Non è piatta

cviltà

Terra piattaBuchi neri, materia oscura, universi paralleli, stringhe, Big Bang: oggi non parleremo di questi affascinanti temi di frontiera.

Faremo al contrario un passo indietro, che è in realtà è il percorso che hanno fatto anche i più grandi. Quando Werner Heisenberg, uno dei fondatori della Meccanica Quantistica, finiti gli studi scolastici, si fece consigliare la strada universitaria da un professore di fisica, dopo avergli detto che una sua lettura recente era stata un libro sulla relatività di Einstein, quel professore gli disse che capiva il fascino di quella materia, ma che anche la fisica precedente aveva aspetti anti-intuitivi.

Capirete che non ha senso discutere dei più recenti risultati della scienza se non si conosce e si apprezza anche ciò che fa parte di un passato un po’ più lontano.

Tutto questo preambolo che ho appena fatto rappresenta un fiacco tentativo di dare dignità al tema del giorno, un argomento che mi venne chiesto tempo fa: un certo Eric Dubay sostiene di aver raccolto 200 prove che la Terra non sia una specie di palla che gira intorno al Sole, ma al contrario che sia piatta e ferma. Premesso che gli articoli di CS sono sempre rivolti a tutti, non c’è però bisogno di essere Sherlock Holmes per scoprire quale commentatore mi chiese tale “favore”, il quale non verrà citato ma a cui reputo ogni responsabilità per avervi costretto a ripartire dall’abbiccì della scienza: io mi reputo quindi innocente come un bambino che mette le dita in una torta alla panna perché se la mamma avesse davvero voluto che non lo facesse, avrebbe messo la torta su un tavolo più in alto. Il vostro immacolato esecutore di richieste ha letto tutte e 200 le “prove”, ma ometterà quelle ripetitive, troppo complottiste oppure stupide ma non divertenti.

Iniziamo con la n°1: l’orizzonte appare piatto a qualunque osservatore o videocamera amatoriale in tutte le direzioni mentre solo la bugiarda NASA lo mostra curvato.

In realtà esiste un posto da cui la curvatura è osservabile: Capo Perpetua, nell’Oregon, a 300 metri sul livello del mare.

La n°2 è più simpatica, viene detto che la linea dell’orizzonte è sempre all’altezza degli occhi di chi la guarda, per cui non c’è mai bisogno di inclinare verso il basso la testa o una telecamera per vederla. Ovviamente ciò succede perché più ci si sposta in alto, più la l’orizzonte “si sposta lontano”, essendo una linea di demarcazione apparente tra la Terra e il cielo.

La n°7 richiede qualche parola in più: viene fatto notare che nei progetti di costruzione di linee ferroviarie o lunghi ponti non si fa uso di correzioni basate sulla curvatura terrestre, come a voler dire che quando ci si muove sul piano pratico tale “teoria” non funziona. Questa è una buona occasione per chiarire un equivoco in cui a volte mi sono imbattuto parlando con parenti e amici: dal punto di vista epistemologico, la meccanica e la gravitazione newtoniana sono state falsificate, ma ciò non implica che il loro studio venga fatto solo per ragioni storiche oppure che una loro applicazione attuale sarebbe una disonestà intellettuale. Più la fisica progredisce, più la matematica che utilizza diventa complicata, per cui un problema che non riguarda masse dell’ordine di un corpo celeste oppure piccole quanto una molecola o inferiori viene affrontato con la Meccanica Classica, come si suol dire, per non “sparare alle mosche coi cannoni”. C’è un’altra osservazione da fare, più filosofica: nessuno è così folle da inventare una teoria che non funzioni mai, ma i moderni criteri epistemologici si basano (o si dovrebbero basare) sull’andare a trovare quei dati sperimentali che falsificherebbero un’ipotesi. Tornando a noi, anche gli esercizi che si fanno al liceo o al primo anno universitario sulla caduta dei gravi implicitamente descrivono una Terra “piatta”, ma solo perché a grandezza d’uomo la curvatura e le differenze gravitazioni dovute alla quota non sono rivelabili da strumenti comuni (cronometro e metro), per cui quando il nostro problema è calcolare quanto tempo impiega un sasso a cadere a terra da un’altezza “h”, la Terra…è piatta.

