Intorno all'LHC

Il Giornale Online
di Vittorio D'Ascanio

(Questo scritto è del novembre 2008 e si riferisce all’ottobre dello stesso anno.)

Nello scorso mese di ottobre (2008) si è molto parlato dei nuovi esperimenti con l’acceleratore LHC realizzato dal CERN allo scopo di far collidere frontalmente due fasci di particelle subatomiche cariche, entrambi accelerati quasi alla velocità della luce. Tale evento avrebbe dovuto ricreare nel punto dell’impatto un picco di energia a livello di quello dell’universo nei suoi primi istanti dopo il big bang, con la possibile materializzazione della “particella di Dio” connessa al concetto della massa, invano cercata dai fisici a conferma delle loro teorie. Alcuni hanno ipotizzato che tale esperimento, poi rimandato per un guasto, potesse creare, per compressione, un micro buco nero potenzialmente in grado di inghiottire il sistema solare. Naturalmente sono sorte polemiche e discussioni utilissime a richiamare l’attenzione del pubblico sui grandi problemi della conoscenza. Ovviamente anch’io mi sono interessato, nei miei limiti di dilettante, cercando di trovare connessioni con le mie idee sulla gravità, di cui mi interesso, inutilmente, da oltre mezzo secolo.

In un mio articolo del lontano 1961, infatti, intitolato: “Alcune considerazioni sui campi gravitazionali” già dicevo che il campo gravitazionale della terra, secondo il mio parere da dilettante, doveva essere originato prevalentemente dalla particolare natura della materia del nucleo terrestre. Mi chiedevo anzi se non potesse essere costituito da antimateria. Poi, pensando alla incompatibilità assoluta fra materia e antimateria ripiegai su una forma speciale di materia superdensa. Da qualche tempo sembra che un tale tipo di materia esista. Si tratta dell’elemento 115, previsto ma non ancora scoperto o sintetizzato, caratterizzato da un forte campo gravitazionale intrinseco. (una specie di “magnete gravitazionale naturale” capace di attrarre tutti i corpi, non solo quelli ferromagnetici).

Da altri indizi, però, mi sembra più probabile l’esistenza di un sistema più complesso: al centro della terra potrebbe esistere veramente un piccolissimo buco nero, (materia-antimateria allo stato quantico indeterminato, ossia una entità squisitamente gravitazionale, come era quella dell’uovo cosmico prima dell’espansione), imprigionato da un involucro di elemento 115 in funzione di contenitore e, all’esterno di esso, la materia ordinaria.

Oltre che una ipotesi sulla genesi e sulla struttura dei corpi celesti, potrebbe descrivere:

IL CONCETTO DELL’AMPLIFICATORE GRAVITAZIONALE

In tale sistema la materia ordinaria tende a precipitare sul buco nero ma ne è impedita dallo strato intermedio di elemento 115 su cui galleggia. Praticamente un transistor autoalimentato, in cui la materia ordinaria esterna funge da emettitore, l’elemento 115 da base, il buco nero da collettore. Il normale transistor è un sistema elettronico formato da strati alternati d cristalli semiconduttori “drogati” ossia con eccesso o carenza di elettroni (NPN o PNP). Serve, di norma, a creare e controllare i flussi elettronici nei circuiti e relativi campi magnetici artificiali. Alla base della nostra tecnologia. L’amplificatore gravitazionale invece, impiegando vari tipi materia, ognuno con le sue proprietà gravitazionali, sfrutta, manipola e amplifica l’energia gravitazionale per creare campi gravitazionali artificiali. (Buchi neri artificiali). Tali sistemi possono essere piccolissimi (microscopici) ed esistere in forma aggregata.

Ciò consente, in natura, la regolazione del campo gravitazionale delle stelle con i loro sistemi planetari, (controllandone anche la reazione energetica) e, cosa anch’essa importante, di catturare e neutralizzare eventuali buchi neri vaganti nello spazio, anche quelli eventualmente generati artificialmente da scienziati avventurosi. Naturalmente prima di creare buchi neri bisognerebbe cercare di capirli e trovare il modo di contenerli e maneggiarli. Magari per mezzo dell’elemento 115 come, probabilmente, appunto, fa la natura.

