Musicoterapia e Scrittura Creativa

Musicoterapia e Scrittura Creativa

musicoterapiaQuando la musica guarisce
La scrittura creativa è una strategia per migliorare il benessere fisico e spirituale della persona, strategia che si avvale del suono come mezzo migliorativo dell’empatia personale tra il paziente e il musico terapista. Il suono è dunque una potente forza dinamica di cambiamento che permette esperienze successive anche piccole, e che mette in moto l’immaginazione, determinando una forte spinta sulla creatività del paziente. Tale creatività si avvale di processi empatico- imitativi che abilita il pensiero divergente come più conveniente alla terapia di pazienti neurologici complessi, come nel caso delle demenze o del Parkinson.Ma perché la musicoterapia ha tanto successo? Già nella vita prenatale l’udito è il primo dei cinque sensi che si sviluppa e si forma già dal quarto mesi di gravidanza, cosa che permette al bambino di riconoscere la voce della madre, una volta nel mondo. Le stesse vibrazioni del ventre materno costituiscono una culla acustica cui il neonato e futuro adulto si forma e con cui interagisce. Non stupisce allora che il suono evochi esperienze e stati d’animo che nel tempo rimangono nella persona come un elemento proprio e privato, in grado a sua volta di esprimere emozioni facilitanti la ripresa fisica e spirituale. C’è poi la grande realtà dei neuroni specchio, in cui l’empatia gioca un ruolo essenziale nella previsionalità delle azioni dell’altro, -il musico terapeuta-che risulta estremamente vantaggiosa nella ripresa del paziente. Pertanto la musicoterapia gioca e aiuta nella risoluzione di sindromi complesse giocando con il potenziale musicale innato. Ci sono tuttavia casi in cui tale sensibilità per la musica è imperfetta, in quella che è detta “amusia”. La complessiva percezione del reale dipende da molti elementi che dalle vie nervose superiori sono analizzati separatamente e poi sintetizzati. Pertanto nell’amusia può realizzarsi un difetto di analisi o di sintesi.

La Musicoterapia è una tecnica usata da molti professionisti dal momento che la composizione di canzoni per e con gli utenti è presente in più modelli e metodi musicoterapici[1]; si giova del songwriting, in particolare della canzone come forma fruibile di composizione. Secondo la definizione della World Federation of Music Therapy[2], la musicoterapia è:

“L’uso professionale della musica come strategia di intervento in contesti sanitari, educativi e quotidiani, con individui, gruppi, famiglie o comunità che aspirano migliorare la propria qualità di vita, aumentando il proprio benessere fisico e spirituale e soddisfacendo esigenze sociali, espressive, emotive e intellettuali. Ricerca, pratica, educazione e formazione clinica in musicoterapia sono basati su criteri professionali in relazione a contesti culturali, sociali e politici (WFMT, 2011)[3]

Kenneth E. Bruscia, uno dei più importanti musico terapisti statunitensi[4], definisce la musicoterapia come un processo sistematico di intervento nel quale il terapeuta aiuta il paziente a migliorare il proprio stato di salute, tramite l’ausilio di esperienze musicali e della relazione che si sviluppa tra loro, adoperandole come forze dinamiche di cambiamento. Esistono numerosi modelli teorico- operativi internazionali, tra questi merita un cenno il modello di Nordoff-Robbins, conosciuto in tutto il mondo.

Il modello di improvvisazione di nordoff-robbins
I “padri fondatori” di questa visione creativa della musica e della musicoterapia sono Paul Nordoff[5]e Clive Robbins, anche se il primo tentativo teorico di introdurre alcune idee centrali allo sviluppo di questa teoria sono da ricondurre al musico terapeuta Carolyn Kenny nel suo Mythic Arthery, edito agli inizi degli anni ’80[6]. Nordoff e Robbins- musicista e psicopedagogista inglesi -hanno proposto un loro metodo rivolto a bambini affetti da disturbi lievi e gravi di apprendimento (inclusa la sindrome di Down), a pazienti autistici e da disabilità psico-fisiche, oltre che da disturbi dell’udito. Questo metodo, di marcata matrice educativo-pedagogica, più attivo che recettivo, prevede una seduta di gruppo in cui si imparano diversi ritmi per aiutare i movimenti del corpo e la coordinazione. Tra i principi della tecnica è previsto che il paziente sia parte attiva della terapia, che sia centrale l’adattamento e la personalizzazione della tecnica volta per volta, che si stabilisca un legame tra il musico-terapeuta e il paziente grazie al suono.[7]Il metodo Nordoff- Robbins è tra i più autorevoli al mondo e si basa essenzialmente sulla improvvisazione clinica. L’approccio terapeutico è sia empirico, perché le azioni musicali del terapista sono continuamente calibrate sulla base delle risposte del paziente, siacreativo, perché il terapista improvvisa un materiale musicale inteso come terapia, dal momento che la musica improvvisata cerca di raggiungere e mantenere un contatto con il paziente, creando una progressione di esperienze terapeutiche, sostenendo gli stati di sviluppo creativo del paziente[8].