La prova n°15 è più divertente: se la Terra fosse tonda, i piloti degli aerei dovrebbero costantemente inclinare la punta dei loro mezzi verso il baso per evitare una traiettoria tangente al pianeta col rischio di abbandonarlo. Ovviamente tale rischio non c’è, sia per la gravità sia perché, grazie alla legge di Bernoulli, detto rozzamente, è l’aria che sfreccia contro l’aereo in movimento (dal punto di vista del pilota) a sostenerlo in volo purché sopra una velocità critica. Man mano che si sale di quota, la densità dell’aria cala e la velocità critica diventa sempre più alta finché non diventa superiore alla capacità del velivolo.

La prova n°17 è un riferimento ad un’interessante fenomeno che vale la pena spiegare brevemente, il paradosso di Olber. Oggi sappiamo che le stelle nell’Universo sono una quantità esorbitante, sono così tante che in linea di principio il cielo di notte dovrebbe essere completamente luminoso, senza un po’ di “spazio nero”, come se fosse sempre giorno. Il fatto che le stelle più lontane siano anche meno luminose non fornisce una buona spiegazione del cielo notturno “a sfondo nero”: siccome la densità di stelle nello spazio è circa costante, il numero di stelle visibili su un’immaginaria superficie sferica posta ad una certa distanza aumenta con l’aumentare della distanza, esattamente tanto quanto l’intensità luminosa cali con la stessa distanza. Le vere ragioni per cui il cielo notturno non è completamente bianco sono due: la velocità non infinita della luce (per cui la luce delle stelle più lontane, che non sono esistenti dall’eternità, sta “ancora arrivando”) ma soprattutto l’espansione dell’universo. Per Eric Dubay il paradosso cessa di esistere nell’ipotesi geocentrica, ma sorvoliamo l’ignoranza astronomica e andiamo avanti.

La n°18 è una cattiva interpretazione dell’esperimento di Michelson-Morley e di Sagnac di cui già parlai qui, quando credevo che non avrei mai incontrato niente di peggio di un sostenitore del Geocentrismo.

Torniamo a ridere con la n°21: Eric ci svela che se davvero ogni punto della superficie terrestre tra i poli e l’equatore si muove intorno all’asse terrestre a circa 1600km/h, a causa della rotazione terrestre, allora per un elicottero che deve volare verso Ovest basterebbe “restare fermo in aria” per sfruttare la rotazione della terra sotto di esso senza consumare carburante! Naturalmente, tutto ciò che sta sopra o presso la superficie terrestre, anche se non ce ne accorgiamo, si muove a questa folle velocità e non è possibile fermarsi “rispetto alla Terra”.

La prova n°28 è simile alla precedente, riguarda il fatto che per Eric non è coerente che le nuvole possano muoversi in tutte le direzioni perché si dice che ruotino insieme alla Terra come tutto ruota con essa; la cito non perché ho voglia di confutarla (i due movimenti non sono contraddittori) ma perché trovavo poetico il fatto che questo ragazzo trovasse una conferma delle sue idee ogni volta che vede due nuvole che si avvicinano tra loro.

La prova n°32 è così ingenua da risultare bellissima: come può la gravità essere contemporaneamente tanto forte da trattenere su un pianeta ruotante gli oceani, gli edifici e le persone e tanto debole da permettere ad uccelli e aerei di volare? Forse lo capisco, è strano, ma il nostro intellettuale controcorrente è come se si fosse dimenticato che appunto non fu facile inventare il primo aeroplano.

