I “Tre giorni di buio” inatteso tempo dell’alchimia e dell’occulto?

«Solve et coagula» nell’Atalanta fugiens di Michael Majer

Se non fosse per i quattro cardini su cui, Michael Maier, medico, alchimista e musicista tedesco (1568-1629)1 poggia la sua opera di alchimia, Atalanta fugiens, la musica, la parola, le immagini, essa non avrebbe avuto tanta presa sugli studiosi di alchimia e non solo, per la sua originale attrattività, per la sua geniale completezza, che la rende unica nel suo genere. A cominciare dallo spunto dell’autore nel realizzare un difficile legame di un mito, come quello di Atalanta2 che fugge inseguita e infine sopravanzata, simile ai sogni che si dissolvono ad ogni alba. Ecco come si presenta al lettore l’idea metafisica dell’alchimia, racchiusa in due concezioni contrarie disposte su un cardine incomprensibile, solve et coagula, due movimenti contrari che l’alchimista esorcizza intenzionalmente nella materia. Cioè sciogli il solido e solidifica il liquido. Tutto ciò che appartiene alle nostre abitudini che sembrano stabili e permanenti, occorre dissolverle con un calore che va fatto sprigionare in sé e, al contrario, giusto il citato sogno, definito volatile, incerto e fluttuante che deve essere indurito e reso stabile. Nell’insieme, similmente all’azione di una chimera, una bestia ricorrente nella simbologia alchemica appunto.

Di qui la problematica degli opposti a confronto, uno di fronte all’altro, coscienza e inconscio, che inesorabilmente occorre che si dissolvano scomponendo così la coscienza comune a causa dei suoi limiti e il soggetto ne prende atto con dolore. Ecco che provvidenzialmente subentra una trasformazione e ricomposizione totale.

La musica, la parola, le immagini che improntano Atalanta fugiens, quasi vogliono alludere ad una croce miracolosa per dar vita al processo alchemico che comporta progressivi sacrifici, appunto una croce come quella che compare nell’emblema XXI dell’illustr. 1 ai piedi del Filosofo.

Michael Maier - Tre giorni di buio - Atalanta fugiens
Illustrazione 1: Michael Maier. Atalanta fugiens, emblema XXI. La croce ai piedi del Filosofo.

In hoc signo vinces, in effetti vorrebbero dire, come a riprendere la croce posta nell’emblema XXI di Atalanta fugiens per paragonarla a quella della frase latina, dal significato letterale: “con questo segno vincerai”, traduzione del greco ἐν τούτῳ νίκα (letteralmente: “con questo vinci”). La comparsa in cielo di questa scritta accanto a una croce sarebbe uno dei segni prodigiosi che avrebbero preceduto la battaglia di Ponte Milvio tra Costantino I e Massenzio il 28 ottobre 312.

Sembrerebbe proprio che la croce dell’emblema XXI in questione, messa lì a terra, debba essere sollevata come quella di Costantino imperatore anzidetta, e solo così si riuscirebbe a cogliere il mistero alchemico che deve essere tradotto in geometria come sembra suggerire l’epigramma che segue l’emblema.

Questo segno geometrico della croce, unico caso fra le 50 immagini relative disposte da Michael Maier, in cui compare, eccetto la dodicesima che presenta una chiesetta sormontata da una piccola croce (forse ad aggiungere il mistero della fede, fondamento del cristianesimo), fa capire che forse la chiave ultima di comprensione di Atalanta fugiens è nella geometria appunto, della quale si fa maestro e anfitrione il geometra e filosofo che qui compare con un gran compasso a dar lezioni in merito.

Grazie proprio al segreto riposto nell’emblema XXI è come se svanisse la vecchia coscienza – ma globale – simile ad un’immaginaria umanità (una parallela ipotesi ivi riposta) che si deve dissolvere, e che è realmente la memoria del nostro mondo, la nostra “terra mentale” che un giorno andrà catastroficamente in rovina per dar luogo ad un nuovo mondo, una “nuova terra”, ma sempre la stessa precedente, rigogliosa e vivente.

