Ci sono più di 750.000 detriti che orbitano intorno alla Terra: sono resti di satelliti non più operativi, frammenti di razzi esplosi, oggetti dispersi a seguito di attività extraveicolari, che possono costituire un pericolo per il funzionamento dei satelliti in uso. Di questi, 18.000 sono abbastanza grandi da essere monitorati da sistemi di sorveglianza, fornendo dati utilizzati dalle agenzie spaziali come l’European Space Agency (ESA) per cercare di evitare gli incidenti.
La situazione sembra infatti essere diventata critica: i detriti spaziali viaggiano ad altissime velocità e un eventuale impatto sull’hardware spaziale funzionante corrisponderebbe all’esplosione di una bomba a mano con possibili gravi conseguenze sul funzionamento delle apparecchiature attive.
Di questo si è parlato durante la settima “European Conference on Space Debris”, conclusasi lo scorso 21 aprile al centro Esoc dell’ESA a Darmstadt, in Germania. L’incontro ha consentito a oltre 350 tra scienziati, ingegneri, operatori spaziali, industrie, rappresentanti di istituzioni e agenzie non solo europee, di affrontare molti argomenti su questo tema, come l’attivazione di contromisure adeguate, la condivisione di idee per la rimozione dei detriti e degli scenari che derivano dal dispiegamento di migliaia di satelliti per le telecomunicazioni e dal proliferare di nano satelliti e CubeSats.
Durante l’ultimo giorno della Conferenza è stata riconosciuta la necessità che l’Unione Europea predisponga al più presto un’azione internazionale coordinata, tale da garantire la sostenibilità a lungo termine del volo spaziale.
Brigitte Zypries, ministro tedesco dell’economia e dell’energia ha ribadito come la globalità del problema, interessando le funzionalità dei satelliti che offrono servizi a tutti, necessiti di una soluzione d’insieme. Jan Woerner, direttore generale dell’European Space Agency (ESA), ha fatto appello a tutti gli stakeholders del settore affinché mantengano l’ambiente intorno alla della Terra il più possibile sgombro da detriti, dichiarando inoltre che è necessario cooperare per garantire il flusso spaziale vitale in modo tale da consentire ai cittadini servizi innovativi e la possibilità di futuri sviluppi della esplorazione spaziale.
“Solo il 60% circa dei satelliti che dovrebbero essere smaltiti alla fine delle missioni in base alle direttive attuali viene di fatto adeguatamente gestito”, ha dichiarato Holger Krag, responsabile dell’ufficio detriti dell’ESA. Inoltre, hanno ribadito i ricercatori del settore, c’è la necessità imprescindibile di rimuovere i satelliti inattivi che disintegrandosi creando ancora più detriti. “Ciò significa sviluppare urgentemente i mezzi per eliminare attivamente i detriti, come obiettivo circa dieci grandi satelliti defunti che orbitano ogni anno, partendo il più presto possibile – cominciare in seguito non sarà quasi altrettanto efficace” ha dichiarato il dottor Krag.
Lanciato nel 2009, l’ESA ha sviluppato “SSA”, un software sviluppato per garantire una rete di sorveglianza, in grado di fornire dati sulle infrastrutture spaziali. L’Agenzia sta inoltre sviluppando nuove tecnologie, nell’ambito dell’iniziativa “CLEAN SPACE”, che promettono la riduzione dell’inquinamento delle attività eseguite nello spazio.