La prova n°43 è praticamente mitologica: siccome non esistono voli che permettono di andare da Santiago del Cile a Sydney in Australia sorvolando l’Antartide, non credendo che ciò sia dovuto alle condizioni estreme del Polo Sud, il nostro Eric crede che in realtà tale volo non esiste perché è fisicamente impossibile. I dettagli del suo modello a Terra piatta emergono un po’ alla volta, in pratica per lui la Terra sarebbe un po’ come una pizza, con i continenti schierati proprio come appaiono sul logo dell’ONU, dove il “cornicione” è costituito da un perimetro di giaccio perenne che nella descrizione “sferica” sarebbe il Polo Sud. La fantasia ai “terrapiattisti” non manca e questa “prova” assomiglia al vecchio mito del Monte Olimpo, la sede degli dei celesti che non poteva essere raggiunta da nessun mortale (almeno non senza pagarne le conseguenze).

La n°44 è complementare alla precedente: il “vero motivo” per cui i voli dall’Australia all’America del Sud passano per l’America del Nord anziché restare su un parallelo dell’emisfero australe è il fatto che tale traiettoria, nel modello Terra piatta, è proprio la più breve. Non me ne intendo di aeronautica, ma comincio a pensare che questo Eric sarebbe potuto essere un genio se avesse scelto una strada diversa dalla contro-informazione “estrema”.

La prova n°49 è sorprendentemente quasi legittima e posta in forma di domanda sarebbe perdonabile per chi non avesse mai studiato la scienza dopo la scuola media: se la distanza Terra-Sole è di circa 150 milioni di km, cosa può cambiare ai raggi solari la differenza di circa 6371 km tra l’arrivare all’equatore o ai poli tanto da causare in tali regioni climi così diversi?

Come per il volo degli aerei, di nuovo si omette qualcosa di importante: l’intensità di una radiazione luminosa su di un corpo è data dall’energia su unità di superficie in un’unità di tempo, per cui la stessa sorgente di luce ha effetti molto diversi se incontra una superficie perpendicolare alla sua traiettoria (zone equatoriali) oppure parallele o quasi (poli). Dannati denominatori!

Una fetta importante delle 200 prove riguarda il confronto tra le distanze previste per l’orizzonte confrontate con quelle reali, in particolare la n°77 è stata quella che in piccolissima parte mi ha preso di contropiede. La città di Genova sta a soli 70 piedi (21,34 m) sul livello del mare e nelle limpide giornate di Sole è possibile avvistare l’Isola d’Elba, distante 125 miglia (201,17 km), in particolare il suo Monte Capanne, alto 1019 m. Applicando la formula per il calcolo della distanza dall’orizzonte, pur tenendo conto dell’altezza del Monte Capanne e della rifrazione della luce nell’aria, effettivamente risulta anche a me che l’Isola d’Elba non dovrebbe essere visibile a causa della curvatura terrestre (cioè mi risulta una distanza massima di 141,34 km per poter essere in teoria ancora visibile, una distanza ben minore di quella reale). Non scandalizzatevi, questo calcolo (se non ho sbagliato i conti) probabilmente va solo contro il modello “Terra = sfera perfetta più atmosfera”, non è una “prova” che la Terra sia piatta.

La prova n°102 una contro-argomentazione in cui di nuovo si mescolano ignoranza e genialità: ci hanno insegnato che la stella polare, l’unica nel cielo dell’emisfero boreale a non spostarsi durante la notte, ha un’altezza angolare rispetto all’orizzonte che cambia con la latitudine, in particolare presso l’Equatore è visibile vicino all’orizzonte. Eric tenta di spiegare la cosa in un altro modo: un effetto della prospettiva è quello di far sembrare le cose più lontane più piccole e più vicine ad un punto di fuga preso proprio sull’orizzonte, per cui spesso una cosa che da vicino è alta rispetto all’orizzonte, con la distanza può tendere all’orizzonte a causa della prospettiva. In breve la quota angolare della stella polare cambierebbe non per la latitudine ma per l’allontanamento dalla stella in sé dell’osservatore. Quest’uomo è un genio, se non fosse che finché le cose non si quantificano (si tratta di due “avvicinamenti all’equatore” geometricamente completamente diversi) è facile dire quel che si vuole sui fenomeni naturali.