In fondo è questo lo scopo dell’Alchimia, ma anche di tutte le discipline esoteriche, cioè quella di concepire una nuova umanità, la stessa peraltro che costituisce l’esito finale del libro dell’Apocalisse di Giovanni con:

«una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più.» (Ap 21,1)

La terra mentale della semina di Michael Maier

Illustrazione 2: Michael Maier. Atalanta fugiens, emblema XLV. La zona d’ombra (densa).

Michael Maier quando redasse l’opera Atalanta fugiens  si propose di concepire una terra alchemica mentale, le cui fasi di elaborazione furono rappresentate con 50 emblemi. In uno di essi, il XLV° (illustr. 2) pose al centro dell’immagine simbolica una sfera dalle fattezze come quella fisica della Terra illuminata dai lati opposti dal Sole e dalla Luna. Come già sappiamo anche a questa rappresentazione seguì un epigramma e poi un discorso. Mi è venuto di presentare l’epigramma XVL nella lingua madre originale, forse per un doveroso riguardo al suo autore, Michael Maier. Forse il segreto che si cerca è possibile percepirlo, se non altro, intravedendo inconsciamente orme specifiche da seguire.

Comunque, nulla di così difficile di riuscire a tradurlo e comprendere l’ammaestramento ivi riposto. La lezione epigrafica dice così:

«Sol, fax clara poli, non corpora densa penetrat,
Hinc illi adversis partibus umbra manet:
Vilior hæc rebus quamvis est omnibus, usu
Attamen Astronomis commoda multa tulit.
Plura Sophis sed dona dedit Sol, ejus & umbra,
Auriferæ quoniam perficit artis opus.»

– Cui segue il Discorso XLV

«Come una luce accesa in un palazzo rotondo o sferico illumina tutto il muro sopra o sotto, tranne dove qualche utensile da tavola al centro ne ostacola le influenze, così allo stesso modo il Sole posto nel vasto Arco del Cielo illumina con i suoi Raggi tutta la concavità del Cielo, e quei corpi che sono contenuti in esso che sono diafani e capaci di ricevere luce; cioè tutte le Stelle, sia Erranti che fisse, tranne dove lo proibisce lo Spessore della Terra intermedia. Perché lì un’ombra nera o oscurità, che è chiamata notte, rimane così a lungo finché non viene scacciata dal sole, e la luce viene riversata e vista al suo posto. L’ombra, quindi, o la notte, è la privazione o l’assenza della luce solare, e il giorno al contrario è l’irradiazione e la circonferenza di essa. L’ombra è ciò che non può sopportare l’aspetto del Sole, e quindi sfugge a se stesso, e lo evita, a volte in questo, a volte in un’altra parte della Terra, secondo che il Sole è in opposizione ad esso.

Il Sole e l’Ombra non si sono mai visti, anche se se la Natura lo ammettesse, potrebbero farlo in ogni momento. Ma il Sole considerandola come un Nemico a se stesso, la insegue sempre mentre vola in modo che non possa mai stancarla per superarla, come dice Buchannan nel suo Libro della Sfera. Dopo l’Immagine e l’esempio di quel grande Sole e della sua ombra, i Filosofi hanno osservato che anche il loro Sole ha un’ombra volante nuvolosa nera. Quindi Hermes dice: “Figlio mio, estrai la sua ombra dal raggio”. Cioè, guarda che porti il tuo Sole intorno al Primum Mobile su cui presiede Vulcano, in modo che quella parte della terra che è ora coperta da una notte ombrosa possa godere della chiara luce del Sole. Perché se l’intero firmamento del cielo, con tutto ciò che è contenuto in esso, non fosse portato in giro in ogni giorno naturale, cioè nello spazio di quattro e venti ore dal suo primo movimento, ma il Sole si muovesse con il suo moto proprio, che è chiamato il secondo o annuale, quegli Antipodi che sono sotto di noi avrebbero la notte per quasi lo spazio di sei mesi, e noi nel frattempo dovremmo avere la luce del giorno, e così al contrario in modo che l’intero anno sarebbe composto da un giorno e Una notte, come ora è sotto entrambi i poli, come ci dimostrano la Ragione e l’esperienza. Ma è piaciuta alla Divina Provvidenza ordinarlo diversamente, che ha quindi ordinato due moti dei pianeti: il primo e il secondo, e così ha distribuito l’anno in molti giorni.

