Umberto di Grazia: sogni e precognizioni

Umberto di Grazia: sogni e precognizioni
premonitori
Umberto di Grazia

Umberto di Grazia, uno dei più noti sensitivi italiani, racconta le sue esperienze psichiche, vissute fin dall’adolescenza: la psicometria, che gli ha permesso di ritrovare degli insediamenti etruschi, i viaggi astrali e i sogni premonitori.

Uno dei sensitivi italiani che ha avuto esperienze molto importanti con i viaggi astrali (che a volte possiamo far coincidere con i sogni lucidi) è Umberto di Grazia, nato a Viterbo, ma romano d’adozione.

Per raccogliere queste esperienze, le sue e quelle di chi si rivolge a lui, ha creato una banca dati nel suo Istituto di Ricerca della Coscienza.

«Personalmente faccio questo tipo di sogni, che in realtà sono stati di sdoppiamento, nell’ultimo sonno, ed ho alcuni segnali per riconoscerli: infatti le immagini che percepisco sono simili a quelle reali, con gli stessi colori e persino gli stessi odori. Inoltre non riesco a intervenire in ciò che accade per modificare l’evento (cosa che invece si verifica nel sogno psichico).

E come se entrassi, mai visto, in un film, dove tutto accade senza di me. In questo modo ho assistito, per esempio, a un maremoto avvenuto in Colombia e all’attentato a Reagan nell’ ’81.

I miei sogni/visioni, con molti dettagli, legati sia al passato che al futuro, sono iniziati nell’adolescenza. All’inizio pensavo di essere stato influenzato dai film o da quello che avevo letto. Poi mi sono accorto che molti sogni legati alle precognizioni erano ripetitivi, che mi portavano a ritrovamenti archeologici, che poi denunciavo alla Soprintendenza delle Belle Arti.

premonitori– Una nave fenicia… a Torvajanica
Il primo sogno si svolse nel tempo, come a puntate.

A 16 anni, mentre stavo aiutando mio padre che aveva insabbiato la macchina vicino a Torvajanica, sulla litoranea di Ostia, vicino alla tenuta di Capocotta, e mentre mi sforzavo per tirar fuori la ruota, ho avuto la visione di una nave fenicia, con l’occhio sulla prua, che entrava nella macchia lì intorno…

L’ho raccontato ai miei, a mio padre, che era un generale dell’aviazione, ma non mi hanno certo creduto. Tuttavia non doveva rimanere un episodio isolato: c’è come un destino in quello che ci accade.

Quando presi il diploma di geometra, mi mandarono a lavorare proprio dentro la tenuta di Capocotta, dove c’era una parziale lottizzazione, con 600 ettari di bosco che doveva rimanere vergine, con cinghiali, cervi, e un’altra parte dove volevano fare dei canali per far entrare le barche. E lavorando lì ho visto che proprio dove si era arenata la macchina di mio padre tre anni prima in direzione di un fosso che si chiama Tellinaro, dal bagnasciuga attuale entrando dentro il mare per circa 600 metri, c’era un porto sott’acqua, che gli archeologi stavano cercando, con dei canali che venivano verso questa zona.

Facendo delle misurazioni ho visto che c’erano delle ville romane, scoprendo che effettivamente dove oggi c’è la foresta, nell’antichità arrivavano le barche. Ho quindi potuto constatare che non era un mio delirio, ma che effettivamente quello che avevo visto avevo un senso.

Questa tenuta ha una strada che la divide dall’aeroporto militare di Pratica di Mare, un aeroporto importante perché facevano sperimentazioni di aerei, dove certamente non potevo entrare, anche se era molto logico pensare che anche lì ci fossero reperti antichi.

Quando finisce quel lavoro a Capocotta, entro come ufficiale in aviazione, dove sono specializzato in meteorologia. Dopo alcuni anni, nel ’71, mi richiamano per un corso di aggiornamento, dandomi un’altra destinazione, e mi mandano come tenente (e nel ’94 diventerò capitano)… all’aeroporto di Pratica di Mare, dove ci sono anche hangar sotterranei. E vengo a sapere che anche lì avevano scoperto un insediamento romano anche più antico: infatti vennero trovato reperti del IV secolo a. Ch.».

Località etrusca (anche l’immagine sotto, a dx.)

– Specializzato in psicometria d’ambiente…

Se la mente è come una radio ricetrasmittente, può ricevere qualunque tipo di messaggio.

Ma molti sensitivi in qualche modo “si specializzano”, come se previlegiassero solo una parte degli input che arrivano, probabilmente quelli in risonanza con il loro tipo di sensibilità. Nei primi anni del suo percorso, Di Grazia ricevette molti sogni legati al ritrovamento di località etrusche.

«Da quel momenti i sogni legati all’archeologia diventarono ripetitivi.

