Problematiche relative ad una corretta informazione sui cerchi nel grano

Problematiche relative ad una corretta informazione sui cerchi nel grano

cerchi nel grano… e sui fenomeni misteriosi in genere.

Cari lettori di “Altro Giornale”, chi vi scrive è il fondatore del sito web cropfiles.it (dedicato ai cerchi nel grano) e autore del libro “La verità sui cerchi nel grano. Tesi e confutazioni di un fenomeno discutibile”. Probabilmente il mio punto di vista non collima con quello di questo sito o con l’opinione di buona parte dei suoi lettori. Tuttavia è proprio per questo che avrei piacere che questo articolo fosse pubblicato qui (ringraziando il sig. Galasso per questo spazio).

Perché ritengo sia bene confrontarsi con chi ha un diverso background e una opinione discorde.

Mi piacerebbe affrontare il tema della disinformazione, che temo costituisca ahimè la gran parte dell’informazione fruibile: in particolare sulla tematica dei cerchi nel grano, ma – mi pare – anche sui fenomeni misteriosi in genere.

Se non disinformazione, parliamo almeno di difficoltà di una corretta, approfondita e laica informazione. Spesso il fenomeno “misterioso” di turno, è infatti tale perché presenta un insieme più o meno consistente di elementi insoliti o curiosi. Dovrebbe allora chiamarsi fenomeno “curioso”, se non fosse che viene immancabilmente investito dalla suddetta disinformazione, da fantasiose speculazioni, o almeno dalla cronica latitanza di informazioni puntuali ed oggettive sullo stesso. Così, il fenomeno curioso, diviene “misterioso”.

Fatte salve rare eccezioni, l’assenza di un reale e serio approfondimento è comune a quotidiani, trasmissioni televisive e radiofoniche, riviste di settore, siti web. Nelle riviste e nelle organizzazioni di settore si riscontra a volte un adeguato approccio al tema, poi però fuorviato dall’imperativo di far emergere la tesi più aderente alla linea editoriale della rivista o alla politica dell’organizzazione, a loro volta legate agli interessi (morali e/o di tornaconto) di chi la rappresenta o presiede.

Le conseguenze di quest’approccio sono presto dette: dati carenti e approssimativi, parziali, controversi e contraddittori, prezzolati e via discorrendo.

Quando tutto diviene (o si vuol far divenire) aleatorio e relativo, si finiscono per alimentare la faciloneria e la confusione, irresponsabilmente date in pasto ai lettori. Il proliferare di ipotesi senza alcun fondamento scientifico, né empirico, neppure logico, porta al moltiplicarsi di ulteriori illazioni, atte a loro volta ad incrementare superficialità e caos.

Parlando di cerchi nel grano non c’è giornalista che non si incaponisca sui consueti luoghi comuni: imprecise testimonianze di personaggi improbabili; immancabili riferimenti al film “Signs”; citazione di termini altisonanti di cui si ignora il reale significato; conclusioni gratuite e sommarie su elementi che non meriterebbero simili approssimazioni. Parlando invece di ufologia, abduction, archeo-misteri etc, mi pare di poter dire che cambiano i riferimenti, ma non la sostanza.

Prendiamo le riviste c.d. ufologiche ed affini. Ogni tanto cambiano nome ma sono più o meno sempre le stesse, due manciate, dirette dai soliti noti (ancora peggio le trasmissioni televisive, in cui assistiamo a ripetitive dichiarazioni dei soliti personaggi). Difficile riscontrare un leale e serio contraddittorio, se non laddove si è costretti a replicare a qualcuno riuscito ad imporsi all’attenzione del pubblico per altre vie.

Il contraddittorio non viene quasi mai dall’interno; il dissenso tanto meno. Esiste forse una rivista ufologica o una trasmissione sui misteri, che non sia pro-UFO, o almeno un poco complottista e cospirazionista? Che non alimenti il mistero sempre e comunque su tutto?

Avete mai visto un documentario sui cerchi nel grano che non tenda ad ammantare il fenomeno di mistero?

Molti di più sono i siti web, e gli scrittori-esperti-ricercatori. Anch’essi quasi tutti schierati sulla linea del sensazionalismo ad ogni costo. Il circuito è molto ben articolato. Esiste un vasto reticolo fatto di riviste, giornali, case editrici, scrittori, ricercatori, siti web, che si muovono tutti all’interno di un ormai collaudato meccanismo di interscambi, che ormai ha vita quasi autonoma.

E’ un giro che funziona, e conviene farne parte. Non ci sarebbe niente di male se questo circuito fosse autentico, aperto (realmente) al contraddittorio, bendisposto ad accogliere una confutazione al proprio credo. Accade invece che del circuito entra a far parte solamente chi, meritevole o meno, condivide un preconcetto punto di vista. Poco importa che le sue argomentazioni siano deliranti, se portano acqua al giusto mulino. La voce discorde viene invece emarginata aprioristicamente, o peggio tacciata di essersi macchiata di quei reati di cui è portatore sano (a volte inconsapevole) proprio chi lancia l’accusa: asservimento ai propri preconcetti.

