Identificare i segnali nello spazio-memoria, lasciati da onde gravitazionali passate

Identificare i segnali nello spazio-memoria, lasciati da onde gravitazionali passate

LIGONello studio della Unified Spacememory Network (ndt.Rete Unificata dello Spaziomemoria), il fisico Nassim Haramein, il biofisico William Brown e l’astrofisico Amira Val Baker, descrivono lo spazio come capace di memorizzare informazione per un tempo indefinito. Dato che la memoria genera una struttura di ordine causale, produce una dimensione temporale, per questo motivo nasce il termine spaziomemoria, invece di spaziotempo.

In un nuovo studio, gli astrofisici descrivono come i segnali dallo spaziomemoria possano essere rilevabili con le onde gravitazionali e come tali analisi possano rivelare nuova informazione su fenomeni prima non rilevabili, arrivando alla possibile conferma dei micro buchi neri. In un rapporto recente del Monash Centre for Astrophysics, i ricercatori discutono la possiblità di trovare questi segni di memoria nello spazio derivanti dalle onde gravitazionali passate. Il termine è “memoria orfana”, perchè lo spazio ha registrato il passaggio dell’onda gravitazionale e quindi mantiene caratteristiche di tale deformazione, mentre l’onda “madre” è già passata da tempo. Tali deformazioni dello spaziomemoria dovrebbero essere identificabili con i rilevatori moderni come LIGO.

“Queste onde potrebbero aprire la via a ricerche finora impossibili per la nostra tecnologia”, ha riferito il Dr. Eric Thrane del Monash Centre for Astrophysics, uno degli autori assieme a Lucy McNeill e al Dr. Paul Lasky. “Questo effetto, detto “memoria” dev’essere ancora osservato”, dice il Dr.Thrane, mentre l’autore principale Lucy McNeill ci spiega che i rilevatori come LIGO possono “sentire” solo onde gravitazionali entro certe frequenze.” “Se esistono la fuori fonti di onde gravitazionali esotiche, per esempio micro buchi neri, LIGO non potrebbe scoprirle, perchè hanno frequenza troppo elevata”, conclude.

“Questo studio però mostra che LIGO può essere usato per rilevare onde gravitazionali che prima si pensavano essere invisibili ad esso”. Il co-autore Dr.Lasky precisa che LIGO potrebbe essere in grado di rilevare la memoria lasciata da tali oggetti, se esistono”.

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