Fenomeni di questo genere e di questo livello potrebbero essere benissimo utilizzati da civiltà aliene avanzate, e sarebbero in grado di spiegare perfettamente l’esistenza e le prestazioni delle loro astronavi che, pur in tante forme e dimensioni sembrano funzionare tutte sullo stesso principio basato sulla gravità. Come già dicevo nella mia descrizione del veicolo MHD, 30 anni fa: “l’uomo, per andare nello spazio deve copiare i sistemi energetici e le strutture dei corpi celesti”.

Naturalmente un amplificatore oltre che amplificare (potenziare) i fenomeni può essere usato per controllarli o per GENERARLI facendolo funzionare, creando un opportuno accoppiamento positivo fra l’ingresso e l’uscita, da OSCILLATORE. Il reattore autoscillante MHD tratteggiato nel mio articolo:

LA GRAVITA’ PRIMARIA descrive un sistema di questo genere. Tutto sommato sono concetti abbastanza semplici, almeno in teoria. Come già detto, i popoli delle stelle, pur essendo di tantissime razze, sembrano tutti utilizzare la gravità. Sia a scopo di sostentazione (antigravità) che di movimento nello spazio ( movimento di PROIEZIONE non di TRASLAZIONE come noi intendiamo). Evidentemente è una strada obbligata. Semplicemente potremmo dire che mentre la nostra è ancora una “civiltà elettromagnetica” (iniziata quando l’uomo ha imparato ad accendere il fuoco), altri popoli dell’universo sono sfolgoranti

CIVILTA’ GRAVITAZIONALI

Gli scienziati stanno scoprendo solo ora nuovi sistemi gravitazionali, (vedasi sull’ultimo numero di dicembre 2009) di “LE SCIENZE dallo SCIENTIFIC AMERICAN l’articolo intitolato “STELLE NERE NON BUCHI NERI” in cui vengono descritti diversi tipi di tali oggetti). Finora un buco nero veniva considerato un sistema gravitazionale estremo in grado di catturare la materia e la luce circostante comprimendola in una forma e in uno spazio matematicamente inconcepibile. Nell’articolo in parola si afferma, invece, che esistono altri sistemi definite “stelle nere” il cui campo è meno intenso . In esse non si forma l’orizzonte degli eventi oltrepassato il quale la materia e l’energia smettono di esistere assieme all’informazione che contengono.
Cosa, per i fisici, difficile da accettare. Al posto di tale orizzonte si crea uno strato intermedio, (probabilmente costituito da materia simile all’elemento 115), che impedisce alla materia ordinaria circostante di precipitare sul nucleo interno (buco nero), pur tenendola ad esso fortemente legata. Ritornando al concetto di amplificatore gravitazionale paragonato ad un transistor possiamo ragionevolmente supporre che la natura usa il sistema per assemblare e far esistere i corpi celesti e per regolare con precisione i loro campi gravitazionali. Anche nel pianeta Terra, lo ripeto, possiamo ipotizzare che al centro vi sia un mini buco nero in funzione di collettore (nucleo di materia/antimateria allo stato quantico/indeterminato come nell’uovo cosmico), contornato da un involucro contenitore di elemento 115 (in funzione di base), ed infine, all’esterno, la materia ordinaria in funzione di emettitore.

Un perfetto sistema in grado di autosostenersi e di modulare l’intensità del campo gravitazionale del pianeta. Come dire che i sistemi gravitazionali, almeno i più importanti, non sono entità statiche determinate solo dalla loro massa, ma entità dinamiche. Anche se di norma sono in condizioni di equilibrio. Naturalmente qualche volta i transistor vanno in “corto circuito” richiamando pericolosamente tutta l’energia disponibile. In tale contesto il classico mostruoso buco nero nella sua forma estrema è semplicemente un transistor gravitazionale in corto circuito. Di solito i progettisti prevedono circuiti di protezione in grado di limitare e recuperare l’energia in gioco. Cercare di scoprire come, potrà essere molto stimolante.

