Il Concetto di Energia Vitale e la Scienza

Il Giornale Online

Oriente e Occidente

Molti studi vengono fatti (anche in Cina) per riuscire a dare un supporto scientifico alla Medicina Cinese. Si sta tentando ripetutamente di inglobare nel sapere scientifico concetti che appartengono ad una tradizione del tutto differente. Non voglio dire che non si debbano fare studi comparativi, però ritengo e sostengo vivamente che queste ricerche dovrebbero rimanere delle analisi multiculturali rispettose, senza forzature ed egocentrismo culturale. Ogni cultura è una lente attraverso cui guardare il mondo. Se intendo capire come un cinese del passato vedesse gli avvenimenti del mondo, non posso continuare a rimanere fermo dietro le mie lenti, considerandole le uniche o le migliori, ma occorre che con modestia e rispetto mi ponga dietro di lui e cerchi di scorgere i colori che lui stesso vede. E scoprire quanto ho da imparare. In pragmatismo ed empirismo come quella della Cina antica, non avrebbe avuto alcun senso addurre conferme “scientifiche” dell’esistenza del Qì. Esso c’è, è efficace e si utilizza; nulla più. Tsuda, Maestro giapponese di Aikido, afferma: «Se l’esistenza del ki fosse provata con rigorosi strumenti scientifici, direi che non si tratta del ki. Il ki è un problema di “messa in situazione” e non di esistenza. È la ragione per cui è difficile, o diciamo pure impossibile, sottoporre il ki a studi scientifici. Se la messa in situazione viene accettata ed effettuata in modo perfetto, c’è scorrere del ki».

Noi consideriamo come utilizzabile solo ciò che ha subìto un lungo processo dimostrativo secondo i canoni della sperimentazione: misurare, analizzare, dividere, scomporre, denaturare e ripetere. Eppure il concetto di Qì accompagna la civiltà cinese fin dai suoi albori, è stato ampiamente utilizzato – e con successo – ma mai è stato dimostrato. Ciò che si decreta come “vero” non è altro che un’immagine del Vero, una delle sue manifestazioni. Non potremo cogliere l’essenza della Verità con un tale modo di procedere. Ci avviciniamo alla profonda saggezza del Buddismo: il mondo delle idee, della ragione o della razionalità non è altro che una fallace rappresentazione. È un inganno della mente. Lo spirito orientale ci insegna a cedere e ad ascoltare ciò che accade. La Meditazione è questo. Nell’abbandono totale, ci si immerge nei flussi del Cosmo, flussi di Energia.
La vera conoscenza deriva dall’ascolto della Natura, dalle intuizioni folgoranti, dalle molteplici “illuminazioni” che scuotono l’animo. Tutto il resto è solo un gioco della ragione, un’illusione. Nella tradizione cinese, la figura dello sciamano rappresentava nel contempo una sorta di sacerdote ed anche di guaritore. Un individuo dotato di particolari influenze sulla Natura e sul corso degli eventi. Il Dao Shi (il Maestro del Dao) era colui che possedeva le conoscenze divine, il detentore dei riti ed infine delle Arti del Soffio. Un essere in comunicazione con il Cielo, la Terra e l’Umano. In grado di “muovere le Energie” attraverso il suo Spirito, Shen, ed il suo Potere Spirituale, Ling, agendo sui movimenti dell’Energia, Qì. Ma questo non è forse vero anche per la storia di molti altri popoli? La radice della magia e della religione sembra essere la medesima. Anche il vocabolo religione, in fin dei conti sottende l’idea di legame universale, concetto basilare per l’Oriente e ben rappresentato dalla funzione del Qì. L’esistenza di una forza legante, presente in natura, è comune ad ogni cultura e fa parte di quel bagaglio di conoscenze ataviche, proprie dell’essere umano in quanto tale.

I cinesi già dall’antichità, hanno sempre narrato con rimpianto di una sorta di epoca d’oro, in cui tutti gli uomini vivevano in felicità, in salute e con un dialogo costante e pieno con la Natura, o il Dao. In un secondo momento – si racconta – gli uomini persero tutto questo, si staccarono dall’ordine delle cose, non rispettarono più le leggi del Cosmo e divennero ottusi ed infelici. Diedero sempre più valore all’azione, ai riti, allo studio ed alla ricerca della verità – che così facendo gli sfuggiva sempre più invece di essere più vicina. Ma la Verità non la si cerca, la si ascolta: questa è la saggezza della scuola del Dao. Ritengo d’obbligo, anche in virtù di un procedere veramente scientifico, porsi una domanda: se fossero le spiegazioni razionali ad essere un modo di esorcizzare una verità inaccettabile per gl’individui che hanno perso il dialogo con la Natura? Se fossero questi ultimi ad essere ciechi di fronte a qualcosa che sfugge loro? L’enorme valore della tradizione cinese risiede nel fatto che il sapere energetico è sistematizzato ed elaborato come non mai, ed inoltre, tramite i precetti delle Tecniche di Lunga Vita e della Medicina Classica, tutti possono trarre giovamento.

Dal Dao Yin al Taiji all’Agopuntura, tutti possono vedere i cambiamenti che hanno luogo ed arrivare a sentire la presenza del Soffio di Vita. Certamente, chi è più sensibile e “portato” andrà oltre e potrà re-instaurare il dialogo con la Natura e, magari – con gli insegnamenti spirituali e con l’abbandono alla Meditazione – potrà condividere quella Verità trascendente che ai più sfugge.

In sostanza, la comprensione del Qì deve passare per quella “messa in situazione” a cui accennava il Maestro Tsuda. Che è la stessa cosa della “messa in relazione” che più volte l’Eyssalet nomina nelle sue opere e nei suoi discorsi e ancora (seppur in maniera differente) considerata da Einstein fondamentale per la fisica. In qualunque modo e ad ogni grado, essa è dialogo: con sé stessi, con il corpo, con gli altri e con il mondo. E il dialogo più genuino è uno scambio. Si fonda sull’apertura e sulla fiducia reciproca. Il mondo della Conoscenza Trascendentale è il mondo della Relazione. Ci si cala nella situazione profondamente. Il mondo della conoscenza razionale è quello della messa a distanza degli eventi, per “poterli osservare meglio”. Il distacco (la dualità) ne è il punto di partenza e così ne rimarrà anche l’esito inesorabile.

Marcello Schmid

Fonte: http://www.solaris.it/indexprima.asp?Articolo=1465
Vedi: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1193556/