Il sogno iniziava sempre dallo stesso punto e ogni volta si arricchiva di nuovi particolari. Finché Leo Talamonti (scrittore e ricercatore, autore di un libro in quegli anni cult, Universo proibito) mi consigliò di scriverli in modo che “si scaricassero” e da quel momento i sogni divennero più spediti.

Bene, io mi vedevo come se fossi un giovane guerriero etrusco in un grande prato di una piccola città antica, protetta da un torrente sui tre lati che faceva da un fossato difensivo. Il guerriero giovane e forte vede arrivare un altro ragazzo a cavallo, senza sella, che gli dice: “Siamo stati invasi, sono sbarcati dei guerrieri, prepariamoci a difenderci”. Poi mi vedo girare per la città, vedo le case, un sacerdote che buttava delle cose sull’acqua, un altro che fa segni agli uccelli, vedo i cani, i bambini, i dettagli, entro in una casa, in parte scavata nel terreno, e assito al rito: vengono chiamati tutti i giovani fuori dal fossato difensivo, e assisto alla cerimonia della preparazione dei guerrieri, vestiti di bianco segno per gli etruschi di lutto, a cui vengono consegnate le armi da donne e bambini.

Dopo circa nove mesi, camminando in una boscaglia nella zona di Capranica, per cercare funghi, a un certo punto mi accorgo che tutto sembra rallentato e io entro in uno stato di semi-trance e vedo che il prato finiva in un fossato difensivo, proprio come nel mio sogno.

Bene, trovo la casa semi-scavata. Registro, segnalo il tutto alla Soprintendenza, che mi dice che quella zona era già stata segnalata nell’800 da Ducan un archeologo, che aveva attribuito i reperti al Medio Evo. Ma no, gli dico, per me era etrusca.

Mi invita a cercare c’erano altri dati e io ritorno sul luogo con l’archeologa Maddalena Andreucci, che studiava quel territorio seguendo le teoria di Ducan.

Ma poi, in base ad altri ritrovamenti, come un tempio, ho chiamato altri archeologi, come Trantantin (Università di Lavalle, Quebec), e abbiamo trovato altre tombe, sorgenti etrusche vasche, cunicoli per drenare le acque. Arriva la Soprintendenza che su mia segnalazione inizia degli scavi dove abbiamo trovato il tempio e trovano altri reperti che vanno dal V secolo a. Ch. fino al II secolo dopo Ch. Praticamente ho dato storia a una zona. Da allora non ho più fatto sogni ripetitivi legati al passato».

– … e in sogni premonitori

«Invece ho iniziato ad avere sogni premonitori, che mi segnalavano incidenti nel futuro», continua di Grazia, che per qualche tempo ha collaborato anche con il gruppo Mobius, negli Stati Uniti, per mettere le sue doti al servizio del ritrovamento di siti archeologi e in un caso persino di un relitto scomparso.

«Riconoscevo la paranormalità del sogno dall’intensità delle emozioni, come se la paura delle persone che chiedevano aiuto durante un terremoto, un disastro, un grave pericolo, arrivasse dal futuro entrando in risonanza con la mia sensibilità.

Di questi sogni ne ho avuti tantissimi, circa settecento, e per alcuni con la localizzazione esatta. Per citarne qualcuno: disastro, undici giorni prima dell’incidente, avvenuto il 27 marzo 1977, ho visto due aerei che si scontravano a terra all’isola di Tenerife mentre, nel sogno, ero in cabina con il pilota del volo KLM.

Ho sognato pochi giorni prima il terremoto in Romania o il maremoto in Cile, con le barche sopra le case dei pescatori.

Da qualche anno le precognizioni si sono ridotte, mentre sono aumentate le retrocognizioni, sogni che riguardano il passato, per esempio adesso sono impegnato in una ricerca sulla localizzazione della tomba di Carlo Magno, che secondo studi importanti si troverebbe nelle Marche, tra Ancona e Fano».

Ma come si spiega la possibilità di vedere il futuro?

«Ormai sappiamo che il tempo non è quello che misuriamo con l’orologio, ma è un presente continuum e quindi non c’è il futuro come viene inteso.

Noi siamo energia fuori dal tempo e dalle misure: sappiamo che esistono almeno 11 dimensioni sovrapposte, forse 22, che cambiano a seconda delle frequenze:

quindi è possibile pensare che viviamo contemporaneamente vite diverse su universi paralleli.

E siamo tutti collegati, quindi basta che una persona si evolva per trasmettere il suo cambiamento agli altri attraverso il pensiero, le frequenze, i fotoni, evitando in qualche caso dei disastri previsti. Quindi non c’è un solo futuro, ma ci sono molte possibilità, e a seconda delle nostre azioni e del nostro modo di essere siamo ne attiriamo una piuttosto che un’altra».

karmanews.it
Immagine d’anteprima: crediti – Shutterstock