La prova n°107, ironia della sorta, la potremmo definire, contrariamente alle altre, un “abuso del metodo sperimentale”: dal momento che la perforazione più profonda della crosta terrestre mai fatta scende in profondità di sole 8 miglia (12.87 km), si può dire che la suddivisione del volume terrestre in crosta, mantello, nucleo esterno e nucleo interno sia solo una speculazione?

La risposta è no, perché se si facesse scienza solo con ciò che è direttamente osservabile, staremmo fermi a prima di Galileo Galilei. Proprio l’isocronismo dei pendoli a masse diverse, uno degli esperimenti di Galileo e che è anche un’esercitazione per studenti del primo anno (misura dell’accelerazione di gravità tramite il periodo di un pendolo semplice) rappresenta un esempio di come si possa ottenere una misura di qualcosa che per motivi pratici non è misurabile direttamente. Ciò che non deve mancare è una buona teoria matematicamente coerente che permetta, data una certa grandezza, di poterla misurare in base alle conseguenza matematiche di una legge che la riguardi. Passando al “secondo anno”, si scopre che non venne misurata direttamente la forza di attrazione coulombiana tra due cariche, ma ciò venne fatto tramite una sua conseguenza, la legge di Gauss. Passando al “terzo anno”, nessuno ha mai “visto” una particella elementare, ma ciò che si può vedere è per esempio una rappresentazione digitale di una variazione di corrente, dovuta ad una variazione di tensione, dovuta ad una variazione di carica, dovuta al passaggio di una particella carica in un mezzo, ma non la particella! Eppure, non è scorretto dire che i fisici possano “rivelare una particella”.

Tornando alla Terra, un modo per studiarne la struttura è sfruttando il fatto che i terremoti sono dovuti a due tipi di onde, quelle trasversali e quelle longitudinali, dove le prime non possono propagarsi nei liquidi e studiando il loro percorso si è capito che è il nucleo esterno è appunto liquido.

La prova n°108 è un’assurda negazione del funzionamento della bussola e ne lascio la lettura e la confutazione al “volenteroso lettore”.

Le prove n°109 e 110 contengono una mezza verità: una circumnavigazione del globo, come quella di Magellano, può avere una sua descrizione anche nella rappresentazione “Terra piatta”. Stavolta non è una totale assurdità, perché si può realmente fare una “trasformazione geometrica” dalla superficie sferica a quella piatta e per esempio una rotazione di un aereo lungo un parallelo la si può rappresentare come un cerchio centrato al Polo Nord. Ovviamente, le differenze sono abissali quando si passa a dare valore di verità al modello a Terra piatta, per esempio le costellazioni, fondamentali per la navigazione dei vecchi tempi, smetterebbero di essere diverse andando al sud dell’equatore.

La prova n°111 è simile alla precedente e a quella “mitologica”: nessuno ha mai compiuto una circumnavigazione lungo un meridiano, da polo a polo, che sarebbe una prova della sfericità della Terra. Probabilmente è vero, ma si tratterebbe di un viaggio senza senso;

va ammesso però che il modello Terra piatta qualcosa di scientifico ce l’ha: è falsificabile!

Prova n°112: se l’orario è regolato sul moto di rotazione, ma sappiamo che esiste anche quello di rivoluzione, perché gli orologi non vengono corretti di 12 ore ogni sei mesi? No comment.

