Petrolio, sentenza storica in Nigeria: chi ha inquinato paghi

Il Giornale Online
Con una sentenza le multinazionali sono chiamate a rendere conto dell’inquinamento e per aver violato i diritti umani degli abitanti del delta del Niger.

di Andrea Salati (Dailystorm.it)

IL CONFLITTO – La [link=http://serap-nigeria.org/]Serap [/link](Socio-Economic Rights and Accountability Project) è una Ong nata nel 2004 con l’obiettivo di promuovere la trasparenza e il rispetto dei diritti umani nel Delta del Niger. Con il supporto legale di Amnesty International nel luglio 2009 aveva presentato una causa contro il governo federale della Nigeria e sei aziende petrolifere (Chevron Oil Nigeria Plc, Shell Petroleum Development Company Spdc, Elf Petroleum Nigeria Ltd, Exxon Mobil Corporation, Agip Nigeria Plc e Total in Nigeria Plc) per violazione dei diritti umani e inquinamento da idrocarburi nella regione del Delta del Niger. L’attività di estrazione del greggio ha provocato l’inquinamento del bacino idrico e dei terreni, distruggendo le coltivazioni e determinando l’esproprio dei terreni delle popolazioni locali.

La diffusione di malattie come il cancro anche mediante la pratica del gas flaring ha contribuito a destabilizzare politicamente la zona creando attriti tra coloro che vedono nelle multinazionali un’opportunità per lo sviluppo e coloro che sostengono la necessità di arginare un debito ecologico crescente ma alle proteste delle popolazioni locali fino a poco tempo fa sono seguite soltanto forti repressioni da parte della polizia. Come spesso accade l’interesse economico del Paese è stato anteposto alla salute della cittadinanza e alla tutela dell’ambiente. Il Mosop (Movimento per la sopravvivenza del popolo Ogoni) ha più volte richiesto la bonifica dei corsi d’acqua e una più equa redistribuzione dei proventi derivanti dall’estrazione del greggio non trovando però risposte da parte del Governo. Eppure, una sentenza del 16 dicembre 2012 torna a far sperare chi si è lungamente battuto per la causa.

LA SENTENZA – La Corte di giustizia della Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (Ecowas) ha infatti ritenuto all’unanimità il governo nigeriano responsabile per gli abusi commessi dalle aziende petrolifere in seguito alla violazione degli articoli 21 (diritto alle ricchezze e risorse naturali) e 24 (diritto ad un ambiente sano) della Carta africana dei diritti umani e dei popoli per non aver protetto il Delta del Niger dai soprusi, finora impuniti, delle multinazionali del petrolio. Il diritto al cibo e alla vita sociale della popolazione del Niger è stato violato dalla devastazione ambientale che ha seriamente compromesso la loro possibilità di coltivare un’esistenza sana.
Inizialmente, il giudice aveva declinato la sua competenza nel giudicare le aziende incriminate dichiarando che: “Una delle questioni più controverse nel diritto internazionale è la responsabilità delle aziende, in particolare delle multinazionali, nei casi di violazione o complicità nelle violazioni dei diritti umani, specialmente nei paesi in via di sviluppo. Infatti, uno dei paradossi che attualmente caratterizzano il diritto internazionale è il fatto che gli stati e gli individui possono essere ritenuti responsabili a livello internazionale, mentre le aziende no“. Eppure, dalla sentenza si evince chiaramente che dovrà essere proprio il governo a chiedere conto alle aziende del proprio operato. Del tutto vani sono stati i tentativi di far cadere le accuse affermando che il Serap non avesse il diritto di rivolgersi al tribunale e che l’Ecowas non avesse la giurisdizione per occuparsene.

UN FELICE PRECEDENTE – La sentenza spiana la strada per una battaglia ambientale a tutto campo. Questa, infatti, non era l’unica causa pendente tra il governo e le realtà locali per la tutela dell’ambiente e della salute. A testimonianza della mancata collaborazione da parte delle compagnie, l’Alta Corte di Giustizia della Nigeria aveva per esempio intimato alla Shell nel 2006 di interrompere la pratica del gas flaring, ritenuta illegale già da 30 anni e tutt’ora in uso a discapito della popolazione.

Per Amnesty International e il Mosop, dunque, si tratta di un precedente importante che rivendica il diritto ad un ambiente sano e sostenibile nell’ottica di un processo in cui i cittadini possano tornare ad essere protagonisti della crescita e dello sviluppo del loro territorio. Purtroppo, siamo tutti consapevoli di quanto poco conti una sentenza al cospetto di un business così ampio come quello petrolifero, eppure da adesso tornare a sperare è di nuovo lecito. Il Delta del Niger è un bene di tutti e, come spesso accade, l’unico a non essersene reso conto è stato proprio il governo.

Fonte: http://dailystorm.it/2013/01/21/petrolio-nigeria-una-sentenza-storica-chi-ha-inquinato-paghi/