Ora l’ombra e il sole fanno insieme un giorno e una notte, cosa che il sole da solo non potrebbe fare. È sua proprietà illuminare tutti i corpi e i luoghi che gli sono opposti, ma è solo per caso che la sua assenza fa ombra. Così anche il Sole Filosofico con la sua ombra crea un giorno che è Luce e Oscurità o notte. In altre parole, Latona o Magnesia, la cui ombra (come dice Democrito all’inizio dei 3 libri della sua Mensa Aurea) deve essere seminata e bruciata da una Medicina del Fuoco. L’uso delle ombre in astronomia è così grande che senza di esse la scienza può scarseggiare. È allo stesso modo all’ombra che il chimico attribuisce la perfezione della sua arte. Perché cos’è questo sole senza ombra? Lo stesso di un Clapper senza campanello, che in effetti fa il primo movimento a un suono; quella è la penna, questo lo strumento della musica; quella la lingua, questa la grande bocca. Un’ombra è la cosa più spregevole e accanto a non avere nessun Essere. Così anche l’ombra dei Filosofi è una cosa Nera; più nero del nero come lo chiamano, o più vile di un’erbaccia (non rispetto a se stesso, ma secondo l’opinione degli uomini e l’abbondanza di esso). Che cosa è più utile del fuoco? Più prezioso dell’acqua? Più amabile della Terra? Che produce fiori e tutte le cose che sono belle? Cosa c’è di più delizioso? Il che, se una volta ostacolato, farà sì che tutte le cose cessino di essere piacevoli, ma poiché nelle loro vaste sfere sono esposte all’uso comune dell’umanità da un’immaginazione assurda, si ritiene che non abbiano alcun valore. Allo stesso modo, sia l’ombra comune che quella filosofica sono disprezzate. Coloro che hanno vissuto a lungo nelle ombre sotterranee, perdono la vista se vengono portati all’improvviso alla chiara luce del Sole; così coloro che rimangono e lavorano solo nell’ombra filosofica, e non si uniscono al Sole, sono privati del loro giudizio, che è la guida della loro mente, e quindi non possono portare a nulla. Quando il Sole Celeste è elevato all’altezza di mezzogiorno, il Calore è maggiore e le Ombre meno, perciò qui quando il calore è specchiato l’ombra è minore, e allo stesso modo al contrario. Dobbiamo quindi iniziare quando il Sole dal lato di chiamata Meridiano si piega di nuovo alla sommità della nostra testa in Capricorno, e la prima operazione anche verso l’Ariete sarà terminata. Là inizia l’opera delle donne anche a Leone, e poi il lavoro procede dal lavoro, finché l’Anno del Serpente afferra la coda con la testa; vale a dire, è completato.»

Riassumendo, ciò che maggiormente conta è la zona d’ombra (densa) che “prudentemente” (ma è una ferrea necessità alchemica) non è irraggiata dalla torcia solare, ma grazie a ciò resta la cosa più bella, che però i non filosofi non lo sanno, e perciò non riescono trarne profitto. Ecco la ragione di aver citato l’epigramma suddetto in latino, come una velata “ombra” da interpretare. In tal modo, ‒ dice Michael Maier ‒ il Sole ha donato molti doni ai filosofi in stretta relazione alle “ombre” in questione, perché permette loro di finalizzare l’opera d’arte per fare l’oro. Insomma tutta la zona ombrata in questione non è altro che il Mercurio filosofale in cui nasce il Reuccio, come una sorta di Culla dalle peculiari caratteristiche. E la tradizione ci descrive questa Culla che l’alchimista dovrà intravedere per capire di essere giunto al traguardo dorato della sua opera d’arte.