La n°113 ha qualcosa di antico e di nuovo: il senso comune ci dice che le cose sono per gravità attratte verso il “basso”, come possono esistere persone agli antipodi? (Ah, il sapore dei vecchi tempi!). Purtroppo allo stesso numero viene citata la vecchia confusione tra la relatività di Einstein e il relativismo alla “tutto è relativo”. Il primo che afferma che per Einstein “tutto è relativo”, prima lo meno e poi gli fornisco un’adeguata ed esaustiva spiegazione scientifico-epistemologica.

Dopo aver commesso parecchi errori qualitativi, la prova n°115 ne mostra uno di tipo quantitativo: se è vero che per la legge di Newton i corpo a massa maggiore attraggono quelli a massa minore, perché due oggetti qualsiasi che potrei maneggiare in laboratorio non sono attratti l’uno dall’altro per gravità?

Per ragioni che filosoficamente hanno un legame con la calibrazione fine e (per chi ci crede) con il Principio Antropico, la legge di gravitazione universale, oltre al prodotto delle masse e alla loro distanza reciproca, presenta una delle tante costanti universali, quella di Cavendish: G = 6,67 × 10−11 N m² / kg². Il fattore 10-11 è la ragione per cui l’attrazione gravitazionale tra per esempio il mio corpo e la mia scrivania è praticamente inesistente.

La prova n°116 è un’altra di quelle da “Fisica per negati”: perché non è possibile che una persona, saltando in alto, possa mettersi a ruotare come un satellite, se è la stessa forza di gravità a dare origine ai moti della Luna e degli altri satelliti naturali e artificiali? Come mi venne insegnato anche e soprattutto all’università, non bastano le grandi leggi naturali da sole, occorrono anche le “condizioni iniziali” (detto poeticamente, le circostanze): se “prendo” due pianeti, li metto fermi relativamente vicini e poi li lascio andare, essi si scontreranno per gravità, quella stessa gravità che con diverse condizioni iniziali permette ad un pianeta di ruotare intorno ad una stella. Detto questo, potrete stare sereni che non correrete il rischio di diventare un satellite saltando in alto.

Le prove n°117 e 118 hanno in comune due cose: altri gravi errori di quantificazione (si ignora che non esistono solo specifiche classi di fenomeni ma anche fenomeni perturbati in una certa misura) e il fatto che sono quelle che mi hanno fatto scompisciare di più dalle risate, dando un lato positivo all’aver letto questo elenco di prove. Se la Luna causa le maree attraendo gli oceani, cosa impedisce ad essi di continuare il loro spostamento lasciando al Terra e andando verso la Luna? Perché non si manifestano maree anche nei lagni e negli stagni? Perché non anche nei bicchieri d’acqua, aggiungo io?

La prova n°119 è molto banale ma la riporto perché posso fare riferimento ad una piccola soddisfazione personale. Eric Dubay crede che i pianeti siano solo stelle erranti, come da etimologia, e non corpi celesti di altro tipo, perché è così che appaiono quando li vediamo direttamente e non grazie alla (cattiva) NASA. Per vostra fortuna htagliato, pur non essendo un astronomo e senza aver mai seguito un corso di astronomia, ai tempi del liceo ebbe la possibilità di vedere il pianeta Giove con un telescopio dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte: ebbene, è proprio come lo conosciamo grazie alle immagini delle agenzie spaziali. Fidatevi quindi; in senso lato, la scienza si basa anche sulla fiducia (non è che ogni studente abbia il tempo di rifare tutti gli esperimenti e le osservazioni compiute dai suoi predecessori).

Divertitevi a leggere la breve prova n°120, in cui si risale sempre più indietro nel tempo nell’etimologia della parola “pianeta” per dimostrare che abbia la stessa radice di “piano” e che quindi il pianeta Terra è piatto per antonomasia.

