Prove archeologiche e storiche dei continenti scomparsi: Lemuria, Mu e Atlantide II parte

Lemuria: un laboratorio di umanità o una civiltà avanzata?

Lemuria

I Commentari a Le stanze di Dzyan narrano che Lemuria era il terzo continente. Questo nome fu coniato da M.P.L. Sclater sulla base di ricerche zoologiche: trovando esemplari di scimmie chiamate lemuri in Madagascar decise di denominare Lemuria questo continente ma c’è anche chi sostiene che il termine Lemuria possa essere associato al termine lemuri che in antico romano significava fantasmi.

Generalmente si ritiene che Lemuria sia antecedente ad Atlantide e che sia stata una civiltà avanzata. Questo continente partiva dal Madagascar per giungere fino all’Australia. Il Madagascar è infatti noto per la diversità della flora e della fauna rispetto al resto dell’Africa. Stando alle teorie di Elliot Scott la popolazione lemure era tutt’altro che avanzata, anzi, non era neanche molto umana, tuttavia i lemuri erano dotati di una certa cultura.

La Lemuria poteva quindi essere un’isola su cui si sperimentavano gli uomini, non a caso alcuni studiosi ritengono che gli uomini primitivi siano “esperimenti mal riusciti” allo scopo di creare una razza umana e che noi non siamo scimmie evolute, bensì le scimmie sarebbero umani mal riusciti o involuti.

Elliot Scott ci dice che i lemuri erano giganti e anche gli atlantidei lo erano.

Molto probabilmente, quindi, furono i lemuri a costruire le statue dell’isola di Pasqua e se così è stato significa che malgrado le sembianze animali una certa intelligenza e capacità era posseduta da questi individui[1]. Lemuria sarebbe poi sprofondata ma una parte di essa si salvò e questa parte contribuì alla formazione di Mu. L’esistenza di Lemuria è stata generalmente accettata:

Poiché la teoria di Lemuria guadagnò una certa importanza, cominciò ad apparire nel lavoro di altri scienziati quali Ernst Haeckel, un tassonomista tedesco che propose Lemuria come la spiegazione all’’’anello mancante”. I fossili di questo non si sarebbero potuti trovare perché sepolti in fondo al mare.

La teoria di Lemuria scomparve con l’apparire della teoria della tettonica a placche.[2]

L’ipotesi dell’esistenza di Mu non ebbe la stessa risonanza. Infatti nei Commentari a Le stanze di Dzyan, a Lemuria succede Atlantide, non Mu. Ciò può essere dovuto al fatto che i due continenti sono stati contemporanei. Infatti quando Atlantide si trovava nell’Atlantico, Mu era nel Pacifico ma stranamente nessuno la menziona.

Il continente madre: Mu

Il “mito” di Mu nasce a fine ‘800 con il colonnello Churchward (1852-1936), di origine britannica. Il colonnello, lasciata la sua carriera lavorativa, si recò in India nel 1870 e strinse amicizia con un sacerdote indiano. Entrambi erano appassionati di archeologia, così il sacerdote mostrò a Churchward delle tavolette antiche che parlavano dell’origine dell’umanità. Secondo il sacerdote queste tavolette erano sacre poiché erano state scritte dai Naacal, ovvero dai “Sacri fratelli”che venivano da un continente madre in Asia sudorientale.

Il sacerdote e l’ex colonnello tradussero tutte le tavolette e scoprirono che esse parlavano della creazione del mondo e dell’origine dell’uomo, il quale sarebbe comparso per la prima volta sul continente Mu. Dopo alcuni anni il professore e ricercatore William Niven scoprì in Messico, durante gli scavi, 2.600 tavolette che facevano riferimento a Mu.

Così Churchward, dopo aver tradotto le tavolette e aver viaggiato per trovare altri elementi validi ad avallare la sua ipotesi dell’esistenza di questo continente, tracciò la seguente storia di Mu.

Mu si trovava nell’Oceano Pacifico ed era abitata da diverse tribù governate da un re detto Ra-Mu. In Terre perdute (1999) si legge che il nome Mu deriva da regina Moo[3] che era la regina di Atlantide ma questo nome potrebbe avere anche altre origini. Il regno di Mu veniva chiamato Impero del Sole infatti i suoi abitanti (i “muani”) adoravano una divinità che venne denominata Ra il Sole, in quanto non ci si poteva riferire ad essa con il suo vero nome. Mu era popolata prevalentemente dalla razza bianca (e ciò spiegherebbe perché in America vi sono molte raffigurazioni di gente bianca, già da prima della scoperta dell’America). I muani portarono scienza, religione e commercio in tutto il mondo. Anche Mu aveva delle colonie tra cui l’impero di Mayax in America, l’impero Uighur in Asia centrale e Est europeo e regno dei Naga in Asia meridionale[4]. Mu ebbe una prima catastrofe causata da vulcani e maremoti, durante il periodo di massimo splendore. Questa catastrofe interessò la parte meridionale del continente. In seguito il continente si inabissò definitivamente 13.000 anni fa. Sopravvissero solo poche persone.

