Sodoma e Gomorra, la verità dietro la leggenda

sodoma e gomorra
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Tutti noi abbiamo sentito parlare almeno una volta nella vita la storia di Sodoma e Gomorra, le due città bibliche distrutte da Dio per i loro peccati.

Ma vi è qualcosa di vero dietro questo mito? La risposta sarà sorprendente e oggi andremo a scoprirla insieme.

Iniziamo da quello che generalmente si sa su questo evento biblico. La maggior parte delle persone associa Sodoma e Gomorra a due città di peccatori e idolatri, puniti da Dio in persona per le loro gravi colpe. Da questo racconto in molti hanno speculato per vedere, nei peccati delle due città, ciò che faceva più comodo. Ad esempio, in questo passo biblico alcuni vi vedono una ferma e totale condanna all’omosessualità.

Tutto ciò ha invero del sorprendente giacché se si legge la Bibbia ne viene fuori un racconto estremamente diverso da ciò che è presente nell’immaginario collettivo.

Innanzitutto, scopriamo immediatamente che le città interessante all’evento non sono due, bensì cinque: Sodoma, Gomorra, Adma, Zoar e Zeboin. Queste città, definite Pentapoli o città della pianura, erano situate sulla riva del fiume Giordano, a est di Canaan. Al momento, gli scavi archeologici nella regione hanno individuato diversi possibili siti che corrisponderebbero alla collocazione delle antiche città. Questo semplice aspetto già ci porta a credere che tali centri urbani esistettero realmente e che non rappresentano solo un espediente narrativo. Andando avanti nella lettura biblica, troviamo subito molte altre informazioni sulle città.

In Genesi 14,1-11 vengono infatti nominate tutte e cinque le città con annessi i nomi dei loro re. Nello specifico viene narrata di una lunga guerra che sarebbe intercorsa tra i centri urbani, chiamata “Guerra della valle di Siddim”. Il fatto che questo fatto venga narrato evince che tali centri erano particolarmente importanti per l’epoca, questo grazie anche alla loro posizione strategica. E sembra proprio la strategia e la politica nascondersi dietro l’ira di Dio.

In Deuteronomio 29, 15-26 è Mosè in persona, parlando al popolo, che spiega il motivo della distruzione della città:

“Perché hanno abbandonato l’alleanza di Yaweh, elohim dei loro padri, che egli aveva stabilito con loro, quando li ha fatti uscire dalla terra d’Egitto, e perché sono andati a servire altri elohim, prostrandosi dinnanzi a loro: elohim che essi non avevano conosciuto…”

In breve, le città avevano la colpa non di essere peccatrici, bensì di aver cambiato alleanza politico-militare. E’ indubbio, infatti, che tutto ciò pare totalmente sensato se si legge con attenzione la Bibbia. In varie parti del racconto, Yaweh (tradotto con Signore o Eterno) è tremendamente geloso del popolo che gli è stato affidato e non esita a sterminare chiunque lo tradisca.

Ciò che avviene a questo punto ci offre, ammesso che ve ne sia bisogno, un’ulteriore conferma che i peccati sessuali o morali non avessero influito minimamente nella decisione di Yaweh di condannare le città.

Quando il Dio di Abramo (sempre Yaweh) comunica al patriarca le sue intenzione, questi intercede per le due città cercando di far desistere Yaweh dal suo proposito. Egli allora dichiara che invierà i suoi “angeli” (in verità due individui maschi e non esseri spirituali) nelle città, con la promessa che, se questi avessero trovato almeno 10 persone giuste, le città sarebbero state risparmiate.

I due individui si recarono allora a casa di Lot, nipote di Abramo, per intimargli di lasciare la città e salvarsi con la sua famiglia, ma vengono assaliti dagli abitanti che vogliono fare i pezzi i due messaggeri. Lot a questo punto offre agli assalitori le sue due figlie vergini, in modo che fossero usate a piacimento dagli aggressori per sfogare la propria ira.

Questo fatto, incredibile e inumano secondo noi, rispecchia in realtà una pratica e un modus di pensiero diffuso in tutto l’antico testamento. Figli, madri, padri e mogli non erano nulla in confronto agli elohim che spesso se li facevano sacrificare come prova di lealtà.

Tornando al racconto, alla fine Lot scappa con sua moglie e le due figlie, ma sua moglie non è abbastanza veloce. In Genesi 19,26 si dice che:

“Ora la moglie di Lot guardò indietro e divenne una statua di sale”

Questo versetto pare suggerire che la moglie di Lot morì a causa dell’energia prodotta durante l’esplosione, ma è la descrizione della sua morte ad essere curiosa. Il fatto che venga descritta ad una statua di sale non è nuovo nei testi antichi. In un racconto dei nativi precolombiani, viene descritta una scena simile parlando di Viracocha, la divinità principale di quelle terre. Quando Viracocha si infuria, infatti, egli fa scaturire un possente fuoco dal cielo che trasforma le persone in statue.

Per finire il racconto biblico e la moralità ad esso associata, vi basta continuare a leggere Genesi. Nei passi successivi le due figlie di Lot decidono di ubriacare il proprio padre e di giacere a turno con lui, in modo da rimanere incinte e proseguire la discendenza paterna. Questo fatto per noi abominevole non viene in alcun modo condannato, passa anzi come una normalità.

A questo punto, dopo aver messo da parte le letture morali del passo, è bene concentrarsi sulla distruzione delle città e sulla loro descrizione. Genesi 19,24-25:

“Yaweh fece piovere dal cielo sopra Sodoma e Gomorra zolfo e fuoco provenienti da Yaweh. Distrusse queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo”

Come possiamo evincere da questo passo, la distruzione di Dio non è qualcosa che lo stesso Dio può controllare. Egli, infatti, non annienta le persone colpevoli bensì ogni cosa sul proprio cammino, compresi animali e vegetazione. Più che un atto divino pare un atto militare di rappresaglia. Essendo Dio onnipotente, avrebbe potuto semplicemente far svanire i malvagi e lasciare intatto tutto il resto… Il dubbio è lecito.

Ma la distruzione di Dio non si ferma all’immediato. Nei testi extra biblici si dice che i territori di Sodoma e Gomorra restarono invivibili per secoli, sia per gli uomini che per le piante. Se non stessimo leggendo un testo di migliaia di anni fa, potremmo parlare di un’esplosione nucleare, questo sia per la descrizione, sia per gli effetti sul territorio.

Ad oggi gli scienziati ipotizzano che su quelle città si sia abbattuto un meteorite, spiegando così i detriti radioattive e le prove di immensa energia esplosa presenti in quei territori.

Certamente questa spiegazione appare molto razionale e scientifica, ma non dobbiamo dimenticare che molti testi antichi ci parlano di cosiddette “armi del terrore” utilizzate dagli antichi dei per punire gli uomini.