L’inquinamento ha un ruolo nella salute mentale?

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Ad affermarlo è uno studio condotto su più di 2mila ragazzi inglesi. L’incidenza di esperienze psicotiche fra gli adolescenti che vivevano in aree urbane con livelli più alti di inquinamento è risultata molto più elevata. Ma il collegamento e le ragioni sono ancora da chiarire.

Sentire voci, avere deliri e pensieri paranoici: queste esperienze psicotiche risultano più frequenti, in media, fra gli adolescenti che vivono in aree urbane con elevati livelli di inquinamento dell’aria rispetto a ragazzi meno esposti a questi inquinanti. Ad affermarlo è uno studio degli psichiatri del King’s College London, che individuano una possibile associazione fra l’esposizione ad alcuni composti in alte concentrazioni ed episodi di tipo psicotico. I risultati sono pubblicati su Jama Psychiatry.

Diversi decenni fa, uno studio ha messo in luce la maggiore incidenza di schizofrenia all’interno della città di Chicago rispetto alle periferie. Oggi, per studiare meglio questo fenomeno, i ricercatori hanno coinvolto più di 2mila gemelli di circa 18 anni, abitanti nel Regno Unito, ed esposti a diversi livelli di inquinamento. Ai partecipanti è stato chiesto se avessero mai avuto episodi in cui hanno avuto allucinazioni o pensieri psicotici, come la sensazione insistente di sentirsi osservati. Gli autori hanno poi messo in relazione le risposte con i dati della qualità dell’aria misurata nel 2012.

Più del 30% dei ragazzi ha riferito di aver avuto un’esperienza di questo genere durante il periodo dai 12 ai 18 anni. I ricercatori, che hanno effettuato una scrematura selettiva dei questionari, anche considerando l’eventuale uso di sostanze, ritengono soltanto nel 2,9% dei casi si possa parlare effettivamente di sintomi psicotici. Mettendo in relazione questi dati con quelli della qualità dell’aria, gli autori si sono accorti che i ragazzi nelle aree urbane in cui i livelli di inquinamento erano più elevati avevano una probabilità significativamente più elevata di andare incontro a sintomi di natura psicotica.

Gli inquinanti maggiormente associati a questi effetti negativi sono il monossido e diossido di azoto (NO e NO2, rispettivamente) – e in maniera minore il particolato sottile – prodotti ad esempio dai tubi di scappamento, dalla combustione della legna e dalle centrali termoelettriche. Escludendo altri fattori, l’incidenza di episodi psicotici fra adolescenti che vivono in zone ad alta concentrazione di NO e NO2 risultava più alta, a livello statistico, del 60% e prendendo soltanto il diossido di azoto del 71%. Insomma, stando ai dati, l’inquinamento potrebbe avere un peso maggiore rispetto ad altri fattori, ad esempio sociali, come criminalità e mancanza di risorse socio-economiche, nel contribuire ad allucinazioni e deliri.

Tuttavia, sottolineano gli autori, si parla di una correlazione statistica e non di un nesso causale: dunque, non è il vivere nelle aree urbane o l’inquinamento a causare in maniera diretta questi episodi. Non è escluso che anche altri fattori presenti nelle aree urbane, come l’inquinamento acustico associato al traffico, possano contribuire al fenomeno. In ogni caso, i risultati pongono attenzione su un problema, che può avere effetti negativi anche per la salute mentale. Una questione, questa, che deve essere tenuta in considerazione. Anche perché avere esperienze psicotiche da adolescenti può condurre con una maggiore probabilità ad avere un disturbo di questo genere da adulti, come spiega alla rivista Inverse Helen Fisher, che ha coordinato lo studio.

Le ragioni alla base di questa correlazione sono ancora da esplorare. L’ipotesi riportata nelle conclusioni dello studio è che possa esserci un effetto neurotossico esercitato da parte di queste sostanze (in una certa concentrazione e per un certo periodo di tempo) ma alla base potrebbero esservi anche fattori psico-sociali, come lo stress di vivere in queste zone.

Viola Rita

wired.it