Sprofondò prima Mu e poi Atlantide (quest’ultima si inabissò 12.000 anni fa)[5].

Il continente Mu sembra essere il più importante di tutti poiché è “il continente madre” e fu coevo di Atlantide: nello stesso periodo Atlantide regnava nell’Atlantico e Mu nel Pacifico ed erano entrambe due civiltà avanzatissime che comunicavano. Tuttavia Mu non è nota come lo è Atlantide, forse perché non vi sono stati filosofi (come per Atlantide di cui ci parlò Platone) a tramandarne l’esistenza e, stranamente, non ve ne è menzione neanche ne Le stanze di Dzyan.

Tuttavia per Mu abbiamo resti archeologici validi e credo che questo sia di fondamentale importanza. Nel 1997 nei pressi dell’isola di Yonaguni (area di Okinawa) nel mar della Cina, tra Formosa e il Giappone, sono stati scoperti resti archeologici molto importanti tra cui monumenti a terrazze, appartenente ad una civiltà sprofondata nel Pacifico di cui non si ha traccia nei libri di storia ufficiali. Il resoconto di questa scoperta lo troviamo in Civiltà sommerse (2002) di Graham Hancock. I resti appartenevano ad un periodo che oscilla tra 4000 a 8000 anni fa ma alcuni studiosi ritengono che risalgano addirittura a 15.000 anni fa.

L’esistenza di una civiltà così evoluta spiegherebbe anche perché la Cina, fin dai tempi antichissimi, era così avanzata dal punto di vista tecnologico. I primi cinesi, nei tempi arcaici, possedevano addirittura un sismografo, costruito con un vaso e un sistema di leve. I cinesi inventarono la carta, avevano grandi conoscenze mediche, inventarono la bussola… tutto ciò in tempi molto antichi, non a caso i cinesi ci hanno sempre stupito per le loro ingegnose invenzioni e oggi possiamo ipotizzare che queste conoscenze possano derivare dalla cultura di Mu.

Il resoconto dettagliato di questa scoperta si trova in Civiltà sommerse (2002) di G. Hancock, il quale ha corredato la ricerca con fotografie di questi resti. I geologi che si sono immersi a Yonaguni sono tre: Masaaki Kimura, Robert Schoch (già summenzionato per le ricerche sulla Sfinge) e Wolf Wichmann e per quanto ne sa l’autore si tratta degli unici geologi che sono scesi a quelle profondità.

Questi tre geologi non hanno un’opinione condivisa. Kimura con i suoi allievi ha effettuato centinaia di immersioni e sostiene che si tratta senza dubbio di opere di origine umana e sostiene altresì che in alcuni punti sono stati ritrovati fori prodotti da strumenti simili a punteruoli. La descrizione di ciò che ha visto Kimura (una specie di sentiero pavimentato con pietre che collega le principali zone della struttura; tracce di scavi che fanno pensare a riparazioni [6]ecc.) lasciano intendere palesemente che si tratta dei resti di una civiltà. Lo stesso Kimura ritiene che questi resti appartenevano ad una civiltà avanzata.

Schoch (che si è immerso insieme allo stesso autore) invece non ha preso una posizione chiara in merito alla natura di questo monumento sommerso, ha sostenuto sia che potesse trattarsi di un monumento naturale sia che potesse essere di origine umana con fini astronomici in quanto si trova sul tropico del Cancro.

Il geologo Wichmann ha effettuato tre spedizioni e sostiene che si tratti di un’opera naturale. Kimura però ritiene che anche se dovesse essere di origine naturale, questo tipo di topografia sarebbe troppo difficile da spiegare.

L’unico archeologo che si è immerso a Yonaguni è Sundaresh che considera il monumento di origine umana.[7]

Molto probabilmente questi studiosi hanno trovato gli antichi resti di Mu. Non a caso anche in Cina esistono molte piramidi a terrazze[8].

Per quanto riguarda la storia di questo continente scomparso nel Pacifico e altre prove che dimostrano la sua esistenza, Domenico Pasquariello, autore di Grande inchiesta su Atlantide scrive:

La civiltà di Mu, oltre che dominare l’Asia, estese il suo dominio anche nell’America. Infatti non si contano le raffigurazioni, le leggende e le tradizioni degli antichi popoli mesoamericani che parlano di uomini bianchi dalle lunghe barbe e dalle ampie vesti, dotati inoltre di una avanzata tecnologia, i quali vennero in America dalla zona dell’Asia/Oceania (dove un tempo si trovava Mu) per insegnare ai nativi le arti e le scienze.

Anche steli Maya riportano una migrazione da una terra nel Pacifico al Sud America e quasi sicuramente ci si riferisce alla terra di Mu che era situata ad ovest del Sud America.

