Nella piramide di Cheope c’è una stanza dei misteri

piramide di Cheope

A 4500 anni dalla sua costruzione, la piramide di Cheope continua a sorprenderci.

Un team internazionale di scienziati ha individuato al suo interno una grande e misteriosa camera segreta, lunga 30 metri e alta 15, che si trova poco sopra la Grande Galleria che conduce alla Camera del Re. Da ieri, quando Nature ha dato l’annuncio della scoperta, nella comunità degli egittologi non si parla d’altro e già si fanno mille congetture: conterrà il tesoro che da millenni si cerca nella piramide? Sarà la vera tomba di Cheope, la cui mummia non è stata mai trovata? Rivelerà finalmente i misteri della costruzione del più imponente edificio dell’antichità?

Mehdi Tayoubi, presidente dell’Heritage Innovation Preservation del Cairo che ha avviato la ricerca invita alla prudenza: «Ci sono molte teorie, alcune pazze e altre ragionevoli, ma è troppo presto per qualunque conclusione». Il professor Tayoubi ha fondato anni fa lo Scan Pyramids Project, un’iniziativa il sui scopo è compiere ricerche sulle tre piramidi della piana di Giza senza ricorrere a pratiche invasive. Scienziati giapponesi e francesi hanno unito le loro conoscenze per effettuare uno scanner della Grande Piramide di Cheope intercettando i muoni, particelle subatomiche generate dal contatto dei raggi cosmici con gli atomi dell’alta atmosfera. Come i raggi X di una radiografia, i muoni sono disturbati dai solidi come i blocchi di granito, e si muovono in maggiore quantità negli spazi liberi.

Nel dicembre del 2015 il fisico Kunihiro Morishi ha piazzato un primo rilevatore di muoni nella Camera della Regina e scienziati giapponesi e francesi ne hanno collocati altri due, uno dei quali all’esterno della piramide. Dopo mesi di osservazioni, tutti e tre i rilevatori hanno indicato la presenza di una grande e sconosciuta cavità al di sopra della Grande Galleria, che è stato possibile per ora tracciare solo a grandi linee: per un disegno più accurato occorrerà altro tempo. Tayoubi pensa che «possa trattarsi di una seconda Grande Galleria» della quale però non si comprende lo scopo, a meno che non porti a una nuova camera sepolcrale. Ma questa ipotesi è scartata dall’egittologo britannico Aidan Doson: «Le probabilità di trovare una tomba sono pari a zero», ha subito commentato.

La scoperta, che era stata anticipata da La Stampa il 5 agosto scorso con i pochi dettagli allora disponibili, aiuterà sicuramente a comprendere meglio la storia della grande piramide di Cheope.

Cheope ha regnato dal 2509 al 2483 aC e il suo immenso monumento funebre ha affascinato per millenni chiunque lo abbia visto. Per i Romani era già antico come oggi lo sono i Romani per noi, ed è stato necessario attendere fino al 820 dC, quando l’arabo Al Mamoun vi aprì una galleria alla ricerca di tesori, per conoscerne la complessa struttura interna.

Nell’800 e nel ‘900, archeologi come Flinders Petrie, Giovanni Battista Caviglia e Richard Vyse ne hanno studiato a lungo i corridoi e le stanze, senza arrivare a dare una spiegazione ai molti misteri nei quali si imbattevano: la mancanza di qualunque geroglifico, il sarcofago privo di un cadavere e di un nome, la Camera della Regina completamente vuota, i canali che comunicano con l’esterno, il pozzo scavato in modo irregolare che conduce a una grotta sotterranea. E poi la Grande Galleria, un capolavoro di architettura del quale ancora oggi non si conosce lo scopo e di cui è stata ora forse trovata una copia segreta.

Richard Vyse, ai suoi tempi, se avesse individuato una camera nascosta si sarebbe fatto portare subito un po’ di dinamite per aprirsi un varco e raggiungerla, ma oggi per fortuna non si può più fare. «Per il momento non scaveremo – ha detto Hany Helal, vice presidente dell’Heritage Innovation – e continueremo la nostra ricerca con tecnologie non invasive per avere un quadro completo. Con l’edificio più famoso del mondo non si può andare avanti per tentativi ed errori». Presto, ha annunciato Mehdi Tayoubi, lo scanner dei muoni sarà replicato nella piramide di Chefren, grande e misteriosa quasi come quella di Cheope. Ci aveva già provato negli Anni 60 il Nobel della fisica Luis Alvarez senza trovare nulla. Ma la tecnologia è molto migliorata, e le sorprese di Chefren potrebbero essere persino superiori a quelle di Cheope.

Vittorio Sabadin
lastampa.it