Siccome la prova 121 mi ha fatto tornare serio per un momento, la rinvio alla fine; salto quindi anche le “prove” che il Sole e la Luna abbiano entrambi solo 51,5 km di diametro e che stiano a poche migliaia di chilometri sopra le nostre teste, percorrendo cerchi sopra la Terra (lo sapete già che il Sole è grandissimo ma lontanissimo e che la Luna a confronto è piccolissima ma molto più vicina). Saltiamo anche le “prove” che la Luna sia “trasparente” (è l’atmosfera a farla sembrare un po’ celeste nei giorni di Luna nuova) e che emetta luce propria (sarebbe fatta di un materiale sconosciuto e non principalmente di basalto, almeno in superficie, come provabile già dal fatto che riflette solo il 2% della luce solare).

Le prove 128 e 136 sono in realtà la conferma del vecchio detto “anche un orologio fermo segna l’ora esatta due volte al giorno”: viene posta luce sul fatto che civiltà antiche che credevano nel geocentrismo sapessero comunque calcolare con precisione la durata dell’anno solare, dei mesi lunari e persino predire un’eclisse solare. In effetti questi fenomeni sono suscettibili di una descrizione solamente cinematica (cioè con le sole proprietà geometriche del moto), ignorando la loro dinamica (il prenderne in considerazione le forze). Dal punto di vista cinematico, non abbiamo mezzi per distinguere il geocentrismo dall’eliocentrismo e le prove del secondo vanno trovate altrove.

Le prove n°138, 139 e 140 sono un tentativo sfacciato di prendere di petto due solide e storiche dimostrazioni del modello “palla rotante”: la scomparsa dalla vista di una barca che si allontana verso l’orizzonte prima della base e per ultima della sua vela (credo risalga ad Aristotele se non prima) e il pendolo di Foucalt. In ambo i casi si tratta di negare l’evidenza presentando una contro-argomentazione che getti fumo negli occhi.

Sorprendentemente la prova 141 dice di nuovo qualcosa di vero: il verso dello scarico dell’acqua in un water è indipendente dall’emisfero in cui si trova. Dubay ha ragione perché in quel caso l’influenza del cosiddetto effetto Coriolis (un tipo di forza apparente che compare in sistemi di riferimento rotanti su di un corpo in moto in determinate direzioni) è del tutto trascurabile (non è così per gli arei, se volete una “prova” della rotazione terrestre).

La carne (avariata) sul fuoco è troppa anche a voler riassumere: al n°143 viene spiegato male il passaggio giorno-notte; al 152 viene citato il curioso dato che lo stato del Kansas, in proporzione, è più piatto di un pancake (posto ottimo allora per giocare a biliardo); ai numeri 154 e 155 si trova una giustificazione della curvatura terrestre visibile dagli oblò degli aerei e dalle immagini del salto dalla stratosfera di Felix Baumgartner (“illusione del vetro” e “fotomontaggio”, rispettivamente).

Per fortuna la n°162 è divertente, viene detto che i lanci spaziali non sono mai rettilinei ma parabolici, perché in realtà i missili vengono fatti rientrare non appena escono dalla visuale di chi è rimasto a terra, per poi recuperarli di nascosto.

Saltiamo tutte le tesi complottistiche sulle immagini della NASA delle missioni orbitanti, dell’allunaggio e dei satelliti, conserviamo la n°185 per il finale e iniziamo a tornare in un regime più serio, più in linea con CS.

La n°187 non è molto banale perché il nostro Eric (per fortuna) non nega il Secondo Principio della Termodinamica, per cui si chiede come può il moto di rotazione terrestre non risentire di alcuna frizione. In realtà il rallentamento di tale moto esiste, piccolissimo, ma esiste : a causa delle maree, cioè dell’interazione tra la Luna e la Terra, la Luna si allontana dal noi di 4 cm all’anno e (per la conservazione del momento angolare) la Terra rallenta la sua rotazione. Verrà quindi un giorno in cui tale rotazione durerà 47 giorni attuali, ma la distanza Terra-Luna sarà tale che la rotazione smetterà di rallentare con tale meccanismo indiretto.