QUALCHE IDEA SULL’ELEMENTO 115.

Sappiamo che l’umanità ha avuto l’opportunità di ottenere l’energia di scissione perché la natura gli ha conservato una piccola quantità di U235 instabile nel reticolo atomico del più stabile U238. Altrimenti dell’U235, decaduto da miliardi anni, non avrebbe avuto neanche l’idea. Alla stessa maniera nell’elemento 115 potrebbe essere rimasto imprigionato indissolubilmente qualche attributo gravitazionale dell’uovo cosmico, come punti materiali superdensi, magari la fantomatica particella divina, o infinitesimi buchi neri integrati.

Si spiegherebbe così perfettamente il suo campo gravitazionale intrinseco,(non così intenso come quello dei buchi neri, naturalmente), e la sua capacità di “confinare” consentendo la realizzazione del reattore MHD a cavità risonante in grado di schiacciare le “g-cell contenenti i componenti subnucleari quantici della materia convertendola completamente in energia separandola dalla gabbia della gravità primaria che li contiene. Se è valida l’ipotesi delle g-cell, da me descritte nell’ altro mio studio: LA GRAVITA’ PRIMARIA (sulla rete), sarebbe essenzialmente una reazione materia-antimateria imprigionate entrambe in modo quantico nelle stesse dalla gravità. Detta energia sotto la forma di onde MHD defluendo dal reattore in una guida d’onda trasporta anche la gravità primaria dell’atomo nell’amplificatore gravitazionale per creare e alimentare il mini buco nero artificiale, (e relativo campo gravitazionale artificiale), tenendolo sotto controllo.

Come già accennato, se sufficientemente intensi e opportunamente configurati, tali campi, compensando la distorsione che subiscono gli atomi dei corpi immersi nel campo gravitazionale di un pianeta possono farli rimanere sospesi. Un eccesso di compensazione possono farli “cadere” verso l’alto o in qualsiasi altra direzione. (Antigravità). Raggiungendo il livello di un buco nero possono rendere accessibile la propulsione a curvatura. Basta che sia asimmetrico al fine di “mangiare” lo spazio davanti alla prora della nave spaziale, rilasciandolo dalla parte opposta. Detta astronave che deve avere un secondo campo gravitazionale di servizio a protezione della sua struttura, affinché l’abitacolo conservi la sua simmetria, proteggendo l’equipaggio, (come un sommergibile che deve prima di tutto, con lo scafo, resistere alla pressione), si comporterebbe come una bolla spaziale in movimento.

Dato che nei buchi neri il tempo è praticamente fermo, i viaggi, (probabilmente una successione di salti randomici), risulterebbero pressoché istantanei. I cosmonauti al centro del campo di servizio opportunamente configurato per compensare le sollecitazioni, nemmeno si accorgerebbero delle accelerazioni. Anche il fisico Lazar che dice di aver lavorato su navicelle aliene presso l’area 51 oltre che di reattori MHD ha parlato di amplificatori gravitazionali. Il principio l’ho esposto sopra. Aggiungo che la intensa e cangiante luminosità emessa dagli UFO può essere spiegata come radiazione di HAWKING. Gli ufo, infatti, non emettono semplicemente luce: sembrano fatti di luce. Detta luce può variare di frequenza (colore), fino a risultare invisibile all’occhio umano. Anche la loro forma simile ad una antenna parabolica sembra funzionale a rapportarsi con i campi di energia dello spazio.

Maggiori informazioni sarebbero deducibili dalle descrizioni dell’atomo, del reattore e del veicolo spaziale MHD, da me, a grandi linee, già illustrate negli anni 70. Studi che, scoraggiato e offeso dalle incomprensioni, distrussi nel tentativo di rimuoverli dalla mia mente. Fu inutile il programma è di quelli che non si possono rimuovere. Il cervello lavora automaticamente e memorizza.

