La Paura

La Paura

ombra_on_the_road La Paura

Vorrei proporre le considerazioni di alcuni Maestri della Tradizione su questo tema.

THEARCOS

La paura è qualcosa di fisico e psichico insieme; essa ha origine nella carne ed ha espressione nella psiche ed è sempre una violenta manifestazione dell’istinto di conservazione.

L’eroe non è colui che non sente paura (sarebbe incoscienza) ma colui che vince la paura con la luce del suo coraggio.

Il quadro classico della paura è un quadro di scariche successive, dai reni al cervello al cuore, dai gangli nervosi ai vasi sanguigni. Il sangue, sotto la sferza dell’adrenalina, corre su e giu’ dal nostro centro alla periferia in un contrasto di reazioni diverse che nell’uomo possono anche uccidere per paralisi cardiaca. La paura è fisica, il coraggio è mentale, si genera nella mente: viene espresso dalla ragione ed agisce sulle cellule come un superiore comando. Gli engrammi cellulari però (a differenza di quelli cerebrali) hanno una loro possibilità autonoma di scatto per nulla dipendente dalla volontà della mente; essa rappresenta “l’intelletto della soma”, il vostro taccuino di appunti delle cellule, ma se giunge quel “superiore comando”, esso farà defluire nel pancreas e nella milza le scariche di adrenalina rivolte al cervello ed al cuore. L’ansietà e l’angoscia (figlie della paura) sono spirituali, e sono causate dal senso di vuoto portato dall’essere cechi al senso della speranza.

La paura è uno stato di coscienza peculiare degli uomini ed esso ha creato più Dei di quanti ne possono contenere tutti i pantheon del mondo.

RAPHAEL

La paura è una caratteristica della sfera sensoriale; assume le forme più disparate, essa è una delle maggiori forze compulsive della natura. La paura fa acuire le percezioni, sprona all’azione, sviluppa le qualità positive del carattere, ci spinge a riunirci in comunità per fronteggiare pericoli comuni… ma essa procura troppo sovente stati affettivi morbosi, come l’ansie e l’angoscia. E può anche paralizzare l’azione.
La paura può bloccare la nostra ascesi e metterci in condizioni di smarrimento, turbamento e confusione. Una delle paure più diffuse è la paura della morte. Essa è identificata con le cellule del corpo, con la nostra coscienza corporea e può essere superata solo riconquistando il nostro senso di eternità.
La paura della morte si basa principalmente su:

  • Il terrore dell’ignoto e dell’incomprensibile;
  • Il dubbio sulla nostra immortalità;
  • Il dolore dell’abbandono;
  • L’attaccamento;
  • Le concezioni religiose che elargiscono giudizi, punizioni, tormenti e dannazioni.

La metafisica un giorno ci dirà qualcosa sulla morte, poichè non siamo lontani dall’epoca in cui la morte sarà vinta; scopriremo che la morte non è altro che un passaggio da uno stato di coscienza ad un altro, regolato da precise leggi, per cui nulla va perso, ma ogni cosa si trasmuta adeguatamente.
Fare una classificazione di tutte le altre paure è difficile perchè la paura prende le forme più impensate. Si va dalle paure istintive degli esseri primitivi (viventi anche qui tra di noi), paure basate sull’ignoranza delle leggi di natura, alla paura di perdere i propri cari, la salute, il denare ecc. fino alla paura della solitudine, della vita e fino alla stessa “paura della paura”, quando essa dispiega un’immaginazione incontrollata. La paura può riversarsi in ansia ed in angoscia dove tra loro non c’è che una differenza di grado, in quanto l’angoscia altro non e; che uno stato più tormentoso dell’ansia.

L’ansia è tensione psicologica determinata dall’incapacità di fronteggiare una situazione, si distingue dalla paura, che è transitoria, poichè prima o poi dalla paura si avrà una scarica di attività intenzionale mentre nell’ansia la scarica viene frustrata e tenta di risolversi in vani movimenti privi di ogni intenzionalità; ciò disorienta l’io e può portarlo ad una “depressione” dove si arriva ad abbandonare sia la speranza che la lotta: da questo la malinconia, fino a stati di psicosi maniaco-depressive, dove la volontà viene sospesa e si arriva al suicidio.

Vi sono persone che temono la perdita della propria dignità più della propria salute, altri hanno una paura ingigantita, patologica ecc…

Va ricordato che il “desiderio”, che costituisce il magnete attorno al quale ruotano tutti i contenuti vitali umani (personalità), è una potente energia, è una vibrazione con una sua frequenza, che interagisce con le vibrazioni-desiderio altrui.
Solo trovando l’accordo armonico (dentro e fuori di noi) non ci saranno più resistenze di forze contrapposte e si viaggerà allora su armoniche di luce, interrelate dalla potenza della sintesi. E’ questa la perfetta geometria di accordi (illuminazione) che prelude alla unità informale principiale (metamorfosi) cui tendono tutte le cose, è il SAT-CHIT-ANANDA… “TU SEI QUELLO”.