Dalla prova n°190 si scopre finalmente il perché di tale (pessima) opera di contro-informazione, ossia la convinzione che l’antichissima società pitagorica (ritenuta la madre della massoneria) abbia generato le false credenze del geocentrismo e della Terra tonda per privare all’Uomo la sua centralità, al fine di creare una società individualista ed edonista.

Purtroppo Eric Dubay è caduto vittima inconsapevole della stessa contro-informazione positivista che crede di combattere: la sfericità della Terra, condivisa anche da Aristotele e Platone, era ritenuta vera anche dagli antichi romani e dai cristiani del medioevo. Un esempio importante è l’Universo della Divina Commedia, di cui ricordiamo il passaggio in cui Dante, sulle spalle di Virgilio, deve compiere una strana manovra di capovolgimento nel suo scendere più in profondità del Diavolo per poter riemergere dritto, agli antipodi, “a riveder le stelle”.

Qualcuno potrebbe chiedersi “ma a scuola non insegnano niente?”. Purtroppo tutto dipende anche dagli insegnanti, come si vede al n°194.

Un certo David Wardlaw Scott ricorda una similitudine usata dal suo insegnante per spiegare perché gli oceani non schizzano fuori dalla superficie terrestre durante il moto di rivoluzione: come l’acqua contenuta in un secchio non vi fuoriesce anche se un uomo, girando su sé stesso, lo fa ruotare tenendolo orizzontale, così gli oceani stanno in equilibrio tra la forza gravitazionale e quella centrifuga. Come ho imparato confrontandomi con coloro che non sono portati per la matematica e la fisica, finita la scuola, il tempo rimuove dalla memoria prima la matematica, poi i concetti e infine restano solo le similitudini. Le similitudini, però, per definizione, non sono uguaglianze perfette, per cui il sign. Scott, divenuto adulto, crede che il secchio sia qualcosa di concettualmente diverso dal globo terrestre e che l’argomentazione del suo insegnante non fosse efficace. Non aveva tutti i torti Scott, ma come descrivere qualcosa che nella vita quotidiana non si osserva? Una soluzione potrebbe essere il dire che la scienza non è come la politica, cioè che si basa sul “capire” e sullo “sperimentare” e non sul “convincere”, anche se ciò può sembrare riduttivo da un punto di vista intellettuale. Anche Heisenberg, prima di diventare uno dei fondatori della MQ, disse ad un amico “la relatività di Einstein l’ho capita con il cervello, ma non con il cuore”.

Affrontiamo adesso per ultime le due “prove” che avevo messo da parte, la 201 e la 185. Entrambe si basano sul non credere nel Principio di Inerzia, quello che postula che esistano sistemi di riferimento in cui in assenza di forze (o con risultante delle forze nulla) un corpo resti in stato di quiete o di moto rettilineo uniforme. Tale principio si combina con quello di relatività galileiana, cioè che non è possibile scoprire tramite esperimenti meccanici se un dato sistema inerziale sia in quiete o in moto a velocità costante. Eric Dubay al contrario (n°185) dice che, pur con gli occhi bendati, si può avvertire di un auto che magari abbia pure i finestrini chiusi e il massimo del silenzio un eventuale moto rettilineo e costante. In questo caso sta ovviamente confondendo le vibrazioni del mezzo di trasporto con una vera misurazione meccanica, ma non è solo un fatto pratico. Nel n°121, pur partendo dalla (effettivamente curiosa) coincidenza tra le dimensioni del cerchio del Sole e della Luna visti dalla Terra, arriva infatti a dire più in generale, con toni un po’ retorici:

You can clearly see they are the same size and distance, you can see the Earth is flat, you can feel the Earth is stationary, but according to the gospel of modern astronomy, you are wrong and a simpleton worthy of endless ridicule if you dare to trust your own eyes and experience.

