dovremo fare una chiara differenza tra quel germe di astrazione pura, che rappresentavano sin quii chakras, intesi come elemento di connessione universale delle infinite giunture cosmiche, e quelli che ognuno di noi possiede, a corredo del suo corpo sottile.

Nel nostro caso, e’ necessario parlare di una Gerarchia divina, che correda e guida ogni cosa, sul pianeta, nelle direzioni volute da Dio.

Come i nostri arti si sono formati non certo a caso mentre erano sottoposti alle esperienze evolutive, lungo i milioni di anni che coprono l’evoluzione umana, cosi’ i chakras si sono modellati e costituiti, all’interno dell’umanita’, seguendo una volonta’ demiurgica ineffabile. E, visto che il sistema nervoso rappresenta il canale di minor resistenza, dove le energie del cosmo si annidano ed agiscono, avendo trovata la loro controparte ideale, nell’uomo, ecco la ragione inoppugnabile per la quale i chakras sono collocati lungo la colonna vertebrale.

Vedremo, ancora, quali rapporti abbiano i sette centri eterici con le sette ghiandole del sistema endocrino umano.

Molti studiosi delle cose arcane hanno una speciale tendenza a privilegiare l’idea che il sistema di rivelazioni in cui hanno avuto la buona sorte di penetrare li renda diversi e piu’ aristocratici del resto del mondo.

Ad esempio, camminando per le strade affollate della loro citta’, sovente ritengono di possedere solo loro dei centri eterici funzionanti, visto che li hanno si’ bene studiati nei testi tibetani, oppure esoterici.

O ritengono di essere entrati in una sfera di dominio energetico, che permettera’ loro almeno potenzialmente di indossare gli stivali delle sette leghe, distaccando di gran lunga sempre grazie a quelle nozioni che gestiscono il resto della “argillosa umanita’, che, invece,non sa.

Il giornalaio, presso la cui edicola comprano, ogni mattina, il quotidiano; il conducente dell’autobus; il gruppetto di persone che entrano in un negozio di alimentari; il proprio capo ufficio. sono persone quasi al di fuori del panorama occulto della vita.

Per essi, non e’ vitale e valido il fatto che posseggano un corpo eterico, ne’ tanto meno una natura cosmica.

Eppure, non e’ cosi’. Ad esempio, avete mai pensato quale siano le fonti che danno, innegabilmente, un valore oramai appurato anche in occidente all’agopuntura?.

Perche’, oggidi’, esistono centinaia di centri attivi di questa medicina antichissima, nelle citta’ europee, dai quali si ottengono delle incredibili guarigioni?

Ci ritroviamo, nel nostro caso e pochi ci hanno pensato (salvo gli addetti ai lavori) nel pieno universo dei centri eterici, veduti in una delle loro poliedriche variabili: la capacita’ di guarigione dell’uomo, e della sua armonizzazione con il cosmo.

Daremo statene tranquilli la descrizione ufficiale dei chakras, piu’ avanti, nel saggio; ed amplieremo le loro risonanze, facendo defluire l’azione di quelli maggiori, nel sistema ghiandolare umano.

Parleremo dei loro suoni e colori; del loro esatto punto di collocazione sulla vostra colonna vertebrale; della sincronia di alcuni di essi, con i corrispondenti organismi invisibili dell’individuo. E della funzione importante e fondamentale che hanno, durante la meditazione trascendentale.

Inoltre, la descrizione che ne riporteremo sara’ quella che insegna Paramahansa Yogananda, nelle Lezioni originali che ha donato alla Self-Realization Fellowship. E, gradatamente, l’intero argomento dimostrera’ come il Kriya Yoga sia in effetti la via piu’ diretta e piu’ armoniosa allo sviluppo dell’uomo, studiato tuttavia -come snodo mirabile, tra i due universi paralleli, che sono il mondo materiale e quello cosmico. Tuttavia, molto vi aiutera’ la lettura del prossimo brano, che ha come argomento l’agopuntura.

Tenete solo presente che il migliaio di punti, disseminati lungo la superficie del corpo umano, di cui parleremo, non sono altro ne’piu’, ne’ meno che centri eterici, o chakras. Certo, la loro descrizione differisce da quella classica, e che riempie i testi appositi sulla meditazione trascendentale, tibetana ed orientale.

Essa non e’ coordinata e sintetizzata nell’aristocratica cornice dei sette centri maggiori, a cui si fa quasi sempre riferimento, e degli altri minori.

Tuttavia, a noi preme che prima di ogni cosa voi afferriate bene il diffuso principio dei punti catalizzatori, di cui abbiamo gia’ parlato, che l’uomo possiede in se’, e che lo collegano al vasto piano delle energie cosmiche. Compreso cio’, potremo entrare con maggiore facilita’ nella classica spiegazione dei centri eterici, propriamente detti, e studiati con le loro precise catalogazioni note.

guruji.it/monochakra.htm