Il songwriting utilizzato in musicoterapia indica che la scrittura creativa diventa terapia, ovvero si realizza una auto-terapia efficace in grado di rimuovere ostacoli all’auto-comprensione di sé.

Scrittura creativa come strumento di terapia
La scrittura creativa rappresenta dunque fondamentalmente un modo, una strategia per migliorare e aumentare il benessere fisico e spirituale della persona , strategia che si avvale del suono come mezzo migliorativo dell’empatia personale tra il paziente e il musico terapista. Il suono rappresenta dunque una potente forza dinamica di cambiamento che permette esperienze successive anche piccole, che mettono in moto la creativitàdel paziente. Per comprendere un possibile meccanismo nel successo della musicoterapia e del songwriting, si analizza di seguito l’empatia e la creatività come risultato di ragionamento euristico.

La creatività
La creatività è la capacità di collegare idee o risposte in modo originale. Si tratta di trovare soluzioni creative ai problemi di ogni giorno, e non solo soluzioni, ma soluzioni migliori. E’ comunque più facile trovare definizioni della creatività che trovare spiegazioni per la causa della creatività, che certamente trova come ambiti di ricerca le neuroscienze nei suoi rapporti con il cognitivismo. La creatività viene espressa dal cosiddetto”pensiero divergente” o abilità di generare risposte inusuali, rispetto al pensiero convergente o logico che produce risposte basate su conoscenza e logica[9]

In musicoterapia la voce può essere usata quasi subito, in quanto “strumento”, in grado di richiamare il grembo materno. Si tratta di rivivere in tutta libertà gli stati d’animo personali e di comprenderne anche le direttive, le forze e le forme emergenti, in termini di idee: la musica aiuta, a recuperare forze, così che la musica e le parole relative diventano cura[10]. La World Federation of Music Therapy, riguardo alla musicoterapia, ha anche fornito ulteriori dettagli:”la musicoterapia favorisce anche la relazione, l’apprendimento, la motricità, l’espressione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive. Inoltre, la musicoterapia mira anche a sviluppare le funzioni potenziali del soggetto al fine di migliorare la sua vita grazie a un processo preventivo, riabilitativo o terapeutico. In sostanza la musicoterapia è una modalità di approccio alla persona[11]. Esistono quindi approcci singoli[12]o di gruppo, e in accordo con le finalità da perseguire. Il coredi intervento può essere psicoanalitico, psicosomatico, somatico. La musicoterapia può essere utilizzata a vari livelli, come insegnamento, riabilitazione o terapia. Questi ultimi due ambiti riguardano prevalentemente la neurologia e la psichiatria. I casi infatti sono quelli dell’autismo infantile, del ritardo mentale, delle disabilità motorie, del morbo di Alzheimer e altre demenze, psicosi e disturbi dell’umore.

Di grande importanza e per la terapia bisogna rifarsi a studi che valutano l’influenza della musica nello sviluppo cognitivo e linguistico del bambino. Ripartire dalle origini per recuperare a volte un equilibrio interrotto o mal costruito.