Solo di recente ho iniziato a trasferirle all’esterno sul mio portatile riciclato. in attesa di trovare il coraggio di metterle in rete dove dovrebbero rimanere conservati in attesa di qualche improbabile evento. Tanto per descrivere la precarietà e l’incertezza della situazione tuttora “congelata” nell’indifferenza generale. In un panorama tanto nebuloso, l’unica certezza è che l’Umanità ha perso già almeno 30 anni per avviarsi a diventare anch’essa una sfavillante “civiltà gravitazionale”. Traguardo che, naturalmente è ancora alla sua portata se, vincendo la sua inerzia intellettuale e la barriera di oscurantismo dei militari e delle multinazionali della difesa impegnate a preparare le guerre stellari, inizierà il suo cammino verso il futuro. La conquista dello spazio non è ancora iniziata. E’ un prodotto della mente, non una questione di razzi. Caro lettore, ci sei ancora? Gli argomenti che abbiamo appena sfiorati non sono fantascienza ma anticipazioni del futuro. Un futuro che già esiste. Non solo nella mia mente. Riempie l’intero Universo.

MA RITORNIAMO ALL’ESPERIMENTO LHC

Intanto oserei rispettosamente far notare che non mi pare tanto innovativo. Nelle nostre case vi sono miliardi di sistemi simili: il vecchio caro tubo catodico è un perfetto acceleratore di particelle. In esso vi sono addirittura tre “cannoni” che sparano altrettanti fascetti di elettroni sullo schermo per ricostruire le immagini televisive. Detti fascetti vengono modulati, accelerati, focalizzati e curvati con estrema precisione all’interno del tubo a vuoto spinto per mezzo di campi elettrici e magnetici. Colpendo lo schermo ne eccitano con altrettanta precisione i puntini di “fosforo” in perfetta sincronia con quelli della telecamera trasmittente riproducendo con milioni di faville elettroniche colorate il magico mosaico delle immagini televisive. Nel sistema LHC sostanzialmente avvengono gli stessi fenomeni. Naturalmente nel sistema LHC i protoni vengono accelerati per 27 chilometri, (nei tubi catodici gli elettroni percorrono al massimo circa 70 cm), ed ha bisogno di campi magnetici estremamente intensi quindi di elettromagneti con bobine superconduttrici che poi devono essere sincronizzati anche con i rivelatori dei fenomeni e con i computer che tentano di decifrarli. (Non è così semplice e istantaneo come ricomporre una immagine televisiva).

Anche mantenere il vuoto spinto all’interno di una galleria lunga 27 chilometri, a temperature vicine allo zero assoluto presuppone la risoluzione di formidabili problemi tecnologici. Al limite dell’arte. Si tratta, però, pur sempre di una fionda elettromagnetica, ( accumulo di grande quantità di energia di basso livello). L’evento straordinario, la creazione della divina particella o del buco nero artificiale è del tutto ipotetica. Come la probabilità di rilevarla. Anche se la matematica lo lascia sperare. Comprimere i protoni fino a ottenere buchi neri, infatti, fenomeno classificabile quantomeno fra quelli della forza forte, non può essere ottenuto direttamente da sistemi elettromagnetici, ma sempre, indirettamente, DALLA GRAVITA’ sfruttando il picco finale di energia INERZIALE/GRAVITAZIONALE delle particelle in collisione. A condizione, ritengo, che abbiano una struttura complessa in grado di interagire e integrarsi. E’ lo stesso fenomeno inerziale che provoca la reazione nucleare nei proiettili ad uranio impoverito. I pochi atomi di U235, altrimenti, in assenza di decelerazione, sarebbero incapaci di reagire. Personalmente, come ho gia detto, sono convinto che la trasformazione completa della materia in energia e successivamente di tale energia in materia alla densità di un buco nero, lo si potrà ottenere solo sfruttando l’eccesso di gravità contenuta nell’elemento 115, con il reattore autoscillante a cavità risonante di tipo MHD il cui principio è illustrato nel mio scritto “LA GRAVITA’ PRIMARIA. Il sito è accessibile digitando:

“http://vittoriodascanio.altervista.org”

