Conosciamo le avvertenze dei prodotti che utilizziamo?
Diciamolo, spesso non abbiamo tempo e neppure voglia di leggerle e ci affidiamo molto frequentemente al “così fan tutti” o ad arbitrarie, ipotetiche impressioni, suscitate dagli spot pubblicitari dimenticando che sono state scritte per tutelarci come consumatori.
La pubblicità troppo spesso sconfina nell’illecito e nell’ingannevole e gli obiettivi primari non sono certo quelli di rendere il consumatore consapevole ma di aumentare profitti e vendite di prodotti, costruendo attorno a quest’ultimi suggestioni di vita “extra-comfort” finalizzati al desiderio indotto del pubblico.
Come ordine di principio valido nella maggior parte dei casi, sarà quindi da escludere che attraverso gli spot promozionali venga veicolato il messaggio informativo ed educazionale.
Così accade che a volte, non conoscendo i contenuti delle avvertenze apposte sulle confezioni dei prodotti che acquistiamo, se ne faccia un uso improprio e può addirittura risultare dannoso per la nostra salute o sicurezza.
L’impiego ad esempio dei fogli di alluminio per la cottura e la conservazione dei cibi, è uno dei casi più frequenti di negligenza in tal senso e poichè gli effetti sulla salute sono considerevoli e seri, abbiamo ritenuto di segnalare attraverso questo articolo le corrette modalità di utilizzo.
L’alluminio, sia esso in pellicola o di recipienti e strumenti ad uso alimentare, se non utilizzato correttamente e nel lungo periodo, è tossico e può procurare gravi danni irreversibili per il sistema nervoso centrale come per gli altri metalli pesanti. È meno velenoso, ma molto più persistente dei più noti mercurio, cadmio, piombo.
Esiste infatti il rischio di “migrazione del metallo nei cibi” per mezzo di reazione chimica in presenza di sostanze acide e salate. Vale a dire che questi alimenti a contatto con l’alluminio vengono contaminati da alte dosi di metallo, proporzionalmente al grado di acidità e salatura, diventando altamente tossici per l’organismo e conseguentemente molto dannosi per la nostra salute.
A tale proposito e per correttezza, riportiamo testualmente alcuni stralci di quanto scritto nel “Decreto 18 aprile 2007, n.76” quale indicatore regolamentare in materia, redatto dal Ministero della Salute e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 20 giugno 2007. Per chi desidera visionare il Decreto integralmente riportiamo il pdf in calce all’articolo.
Regolamento recante la disciplina igienica dei materiali e degli oggetti di alluminio e di leghe di alluminio destinati a venire a contatto con gli alimenti […]
Art.1
Campo di applicazione
- Il regolamento disciplina i materiali e gli oggetti di alluminio e di leghe di alluminio destinati a venire a contatto con gli alimenti.
- Il regolamento non si applica ai materiali ed agli oggetti di alluminio ricoperto, purchè lo strato a diretto contatto con gli alimenti esplichi effetto barriera.
L’alluminio ricoperto a cui si riferisce il punto 2 appena citato lo possiamo facilmente verificare. In maggioranza si tratta, ad esempio, di una pellicola di “plastificazione”, o una smaltatura in genere di color bianco, all’interno delle lattine che contengono alimenti conservati.
Oppure è il caso di padelle e tegami con rivestimenti in ceramica o in antiaderente e che sono regolamentati da altri decreti legislativi indicati nelle note finali del decreto che stiamo considerando.
Proseguiamo nella lettura del Decreto e andiamo direttamente all’articolo 5:
Art.5
Condizioni d’uso
1.I materiali e gli oggetti disciplinati dal regolamento possono essere impiegati alle seguenti condizioni:
a) contatto breve: tempi inferiori alle 24 ore in qualunque condizione e temperatura,
b) contatto prolungato: tempi superiori alle 24 ore a temperatura refrigerata,
c) contatto prolungato: tempi superiori alle 24 ore a temperatura ambiente limitatamente agli alimenti riportati nell’allegato IV del regolamento.