L’universo sonoro nella vita prenatale
L’apprendimento nei bambini si realizza ancor prima della nascita, specialmente quello sonoro. Infatti l’udito è il primo dei cinque sensi che si sviluppa nel feto[13]. L’orecchio è quasi completamente formato a partire dal quarto mese di gravidanza , così che il bambino comincia a sentire la voce della mamma che poi riconoscerà alla nascita. Attorno alla quinta settimana le sonorità che arrivano ai recettori acustici del bambino vengono scortate dalle vibrazioni del ventre materno, poi filtrate dal liquido amniotico e spogliate dalle frequenze gravi. Tale vibrazione, che modifica la pressione del liquido amniotico, genera contemporaneamente nel bambino sia una stimolazione uditiva che tattile.[14]Tomatis voleva provare che le abilità linguistiche hanno basi prenatali, cioè che il feto inizia ad organizzare la sua comunicazione verbale prima di venire al mondo[15]. La via preferenziale della comunicazione verbale è il riconoscimento della voce della mamma, che abilita e spinge il bambino a cercare il mondo esterno. Si può affermare quindi che la capacità di comunicazione nasce dalla vera e propria preesistenza tra madre e figlio, dall’empatia in grembo. E’ evidente quindi quanto sia importante che la donna in gravidanza viva il suo stato in modo sereno e amorevole e che parli al bambino che ha in grembo. Il suono è il mezzo che facilita il dialogo, l’empatia e la relazione bambino-madre. Di grande importanze è il timbro del suono tra madre e bambino.[16]Sembrerebbe scontato concludere che perché sia efficace una musicoterapia, sempre in riferimento alle varie patologie trattabili, è necessario conoscere l’ambiente familiare, i rapporti tra madre e figlio, il modo con cui la madre ha vissuto la sua gravidanza. Ogni trattamento musicoterapico riproduce alla fine la possibilità empatica che sussiste tra madre e figlio in un momento della vita del feto molto singolare e delicato, cioè prima di venire al mondo. Cercando di riprodurre una empatia naturale, aiuta a ristabilire attività neuronali in pazienti spesso carenti o svantaggiati per vari motivi.

La melodia dell’azione e il riconoscimento dell’intenzione
Esiste nell’uomo (e negli animali[17]) un sofisticato sistema nervoso e visivo che comprende in automatico sull’azione osservata, ed è in grado di anticipare l’azione. In un’area specifica del cervello, anche detta area F5, esistono un particolare tipo di neuroni specchio (il cervello dell’uomo è una grande struttura a specchio che imita ciò che vede e ne prevede l’esito) che si attiva empaticamente comprendendo”dal di dentro”le azioni dell’altro. [18]Questa empatia naturale risulta molto utile nella vita quotidiana e nella realizzazione delle azioni, perché tiene in conto dell’altro. Tale struttura mentale è il principio di relazionalità naturale propria della persona e principio di imitazione, cui si aggiunge la soluzione dei problemi in via euristica, cioè in modo creativo e non logico, ma relativo a una probabilità di accadimento.[19]Principio di relazionalità è anche ascoltare attivamente aumentando le proprie percezioni[20]in una direzione o un’altra.

”Riguardo al bambino dobbiamo ricordare che l’apprendimento musicale inizia in utero. Come per il linguaggio, per il quale le ricerche hanno stabilito che è in gravidanza che il bambino sviluppa i collegamenti sinaptici nel cervello atti a prepararlo a parlare, così per la musica si porranno le basi in tale periodo. Più saranno ricche le esperienze sensoriali che gli offriremo già in utero, più lo predisporremo a tale apprendimento”[21]

Il potenziale musicale innato
Secondo semplici percentuali è noto che ogni neonato viene alla luce con un potenziale musicale innato:circa il 68% dei bambini appena nati ha un potenziale musicale medio, il 16% ha un potenziale più alto rispetto alla media, mentre un altro 16% ha un potenziale musicale al di sotto della media. E’ quindi importante una educazione musicale, perché una esposizione inferiore comporta una diminuzione dell’attitudine alla musicalità, che mai tornerà al livello innato. E’ anche evidente che una stimolazione di qualità pone solide fondamenta per un apprendimento futuro.[22]

Lo studio della musica in Medicina è un campo sempre in maggiore via di sviluppo, anche in passato la terapia mediante la musica è stata usata come terapia complementare. Forse sarebbe interessante conoscere le dimensioni della musicalità, quando anche la musicoterapia incontra dei problemi e in quali casi può essere di aiuto.

