Mappati per la prima volta i "geni silenziosi"

Il Giornale Online
La scoperta può portare a sviluppi imprevedibili, tra cui capire come l'ambiente – cibo, stress, inquinamento – interagisce con i geni

Ricercatori della Duke University, a Washington, hanno mappato la catena dei cosiddetti “geni silenziosi”, quei geni che finora si pensava non avessero funzioni apparenti. Invece sì. Molto probabilmente hanno un ruolo fondamentale, e negativo: non attivano i meccanismi di difesa al sopraggiungere di malattie anche importanti come il cancro o il diabete.
Gli scienziati ritengono che la mappa dei “silenziosi” sia formata da circa 200 geni. Finora ne erano stati verificati solo 40, i ricercatori Usa ne hanno identificati altri 156. Sono convinti che abbiano una funzione profonda riguardo alla salute delle persone. In questo senso: solitamente ogni bambino eredita da ciascuno dei genitori una copia dei loro geni.

Entrambe queste copie sono attive, programmate cioè per “accendersi” tutte le volte che ce n'è bisogno, e se una delle delle copie smette di lavorare correttamente è l'altra, la copia di “backup”, ad attivarsi automaticamente. Ma nel caso in cui – come succede – alcune persone ereditino una copia attiva solo dalla madre (o solo dal padre) il cosiddetto imprinting genetico fa saltare questa questa funzione di back up. Se la copia attiva si guasta, quella silenziosa non interviene in suo soccorso, non si “accende”. Significa che restano spenti gli interruttori che attivano i conseguenti meccanismi di difesa. In altre parole, ci si ammala.

''E' come se – geneticamente parlando – si stesse volando su un bimotore con uno dei due motori spento – ha spiegato Randy Jirtle, del gruppo di ricerca della Duke -. Nel caso in cui anche l'altro si spenga, l'aereo cade. In termini genetici, se è silenzioso uno dei due geni capaci di attivare l'inibizione di un tumore, e l'altro si rompe, quella persona sarà molto più esposta al cancro”.

L'aver messo a punto una mappa dei geni silenziosi può rappresentare la base di partenza di ricerche dagli sviluppi imprevedibili. Può cioè aiutare a capire come l'ambiente – cibo, stress, inquinamento – interagisce con i geni. ''Ora è come se avessimo in mano una gallina dalle uova d'oro” ha commentato Randy Jirtle, uno degli autori dello studio, pubblicato sul journal Genome Research. ''Alcune sono davvero d'oro, altre sono finte. Dobbiamo capire come fare per cogliere solo quelle vere''.

11 dicembre 2007
Fonte: newton.corriere.it