Oppure semplicemente: vittorio d’ascanio. (Su Google). In esso viene descritto brevemente tale reattore MHD in grado di destrutturare la materia estraendo l’energia dalla gabbia gravitazionale che la contiene. Detta energia, lo ripeto, trasmessa sotto la forma di onde MHD (in apposita guida d’onda), trasporta il campo gravitazionale (come gli elettroni il campo elettromagnetico), detto campo può essere amplificato e conformato fino a creare buchi neri artificiali “intelligenti” allo scopo di sostentazione (antigravità) e propulsione a “curvatura”. L’elemento 115 con il suo campo gravitazionale naturale è essenziale per innescare e confinare i fenomeni. (I campi elettromagnetici sono inadeguati), e per consentire la realizzazione dei reattori e degli amplificatori gravitazionali allo scopo di avere campi gravitazionali estremamente intensi (buchi neri artificiali), nelle volute configurazioni. Come sopra indicato in linea di principio. I curiosi sono gentilmente invitati a visitare il mio sito e a leggere tutto il contenuto, non solo le prime due pagine. Anche quelle sulle trasmutazioni. Ancora più importanti per iniziare a prendere coscienza di noi stessi e del nostro posto nell’universo.

Questi miei scritti possono apparire, in modo. simpatico mi auguro, sottilmente arroganti e provocatori. Per la verità, nella rete doveva andare un riassunto alleggerito: senza quei paragrafi eccessivamente critici o audaci come “il secolo della chimica e idee aliene sul cervello”, destinati a rimanere riservati o ad essere sviluppati e pubblicati successivamente in altro contesto. Purtroppo, per inesperienza informatica, sulla rete è finita (per errore, quindi), la versione integrale. Tanto a significare che non avevo intenzione di offendere alcuno e che non sono arrogante come potrei sembrare. Anche se la fisica, con le sue pretese di capire l’universo, è per sua natura arrogante. Per il lettore, comunque disporre della versione integrale, con la sequenza completa dei suoi ragionamenti è, indubbiamente, un vantaggio.

Qualche osservazione irrispettosa sulla Scienza Ufficiale (che mi ha ignorato 50 anni) aveva solo lo scopo di richiamare l’attenzione. Me ne scuso pur confermando quanto ho scritto. In data odierna (gennaio 2010), i miei siti hanno avuto oltre 6000 visitatori. Purtroppo i commenti sono stati pochissimi e anonimi. Considerando che di questi argomenti si sono interessati personaggi come Galilei, Newton, Einstein speravo destassero un minimo di attenzione. Anche da qualche esperto. Deluso, ovviamente. ma anche convinto che le mie idee contengono, incomplete come sono, i semi della fisica e della biologia del ventunesimo secolo continuerò a pubblicarle. Pubblicandole avranno il diritto di esistere e di dare inizio alla trasformazione dell’attuale civiltà elettromagnetica nella “civiltà gravitazionale” che porterà l’uomo fra le civiltà della galassia. Le idee come le valanghe, una volta partite, non possono essere fermate.

Chi le ignora rischia di essere travolto e di finire fra i detriti della storia. . Gradita, comunque, l’occasione per ringraziare i visitatori di Roma, (migliaia). Il folto gruppo di Chieti, i visitatori di Dublino, Stoccolma, Berlino e tutti gli altri sparsi nel mondo. Un ringraziamento al gruppo irlandese: l’unico che ha inserito qualche cauto commento. Purtroppo il traduttore elettronico non mi permette di capire “lo spirito” delle loro osservazioni. Un linguaggio più elementare e diretto, magari in italiano e non anonimo, sarebbe utile per ”aggiustare” qualcuna delle mie idee che, lo so benissimo. sono solo ipotesi da discutere e sviluppare. Al momento più che impostare i problemi e pubblicarli non posso. Le soluzioni arriveranno dopo e saranno tanto migliori e rapide se saranno disponibili dati e osservazioni. Al legittimamente curioso di sapere risponderò prossimamente.

Un grazie particolare a GOOGLE, (dalla cui città mi sono arrivati molti visitatori), che mi ha dato fiducia mettendo spontaneamente in evidenza il mio sito facilitandone l’accesso.

Fonte: http://vittoriodascanio.altervista.org/index.php?idCor=12&idArt=39
Vedi: https://www.altrogiornale.org/news.php?item.6241.8