Musicoterapia e impossibilità: amusia e disarmonia
Noi diamo per scontati i nostri sensi, che il mondo visivo ci sia offerto completo di profondità, colore, movimento, forma e significato. Di fronte a queste apparente unità può sfuggire il fatto che tale complessiva percezione del reale dipende da molti elementi che dalle vie nervose superiori sono analizzati separatamente e poi uniti insieme. Anche se funziona l’analisi dei singoli elementi può in qualche modo essere imperfetto il sistema di sintesi. Una persona può dipingere una scena ma poi non capirne il significato, mentre altri riescono a riconoscerla. Lo stesso accade nell’udito, e nelle particolari complessità della musica . Gli elementi in questione sono molti-percezione, decodifica e sintesi del suono e del tempo. Pertanto ci sono diversi tipi di amusia. Esistono varie forme di sordità al ritmo[23], leggere o profonde, congenite o acquisite. Dopo un ictus cerebrale che abbia colpito l’emisfero sinistro, possono svilupparsi gravi forme di sordità al ritmo senza sordità tonale. La sordità totale al ritmo è molto più rara perché quest’ultimo è oggetto di una rappresentazione cerebrale molto più distribuita. In presenza di una grave sordità tonale è ancora possibile apprezzare la musica e il piacere del canto; le possibilità canore possono migliorare, come dimostra la risonanza magnetica funzionale (RMf)[24]che dimostra un aumento dell’attività del giro frontale inferiore e in due aree del giro temporale superiore, specie lato destro.

Il morbo di parkinson e la musicoterapia
Nel morbo di Parkinson la fluidità dei movimenti viene compromessa. Nel parkinsonismo si perde la normalità del flusso organizzato di impulsi proprio del movimento, come in alcune gravi espressioni di parkinsonismo, come nella encefalite letargica (la persona assume una posizione come “congelata”, immobile, pietrificata), epidemia dilagante dopo la seconda guerra mondiale. Nel 1966 non esistevano farmaci in grado di sollevare questi pazienti dalla loro vita penosa , congelata nella loro immobilità parkinsoniana. Tuttavia è noto che tali pazienti possono muoversi con eleganza in alcune occasioni generate dalla musica . Tali pazienti non sono in grado di prendere una qualsiasi iniziativa, ma sono in grado di rispondere, cioè potevano reagire alla musica; alcuni, pur non potendo avviare un passo, potevano muoversi armoniosamente nella danza. Pazienti che non potevano parlare si trovavano a cantare. Si vede dunque quanto sia importante in questi casi la musicoterapia.[25]

Demenza e musicoterapia
A volte la malattia di Alzheimer può provocare allucinazioni e deliri. In questi casi la musica può offrire una soluzione a un problema molto difficile da risolvere. Le melodie familiari conosciute fin dalla fanciullezza portano ricordi e spingono a partecipare, a volte a cantare insieme a ciò che si ascolta. La musica evoca ambienti e situazioni conosciute, suscita emozioni e aiuta nella malattia.

Musicoterapia nella città di Roma
Si segnala al riguardo, tra le molte attività della musicoterapia romana, un evento che si è svolto all’Auditorium Parco della Musica di Roma, dal 2 al 4 aprile 2016. Il titolo dell’evento è stato: “La musica fa bene”, primo atto di una partnership triennale promossa dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e Susan Komen Italia con la collaborazione del Polo Salute della Donna e del Bambino del Policlinico Universitario Agostino Gemelli. La importante iniziativa ha voluto” utilizzare la forza della musica e un linguaggio universale che ogni persona è in grado di comprendere, per dare vita a nuovi progetti nel campo della salute femminile” , ha dichiarato il prof. Riccardo Massetti, Direttore del Centro Integrato di Senologia del Policlinico Gemelli e presidente della Susan Komen Italia. Nell’ambito della manifestazione si è svolto il convegno “La musicoterapia e le sue applicazioni in oncologia”.[26]

Conclusioni
Se la musicoterapia può effettivamente essere di aiuto nel migliorare la vita di pazienti affetti da malattie come nella sindrome di Parkinson o nella demenza, ma anche nella sindrome di Down o nell’autismo, per citare malattie che diminuiscono in modo peculiare la qualità della vita del paziente, molto di più potrà fare in tutti quegli stati d’animo come nella tristezza e in generale in quei casi in cui il paziente ha bisogno di rientrare in se stesso. L’importanza della musica sta nell’universo sonoro della vita prenatale e nella relazione tra suono e neuroni, ovvero nella capacità dei neuroni di tessere relazioni reciproche negli strati della corteccia cerebrale, oltre che con strutture deputate al ricordo e alle emozioni.