[Voi potete chiaramente vedere che essi (Sole e Luna) hanno le stesse dimensioni e distanza, potete vedere che la Terra è piatta, potete sentire che è stazionaria, ma secondo il vangelo della moderna astronomia, voi siete nel torto e siete dei sempliciotti degni di un ridicolo senza fine se voi osaste confidare nei vostri occhi e nella vostra esperienza.]

In questo caso ho provato un po’ di pena per Eric (in parte perché non dovrebbe essere piacevole vivere credendo di stare dentro ad un complotto antichissimo e mondiale), perché sembra quasi che il nostro contro-informatore di serie C in fondo voglia solo una scienza vicina a ciò che percepisce con i sensi (incluso il senso comune).

Devo rassicurare tutti i lettori che la Fisica non andrebbe mai contro le vostre percezioni sensoriali (anche perché non si occupa di esse): il Sole, visto da qui, è piccolo e la Terra appare piatta; facendo un altro esempio, se date un pugno ad un muro di cemento vi fate molto male, anche se quel muro (da Rutherford in poi) sappiamo che è fatto al 99,9999999999999% di vuoto.

Ciò che la Fisica può negare è una deduzione fatta a partire dai sensi, per cui quel dolore alla mano provata con la botta al muro è reale ma è dovuto ad un’interazione, cioè al fatto che il muro fosse rigido, non che fosse “pieno di materia”.

Volendo quindi sorvolare su ciò che è vero e ciò che è falso, si può notare che la visione attuale della Terra e dell’Universo può sembrare strana, contro-intuitiva, ma una volta studiata per bene in realtà è esteticamente superiore. Perché le leggi dei corpi celesti dovrebbero essere diverse da quelle degli oggetti terrestri? Non è più bella l’unità delle cose in un unico principio rispetto ad una diversità intuitiva ma senza una ragione organica?

Chi è dotato di più dignità, l’uomo che sta fisicamente al centro dell’Universo o quello che trova un modo per racchiuderne i fenomeni in un ristretto numero di principi, facendo metaforicamente in modo di avere l’Universo in pugno meglio di un geocentrista?

In sostanza, è lecito chiedersi perché una deduzione immediata, direttamente collegata ai sensi, venga capovolta dalla scienza. Questo non può essere fatto sempre ma solo quando c’è un principio più grande che sappia armonizzare sia ciò che è più vicino sia al Vero sia ciò che ci suggeriscono i sensi, un rinunciare all’intuito immediato per salire di un gradino contemplativo più alto.

Esiste però un caso in cui anche io mi sento come Eric Dubay?

La risposta è sì e vi chiedo perdono per il volo pindarico che sto per compiere: è quello che provo quando penso alla Teoria del Gender (o agli studi di genere, se preferite).

In quel caso non vedo in giro nessun Newton, Einstein o Heisenberg che mi spieghi nel nome di quale principio generale una cosa così logica come la differenziazione sessuale psico-fisica atta alla riproduzione possa essere affiancata ad altre forme di identità sessuali che compromettono tale funzione riproduttiva. Non vedo nessun salto contemplativo in questo caso, nessun tentativo di unificazione, nessuna scoperta di altri sistemi, ma solo un modo per negare l’esistenza e il senso della differenza tra i sessi. Qui non stiamo di fronte ad una nicchia di folli dissidenti di un sito internet, ma ad una riforma prima culturale e poi politica. Su tale differenza, mi viene da concludere con la stessa disperata retorica di Dubay:

Voi potete chiaramente vedere che essi (il sesso maschile e femminile) sono diversi fisicamente e psicologicamente, potete vedere che la sessualità ha un fine biologico, potete sentire che è complementare, ma secondo il vangelo della moderna psicologia, voi siete nel torto e siete dei sempliciotti degni di un ridicolo sena fine se voi osaste confidare nei vostri occhi e nella vostra esperienza.

enzopennetta.it