OSHO

Nella vita, ai livelli inferiori a quelli dell’uomo, la possibilità di scelta è quasi inesistente e quindi non esiste la paura; esiste la certezza nel senso che le cose funzionano come catena di causa-effetto, cioè l’esistenza è meccanica, è certa (infatti la lepre fugge non per pura ma per difesa).

Con l’uomo viene ad essere l’incertezza: nulla è più certo, qualsiasi cosa è potenzialmente possibile e la scelta rimarrà sempre dell’uomo, e non collettivamente ma individualmente, ecco perchè con l’uomo e solo l’uomo inizia la paura e anche l’ansia che la segue come un’ombra. Tutto dall’uomo deve essere scelto e tutto deve essere scelto in un individuale sforzo conscio; nessun altro sarà responsabile…

Tu, tu solo e sempre sei il responsabile.

Qualsiasi tua scelta è, in un certo senso, fondamentale; la tua scelta diventa il tuo destino; ogni scelta fatta rimarrà con te, però ogni scelta è anche un azzardo nello sconosciuto, nell’ignoto… ecco perchè l’uomo soffre di ansietà.

Ciò che tormenta l’uomo è “essere o non essere”, “fare questo o fare quello”, e anche se sceglie di non scegliere ha fatto la sua scelta! Questa facoltà di scelta è contemporaneamente la dignità, il dovere, e la gloria dell’uomo ed è da questa consapevolezza che viene il peso dell’ansia, il peso della paura perchè l’uomo “sa”, consciamente o inconsciamente, che non può più rifugiarsi nel “collettivo”. Purtroppo l’uomo – pensiamo alle comunità, alle chiese, ai partiti, alle sette – per inerzia tende ancora a fuggire la sua interiore e personale responsabilità di evoluzione, cerca di fuggire la libera scelta che è l’unico preludio possibile alla conquista del libero arbitrio.
In concreto c’è una grande paura della vera libertà e solo pochi uomini perorano in suo favore… i più si adagiano e sperano in una evoluzione collettiva per potersi illudere di dividere la responsabilità. Qui però sarebbe meglio che scartassimo la parola “evoluzione” che è sempre equivocamente associata all’idea di un progresso collettivo; è per questo che io uso la parola “rivoluzione” ed affermo che all’uomo la rivoluzione interiore è possibile, ma essa significa SFORZO INDIVIDUALE e non collettivo.

KRISHNAMURTI

Il tempo è sostanziato di paura;il tempo, inteso come ieri-oggi-domani, è generatore di paura e, ad alimentare la paura, e’ il PENSIERO, che e’ il risultato del tempo.

Il pensiero è prodotto dai molti “ieri”, è modificato dalle esperienze del presente e genera il futuro che del pari non ha altra sostanza che il pensiero stesso. E’ la Mente (Manas) a creare la paura, essendo della mente il processo del pensare ed è anche della mente il processo di dare alle cose un nome. Nel momento in cui conferite un nome a ciò che chiamate paura voi la rafforzate. Se cavillate sopra i vostri limiti essi vi apparterranno. E’ veramente essenziale il comprendere l’intero processo dell’atto del “definire”, cioè dell’atto di conferire nomi e forme, del proiettare sempre nuove immagini, del sovrapporre etichette. Se davvero saprete guardare un vostro sentimento senza denominarlo… vedrete che esso si dissolverà. Ma la mente deve anche imparare a respingere ogni autorità … a cominciare dall’autorità dell’esperienza a quella delle parole e alle influenze estremamente sottili quali: l’attesa della grazia e le aspettative di qualunque specie, soltanto allora sarà davvero una mente matura, intelligente… ma penetrare così profondamente in se stessi è in verità una cosa assai ardua.

Conoscere se stessi, comprendere se stessi è veramente schiudere le porte all’Immenso, è penetrare in Esso. Tutto è mente, ma come ora la conosciamo essa è solo un prodotto del tempo (non siamo mai nel “qui e ora” ma in un vago ricordo trascinato da una realtà illusoria) ed io vedo chiaramente che il farsi seguaci di una religione organizzata è una posizione del tutto negativa per la ricerca di Dio. La mente, al contrario, deve svincolarsi da qualsiasi idea precostituita, da qualsiasi “credo” e “dogma”.
Quando parliamo della paura noi dobbiamo sempre considerarla in relazione ad un conflitto o ad un confronto e poichè l’invidia e la gelosia, per esempio, sono sostanzialmente un confronto, dobbiamo disfarci di esse se vogliamo che la paura sparisca. Chi invidia possessi materiali o morali, come pure chi nutre ambizioni di onore, di riconoscimenti, di investiture mondane o spirituali… non può andare molto lontano.

Un mentre matura domina la paura perchè non conosce successi o fallimenti.

Fr. Epan

ascensione93.org