La musicoterapia si dimostra una terapia di elezione in accordo e relazione con la terapia psicologica di supporto ai pazienti complessi, ma non solo a loro:la gioia della musica dice la gioia della vita, e probabilmente di quella creatività che rappresenta sempre una soluzione per risolvere un problema. Musicoterapia come soluzione creativa alla malattia, alla tristezza, o anche semplicemente alla conoscenza di sé. Musicoterapia sta con improvvisazione, dall’uscire dalle soluzioni logiche per incontrare il nuovo. Questo è il grande contributo che musicisti e pedagogisti possono dare per alleviare la vita e permettere a un altro di conoscere meglio se stesso, superando spesso le angosce del presente.

Maria Grazia Di Palermo

neuroscienze.net

Bibliografia
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Sitografia
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Fondazione Policlinico Gemelli, Università Cattolica del Sacro Cuore, in policlinicogemelli.it

NOTE

[1]Benenzon R.O., Manuale di Musicoterapia, Ed.Borla, Roma, 1983

[2]Organizzazione no Profit, fondata a Genova nel 1985 con la direzione di Rolando Omar Berenzon, per sostenere e diffondere la musicoterapia nel mondo.

[3]Tratto dal sito della Worlds Federation of Music Therapy: wfmt.info

[4]Bruscia K.E. (2014)Defining Music Therapy, III Ed., Barcelona Publishers, 129

[5]Paul Nordoff was born in Philadephia, June 4, 1909 , Pennsylvania, and died Jan 18, 1977 in Herdecke, North Rhine-Westphalia. Nordoff- Robbins music Therapy is an improvisional and compositional approach to individual and group therapy that resulted from the pioneering team work of Paul Nordoff and Clive Robbins over a period of 17 years. With Clive Robbins wrote many books, such as”Music Therapy for Handicapped Children investigations and experience, New York, 1965

[6]KENNY C. BEREZNAK, RMT, MTA, M.A., Ridgeview Publishing Company, Atascadero, California U.S:A.(1988)

[7]NORDOFF P., ROBBINSC. Creative Music Therapy.Harper Row Publisher, New York 197, 27

[8]CRIPPS, C., TSIRISG., & SPIRO, N., Outcome measures in music therapy. A resource development by the Nordoff-Robbins research team, London, Copyright ©Nordoff-Robbins 2016

[9]BAER, J. (1993) Creativity and divergent thinking: A task specific approach. Hillsdale, NJ, Erlbaum.

[10]CANEVA P.A., Songwriting Program, Armando Ed., 2007, 25

[11]R.S.FELDMAN, Psicologia Generale, Mc Grew Hill II Educational (Italy) s.r.l.Milano, 3013, 239

[12]RUSSO F., La persona umana, Armando Ed., 2000, Roma, 17

[13]LANGMAN J., Embriologia Medica, trad. di Molinaro M. e Stefanini, Piccin Ed, Padova 1978, 270

[14]TOMATIS, A. Dalla comunicazione intrauterina al linguaggio umano. La liberazione di Edipo, Ibis, Pavia 1993, 26

[15]TOMATIS, A. La notte uterina. La vita prima della nascita e il suo universo sonoro, Red Ed., Milano 1996, 2009, 29

[16]D.N. STERN, Diario di un bambino, Mondadori

[17]PIZZO RUSSO L., So quel che senti, Neuroni specchio arte ed empatia, ETS ed., Pisa 2010, 69

[18]RIZZOLATTI G., SINIGAGLIA, C., So quel che fai. Il cervello che agisce e i neuroni specchio, R. Cortina Ed., 2006, Milano 98, 99

[19]FELDMAN R.S., Psicologia Generale, op.cit., 230

[20]BOULEZ P., CHANGEUX P., MANOURY P., I neuroni magici, Musica e cervello, Carocci ed., Roma2016, 99

[21]Intervista a Andrea Apostoli, presidente dell’A.I.G.A:M. (Associazione Italiana Gordon per l’apprendimento musicale) pubblicata sul Blog appuntidimamma.blogspot.it, curato da una madre musicista e musicoterapista

[22]SLOBODA J.A., La mente musicale. Psicologia Cognitivista della musica, Il Mulino, Bologna, 1988, 308

[23]SACKS, O.,Musicofilia, op.cit , 136

[24]MITHEN S., 2005. The singing Neanderthals: The Origins of music, Language, Mind and Body, Weidenfeld &Nicholson, London. (trad it.: Il canto degli Antenati: le origini della musica, del linguaggio, della mente e del corpo, Codice, Torino, 2007)

[25]SACKS, O. op.cit., 318

[26]Fondazione Policlinico Genelli, Università Cattolica del Sacro Cuore, in policlinicogemelli.it