Studiosi come il geologo William Niven hanno individuato nei siti messicani di Texcoco e di Haluepantla i resti di città vecchie di 50 mila anni. Si tratta di tre città edificate l’una sull’altra che hanno tra loro resti evidenti di un diluvio e di eruzioni vulcaniche. In questi siti sono state trovate innumerevoli statuette che raffigurano uomini con i lineamenti dell’Asia meridionale e con atteggiamenti tipicamente orientali. Questi luoghi dovrebbero essere i principali siti dove si stabilirono gli uomini provenienti da Mu, siti che si trovano sepolti ad una media di nove metri sotto il terreno messicano.

Nel 1997 sono stati scoperti nelle acque dell’isola Yonaguni i resti di una antica civiltà scomparsa, quasi sicuramente l’antica civiltà di Mu. Sono i resti di una civiltà vissuta tra il 15 mila e il 10 mila a.C. e sono posti a 25 metri sotto il livello del mare al largo del Mar della Cina, nello stretto che collega il Giappone a Formosa. Si tratta di costruzioni di enormi dimensioni: quella principale è grande quanto la piramide di Cheope ed è simile alle grandiose piramidi a gradoni del medio oriente (Ziggurat). Nel complesso, le rovine si legano a quelle precolombiane e a quelle egiziane.

Ad Aguni (a nord di Yonaguni) c’è un muro gigantesco, mentre a Kerama c’è un edificio circolare, il tutto collegato da una strada.

I megaliti e le costruzioni di blocchi monolitici e giganteschi con la tecnica ad incastro sono diffuse in Sud-America, in Egitto, in Libano, in Israele, in Giappone, nel Centro-America, in Inghilterra, in Francia, ecc., come se fossero stati ereditati da una civiltà antidiluviana.[9]

Conclusione
Concludo questa ricerca con una citazione di Bürgin:

Tanto per fare un esempio, come è andata a finire una “candela d’accensione” in una pietra vecchia di 500.000 anni? Come si spiegano le impronte di perforazioni perfette in blocchi di pietra che risalgono all’Egitto dei faraoni? Laddove la scienza convenzionale non riesce a trovare spiegazioni bisogna prendere in considerazione ipotesi alternative.[10]

I resti delle antiche civiltà, progredite tanto quanto noi, o forse molto più di noi, ci sono. Basta volerle vedere.

Bibliografia:

Bürgin, L. (1998) Geheimakte Archäologie, Bettendorf, F.A. herbig Verlagsbuchhandlung GmbH, München; trad. it. (2001) Archeologia misterica, Piemme, Casale Monferrato (AL)

Consiglio dei Maya- Quiché, Popol Vuh (2006) Massari editore, Bolsena (VT)
Hancock, G. (2002) Underworld, Penguin books Ltd, UK; trad. it. (2002) Civiltà sommerse, Corbaccio, Milano
James, P.; Thorpe, N. (1999), Ancient mysteries, The Ballatine publishing group, Random house; trad. it. (2002), Terre perdute, Armenia, Milano
Pinotti, R. (2001) Atlantide, Mondadori, Milano
Platone, Tutte le opere (1977) Newton, Roma
Scott Elliot, W. (1996), Storia dell’Atlantide, Bis, Torino
Scott Elliot, W. (1997), Storia della Lemuria sommersa, Bis, Torino
Zecchini, V. (2006) Atlantide e il mistero dei continenti scomparsi, Giunti, Firenze
Articolo: Maniscalco, T. I superstiti di Atlantide pubblicato su Archeomisteri n. 35 settembre-ottobre 2007

Per approfondimenti:

Le stanze di Dzyan, Marco Valeri Editore (TO)
Blavatsky, H. P. La dottrina segreta, ETI, Vicenza
Memorie di Atlantide, pubblicato su Archeomisteri num. 33 maggio giugno 2007 (pubblicato in Internet col titolo Ciò che resta di Atlantide)

Altre fonti:

Conferenza Mito e realtà di Atlantide, Perugia, 8/2/08, a cura del C.E.A.
Conferenza Mito e realtà di Atlantide, Sulmona, 16 e 23/10/06, a cura del C.E.A

Note:

[1] Sulla copertina del testo di Scott E. Storia della Lemuria sommersa vi è raffigurata una delle statue dell’isola di Pasqua.
[2] Cit. http://it.wikipedia.org/wiki/Lemuria
[3] Cfr. James e Thorpe (1999) pag. 12
[4] Cfr. Famiglini, A. in http://www.acam.it/mu.htm
[5] Cfr. Famiglini, A. in http://www.acam.it/mu.htm
[6] Cfr. Hancock, G. (2002) pag.792
[7] Sul resoconto di Sundaresh cfr. Hancock, G. (2002) pag. 798-802
[8] Sulle piramidi cinesi cfr. Bürgin, L. (1998) pag. 164-167
[9] Cit. Pasquariello,D. http://alieniemisteri.altervista.org/Dossier_Atlantide.htm
[10] Cit. Bürgin, L. (1998) pag. 185

di Leonella Cardarelli
duepassinelmistero.com

 

Prima dell’Egitto – Prima dell’Atlantide
ISBN: 888634743X