La memoria sequenziale dei non vedenti

Il Giornale Online
In mancanza della vista, il mondo viene esperito come sequenza di eventi, per questo i non vedenti tendono a utilizzare costantemente strategie di memorizzazione sensoriale nelle circostanze della vita quotidiana
Se si fa il confronto con persone dotate di una vista normale, i non vedenti dalla nascita dimostrano di possedere una memoria eccellente soprattutto per ricordare lunghe sequenze di eventi o di oggetti.

“Questi risultati forniscono un buon esempio di come le capacità mentali possano essere migliorate con l’esercizio e di come esista un fenomeno di compensazione molto efficiente quando viene a mancare una capacità sensoriale�?; hanno spiegato Noa Raz ed Ehud Zohary della Hebrew University di Gerusalemme, in Israele, autori dello studio.
“Riteniamo – hanno continato i due studiosi – che proprio la memoria sensoriale sia con ogni probabilità il risultato della mancanza della vista, e ciò è anche piuttosto facile da comprendere. Con tale deficit sensoriale, il mondo viene esperito come sequenza di eventi, per questo i non vedenti tendono a utilizzare costantemente strategie di memorizzazione sensoriale nelle circostanze della vita quotidiana, e perciò ad allenare in massimo grado questa capacità della mente.

In questo nuovo studio – il cui resoconto è pubblicato sull’ultimo numero della rivista “Current Biology�? i ricercatori hanno verificato le capacità di 19 soggetti con cecità congenita confrontandole con quelle di soggetti normali mediante due tipi di compiti di memoria: nel primo occorreva identificare 20 parole da una lista precedentemente ascoltata; nel secondo veniva richiesto non solo di ricordare le parole, ma anche di ricordare la loro posizione nella lista.
Dall’analisi dei dati, i migliori risultati sono stati ottenuti dai non vedenti già nel primo compito, il che dimostrerebbe una migliore memoria complessiva. Ma le maggiori differenze sono emerse nel secondo compito, in cui i non vedenti hanno dimostrato una capacità ben superiore nel ricordare l’ordine di lunghe sequenze di parole.

Fonte: lescienze.espresso.repubblica.it