Lhc, un altro colpo alla teoria della supersimmetria

Il Giornale Online
I ricercatori di Ginevra hanno osservato un raro decadimento di un mesone. Troppo infrequente perché si possa affermare l'esistenza di superparticelle

di Valentina Arcovio

Più i fisici tentano di avvicinarsi alla scoperta di una prova tangibile dell’esistenza della supersimmetria, più sembra si allontanino dal raggiungere questo importantissimo traguardo. L’ultimo duro colpo è stato inferto dai ricercatori di Lhcb, l’ esperimento progettato per misurare le proprietà di mesoni che contengono un quark b, in corso al Cern di Ginevra. Gli scienziati hanno rilevato uno dei più rari decadimenti di particelle mai visti in natura. Ma la loro scoperta, presentata a Kyoto nel corso dell’ Hadron Collider Physics Symposium, rende meno probabile l’esistenza della supersimmetria.

Nota anche come Susy, la supersimmetria è molto popolare nella comunità scientifica, perché spiegherebbe alcune delle incongruenze della teoria tradizionale della fisica subatomica, nota come Modello Standard. Le nuove osservazioni, tuttavia, non sono coerenti con molti dei più probabili modelli di Susy.

“La supersimmetria non è morta, ma questi ultimi risultati l’hanno sicuramente mandata in ospedale”, ironizza Chris Parkes, portavoce per il Regno Unito dell’ esperimento Lhcb. La supersimmetria teorizza l’esistenza di versioni più massicce di particelle che sono già state rilevate. L’esistenza di queste super particelle potrebbe aiutare a spiegare perché le galassie sembrano ruotare più velocemente rispetto a quanto suggerisca il Modello Standard. I fisici sono convinti che, così come accade per le particelle che conosciamo, anche le galassie contengano dell’ invisibile, ovvero della materia oscura non rilevata costituita da super-particelle. Secondo questa teoria, le galassie quindi contengono più massa di quanto siamo in grado di rilevare e così girano più velocemente.

Le ultime osservazioni dell’ esperimento Lhcb però hanno portato a risultati sconcertanti. I ricercatori hanno misurato il decadimento di una particella nota come mesone Bs in due particelle chiamate muoni. Si tratta di un fenomeno che accade solo tre volte ogni miliardo di mesoni prodotti a Lhc. Se invece queste superparticelle esistessero, il decadimento sarebbe avvenuto più spesso. Due quindi le ipotesi: o la supersimmetria non esiste o bisogna trovare un altro canale. “L’evidenza sperimentale di questo decadimento, ottenuta per la prima volta a Lhcb – dice Pierluigi Campana, portavoce dell’esperimento – anche se con un errore sperimentale per ora piuttosto ampio, ci indica che probabilmente dobbiamo continuare a cercare gli effetti della supersimmetria da qualche altra parte. La caccia è ancora aperta”. Infatti, se ci si fosse trovati in presenza di nuove particelle supersimmetriche, queste avrebbero influenzato il valore della frazione di decadimento di questa tipologia di decadimenti (ossia la frequenza con la quale una particella si trasforma in altre particelle). Invece questo valore è per ora saldamente all’interno dei limiti previsti dal Modello Standard.

I fisici quindi non demordono, anche perchè la non esistenza della supersimmetria sconvolgerebbe non poco lo scenario. Senza la supersimmetria, infatti, non ci sarebbe una spiegazione per la materia oscura. Di conseguenza i teorici dovrebbero trovare idee alternative per spiegare le incongruenze nel Modello Standard. Ulteriori dati già raccolti da Lhcb, ma ancora da analizzare, saranno in grado di confermare o meno se il Modello Standard, ancora una volta, ha passato indenne un’importante prova d’esame.

Fonte: http://daily.wired.it/news/scienza/2012/11/12/lhc-super-simmetria-53151.html