La sovrappopolazione? Un mito falsamente scientifico

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Crediti: shutterstock.com

Anche la nota rivista “Nature” smentisce la tesi secondo cui l’aumento della popolazione produrrebbe fame e povertà.

Gli screening sono un antidoto sicuramente efficace all’insorgere dei tumori; gli antiossidanti giovano sempre all’organismo; nell’uomo il cervello ha dimensioni più grandi rispetto a quello degli animali; le persone imparano più facilmente quando viene usato il metodo d’apprendimento che prediligono; l’aumento della popolazione è destinato ad accrescere fame e povertà. Qual è il comun denominatore tra queste affermazioni? Il fatto che siano dei miti falsamente scientifici.Lo rivela la famosa rivista scientifica Nature, in un articolo uscito nel mese scorso.

Dopo il Wall Street Journal quindi, un altro accreditato organo d’informazione smonta la tesi della sovrappopolazione.

Nell’articolo in questione viene proposta una breve cronistoria di questo mito. Si legge allora che fu Thomas Malthus, nel 1798, a teorizzare che una crescita esponenziale della popolazione nel mondo avrebbe prodotto fame e povertà.

Le teorie di Malthus trovarono ampio consenso nel mondo accademico e vennero compendiate da alcuni testi usciti nella metà del secolo scorso, in particolare da La bomba demografica di Paul Ehrlich (1968) e da I limiti dello sviluppo, che pubblicò nel 1972 il Club di Roma, nota Ong formata da economisti, scienziati, filantropi e uomini d’affari. L’idea che la popolazione umana stesse crescendo troppo rapidamente penetrò nell’opinione pubblica, a tal punto da diventare una convinzione di larga diffusione. Idea che tuttavia si trova oggi ad inciampare dinanzi alla realtà della crisi demografica, la quale colpisce specialmente i Paesi economicamente più sviluppati.

Joel Cohen, ricercatore demografico della Rockfeller University di New York, spiega a Nature che non è affatto vero che la popolazione stia crescendo in modo esponenziale. La popolazione mondiale, infatti, sta crescendo con un tasso che è all’incirca la metà di quello che si registrava fino al 1965. Oggi ci sono circa 7,3 miliardi di abitanti nel mondo, che dovrebbero diventare 9,7 miliardi entro il 2050. Numeri che, secondo la rivista scientifica, non propiziano gli “scenari apocalittici” che sono stati previsti da numerosi studiosi in passato. Nature cita ad esempio il fisico Albert Bartlett, il quale a partire dal 1969 ha tenuto oltre 1.742 lezioni per spiegare come la crescita della popolazione umana avrebbe fatto scaturire “terribili conseguenze”.

Basterebbe tuttavia attenersi ai dati prodotti dall’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura delle Nazioni Unite per rendersi conto di come simili scenari non siano plausibili. È stato del resto dimostrato che la produzione alimentare globale supera la crescita della popolazione. Le calorie dei cereali coltivati attualmente sono sufficienti per alimentare tra i 10 e i 12 miliardi di abitanti. Eppure fame e malnutrizione persistono in tante parti del pianeta. Secondo Cohen, questo è dovuto alle diseguaglianze sociali: “i ricchi possiedono tanto e i poveri poco”. Pertanto il problema dell’indigenza non è dovuto alla nascita di molti bambini, bensì a una non equa distribuzione delle ricchezze.

“La sovrappopolazione non è realmente una sovrappopolazione, ma una questione di povertà”, afferma Nicholas Eberstadt, demografo presso l’American Enterprise Institute, un think tank definito “conservatore” da Nature. Egli accusa quindi i tanti sociologi e biologi che, anziché studiare seriamente le cause della povertà, continuano a sventolare il mito falsamente scientifico della sovrappopolazione. Secondo Cohen, “anche le persone che conoscono i fatti usano (il mito della sovrappopolazione) come una scusa per non occuparsi dei problemi che abbiamo in questo momento”, come ad esempio un sistema economico ingiusto, che continua a favorire i ricchi a discapito dei meno abbienti.

Il ricercatore della Rockfeller University auspica che su questo tema vi sia un inversione di tendenza, anche se resta alquanto pessimista. Egli è infatti consapevole che i miti sono molto difficili da sfatare. Gli fa eco Paul Kirschner, psicopedagogista presso la Open University dei Paesi Bassi, il quale commenta amaro: “Quanto più i miti vengono smentiti, quanto più duro diventa spesso il loro nocciolo”. E quello della sovrappopolazione sembra davvero granitico.

Federico Cenci

enzopennetta.it