Ecco dunque l’allegato IV che contiene l’elenco dei prodotti alimentari che possono restare a diretto contatto per un tempo superiore alle 24 ore a temperatura ambiente con materiali ed oggetti in alluminio ed in leghe di alluminio:
- Prodotti di cacao e cioccolato – definiti dal decreto legislativo 12 giugno 2003, n.178
- Caffè
- Spezie ed erbe infusionali
- Zucchero
- Cereali e prodotti derivati
- Paste alimentari non fresche
- Prodotti della panetteria
- Legumi secchi e prodotti derivati
- Frutta secca
- Funghi secchi
- Ortaggi essiccati
- Prodotti della confetteria
- Prodotti da forno fini a condizione che la farcitura non sia a diretto contatto con l’alluminio
Un elenco di alimenti, questo, piuttosto esiguo che in effetti un po’ ci sorprende e che nel rigore selettivo indica senza ombra di dubbio la serietà della questione, a conferma di quanto anticipato sul problema della migrazione di metallo nel cibo.
Di seguito l’articolo 6 sull’etichettatura, cioè le avvertenze che troviamo scritte sugli imballi, come ulteriore indicazione rispetto a quanto citato fino ad ora:
Art.6
Etichettatura
1.Fatte salve le disposizioni del regolamento (CE) n.1935/2004 in materia di etichettatura, i materiali e gli oggetti disciplinati dal presente regolamento devono riportare in etichetta una o più istruzioni indicanti:
a) non idoneo al contatto con alimenti fortemente acidi o fortemente salati;
b) destinato al contatto con alimenti a temperature refrigerate;
c) destinato al contatto con alimenti a temperature non refrigerate per tempi non superiori alle 24 ore;
d) destinato al contatto con alimenti di cui all’allegato IV a temperatura ambiente anche per tempi superiori alle 24 ore.
2.I materiali ed oggetti di leghe di alluminio possono riportare in etichetta la seguente dicitura “alluminio”.
E’ proprio da queste ultime indicazioni che emerge l’uso improprio pressoché quotidiano che ne facciamo. Qualche esempio? Eccone soltanto alcuni:
- Le cotture al cartoccio di alimenti sotto sale o limone avvolti nella pellicola in alluminio.
- La cottura della conserva di pomodoro nei pentoloni di alluminio.
- La conservazione di un limone tagliato avvolto nell’alluminio per più giorni.
- La conservazione di cibi cucinati nei cui ingredienti vi sia aceto, limone, pomodoro, o comunque acidi o sale, soprattutto in superficie, anche nel frigorifero e freezer, in vaschette o con coperture in alluminio per diversi giorni.
Abitudini facilmente modificabili utilizzando contenitori in altri materiali o fogli di carta da forno per la cottura al cartoccio e pellicola alimentare in polietilene per la conservazione in frigorifero e non.
Da notare come anche nelle trasmissioni televisive dedicate al filone della cucina, molto di tendenza negli ultimi anni, venga spesso ignorato questo aspetto di utilizzo improprio, mentre si fa largo uso di pentole e tegami in alluminio.
Esiste un motivo legato alla buona conduttività di calore e alla leggerezza – vedi tabella di raffronto – di tegami, pentole e padelle in alluminio, che da sempre hanno portato cuochi e chef a preferirli ad altri materiali ma benchè si tratti in genere di cotture veloci che difficilmente superano le 24 ore, resta sempre il problema legato all’utilizzo di ingredienti altamente acidi ed altamente salati come descritto nella normativa del Ministero della Salute.
Improbabile che si tratti di negligenza deliberata soprattutto se parliamo di grandi chef e ristoranti blasonati, più probabilmente, ci piace pensarlo, come per le piccole realtà ed anche nelle nostre case è la mancanza di conoscenza.
Complici di tale disinformazione, oltre lo stesso Ministero che non divulga ma si limita ad imporre diciture su etichette che non vengono lette, è naturalmente tutto il settore produzione/commerciale che non ha interesse ad allertare consumatori inconsapevoli con il rischio di penalizzare le vendite di tali prodotti.
Come spesso accade in questa epoca, che è ormai alle soglie di un’inevitabile fragorosa implosione, il profitto supera la tutela della salute, ed è per contrastare ciò e supplire a questa grave mancanza che ci adoperiamo come mezzo di diffusione di conoscenza ed informazione.