Parlando sempre di cerchi nel grano, non posso non constatare che esiste una generale tendenza, da parte di quelli che potremmo chiamare “credenti”, ad accodarsi a qualsivoglia ipotesi e percorso argomentativo, purché questo escluda la matrice umana dei glifi. I sostenitori delle varie tesi non convenzionali guardano generalmente con benevolenza quelle altrui, in parte le recepiscono e in parte le integrano con le proprie.

Questa, a ben vedere, è già di per sé una chiara ammissione di fragilità delle teorie non convenzionali, le quali hanno bisogno di riverberare le une con le altre per dare consistenza ad una misteriosità altrimenti poco credibile. Ed è ciò che fanno, attraverso il circuito di cui ho appena detto: riverberano tra loro. Se viceversa una sola tra questi tesi fosse sufficientemente solida, non avrebbe bisogno di avvalersi delle altre. I crismi della solidità in effetti possono solo essere impressi dall’evidenza scientifica. Si, la scienza. Quella scienza ufficiale – dicono i “believers” – gestita dall’establishment, per conservare uno status quo di convenienza, per occultare verità scomode (il famoso “cover-up”).

A me pare invece che l’establishment non si occupa di ufo o di cerchi nel grano più di quanto ce ne occupiamo noi tutti (appassionati a vario titolo).

Quante sono le riviste, le organizzazioni, i giornali, gli articoli, o i libri scettici in questo settore del “mistero”? Pochi. Circa un ventesimo di quelli che potremmo definire “esoterici”. Spesso con argomenti, a mio avviso, di spessore più consistente (soprattutto se parliamo di pubblicazioni scientifiche). E non sono supervisionati da capi di stato.

Le interrogazioni parlamentari che si tennero in Inghilterra sui cerchi nel grano, per chi le ha lette, hanno del ridicolo. Elementari (non poteva essere diversamente) le domande, scontate le risposte. Altrove, i pochissimi discutibili personaggi che hanno alimentato il mito del coinvolgimento degli alti apparati militari e dei servizi segreti, hanno prodotto prove effimere (per non dire che non ne hanno prodotta alcuna) e sono stati ampiamente sbugiardati. Ne hanno tratto, chissà, vantaggio pubblicitario. In ogni caso non mi porrei su questa china scivolosa. Né da una parte né dall’altra. Sarebbe fin troppo facile sostenere che i veri asserviti al potere sono i “creduloni”, che si prodigano in voli pindarici, articoli, libri, ricerche al servizio dei soliti direttori, editori, presidenti, conferenzieri etc (che il più delle volte sono “creduloni” anche loro). Ma non sarebbe corretto impostare la questione in questi termini. Il punto non è (e non deve essere) quello di fare le fazioni dei credenti e degli scettici, dei believers e dei debunkers.

Il punto è che la comunicazione mediatica (come quella scientifica)su questi argomenti dovrebbe sottostare a più ferree regole di sobrietà, da parte di tutti. Chi non lo fa, si assume una responsabilità destabilizzante. Chi non lo fa sapendo di non farlo, si assume una colpa anche con la propria coscienza. Chi (s)parla di questi argomenti dovrebbe pensare di avere di fronte una platea qualificata, alla quale non può raccontare approssimazioni e supposizioni scandalistiche. Quando questo succederà, non esisterà più platea che non sia qualificata. Questo articolo, piccola goccia nel mare, vuol solo essere un richiamo e un invito alla serietà, da parte di tutti, nell’affrontare tematiche “curiose”. Ben venga il contributo e l’opinione di tutti, purché minimamente qualificate e seriamente argomentate. Saltare a conclusioni eccezionali (presentate per di più come “il verbo”) sulla base di speculazioni sommarie ed opinabili, trovo sia profondamente sconsiderato. Rimango volutamente sul generico, non essendo necessario fare nomi, né possibile in questa sede fare esempi pratici (che necessiterebbero di alcune pagine di spiegazione).

Un piccolo consiglio (se posso permettermi) soprattutto per voi, cari lettori, giudici ultimi di ciò che viene detto, scritto, filmato, messo in onda, rappresentato, proposto ad ogni livello. Prima di dar credito ad una speculazione, per fascinosa che sia, ascoltate tutte le campane, riflettete, e approfondite presso fonti autorevoli. L’informazione è una cosa complessa, la disinformazione è una cosa molto semplice. Vi saluto con una citazione da wikipedia: L’informazione è ciò che, per un osservatore o un recettore posto in una situazione in cui si hanno almeno due occorrenze possibili, supera un’incertezza e risolve un’alternativa, cioè sostituisce il noto all’ignoto, il certo all’incerto. In altre parole, essa riguarda il contesto in cui i dati sono raccolti, la loro codifica in forma intelligibile, ed in definitiva il significato attribuito a tali dati. Aggiungendo soltanto che, purtroppo, non sempre gli informatori sono informati.

Tutte queste sono ovviamente mie considerazioni personali, dettate sia da ciò che io chiamerei rispetto della verità, sia da una sincera passione per l’argomento in essere. Che siano condivise o meno, credo che il tema sia d’attualità e meriti un sano confronto. Un fenomeno deve essere raccontato e rappresentato per quello che è, non per quello che vorremmo che fosse.

Leonardo Dragoni
La Verità sui Cerchi nel Grano – libro