È una sorta di primavera che ad un certo punto attende l’esperto e paziente alchimista in trepido “ascolto”, come Leo, uno dei tanti alchimisti, in “Avviamento all’Esperienza del Corpo Sottile”3:

«Noi dobbiamo cercare di avvertire accanto ad ogni impressione sensoria una impressione che la accompagna sempre, che è di genere del tutto diverso ‒ risonanza in noi della natura intima, sovrasensibile delle cose ‒ e che ci penetra dentro silenziosamente.»

E cosicché lo Spirito Universale sovrasensibile si rispecchia nella sensorialità umana ed è così che, accanto a quella abituale, verrà a crearsi un nuovo tipo di sensazione. Fino a quel momento, vi sarà il fervore occulto del prepararsi alla rinascita: ci si troverà in una situazione analoga a quella dei  primi incerti giorni  successivi  all’equinozio,  nei  quali  la  natura  sembra,  pur  operosamente,  ancora  in  “Attesa  di Primavera”.

I  «tre giorni di buio»

Ma le epoche passano, ovvero i millenni e gli Eoni succedono ad altri Eoni, e giunge il tempo in cui è l’Eone di Latona o Magnesia, che il profeta, alchimista e astrologo, Michel Nostradamus con le sue Centurie, profetizza il suo avvento con la quartina VI-74:

«Au revolu du grand nombre septiesme
Apparoistra au temps ieux d’Hedatombe
Non esloigné du grand aage milliesme,
Que les entrez soirtoront  de leur tombe.»

«Al compimento del grande numero settimo
Apparirà al Tempo giochi d’Ecatombe
Non allontanato del grande eone millesimo
Che gli entrati usciranno dalla loro tomba.»

Ed ecco che l’alchimista d’un tratto diventa cieco per non riuscire a intravedere la Culla del Reuccio, come lo definisce l’ermetista Fulcanelli.

Avete sentito Michael Maier cosa ha detto in particolare sull’ «ombra» col «Discorso XLV»?:

«il Sole ha donato molti doni ai filosofi in stretta relazione alle “ombre” in questione, perché permette loro di finalizzare l’opera d’arte per fare l’oro

Ma:

«Coloro che hanno vissuto a lungo nelle ombre sotterranee, perdono la vista se vengono portati all’improvviso alla chiara luce del Sole; così coloro che rimangono e lavorano solo nell’ombra filosofica, e non si uniscono al Sole, sono privati del loro giudizio, che è la guida della loro mente, e quindi non possono portare a nulla.»

Ecco l’effetto catastrofico dei «tre giorni di buio»!

Ma non basta la quartina VI-74 di Nostradamus suddetta per far capire con certezza l’evento perché molte altre profezie, che fanno parte delle Centurie di Nostradamus, la confermano in tanti modi.

Rivolta proprio agli alchimisti, la prima di queste profezie è la seguente:

  1. IX-68

«Du Mont Aymar sera noble obscurité,
Le mal viendraau ioinct de Aone et Rosne,
Dans Bois chachez soldats iour de Lucie,
Qui ne fut onc un si horrible throsne.»

«Dal monte Aymar, sarà nobile oscurità, [1] Il male verrà al congiuncimento di Saone e Rosne, [2] Nel Bosco nascosti soldati giorno di Lucia, [3] che mai non fu uno così terribile trono.»

[1] Aymar, è l’Immortale Alchimista Conte di Saint Germain. È stato un alchimista e avventuriero francese, e personaggio di rilievo alla corte di Francia, vissuto nel XVIII secolo in Europa.

Io, Aymar l’Alchimista, Conte di Saint Germain,
chi sono io per Te, Profano?
Tu che hai aperto il Manoscritto Segreto degli Iniziati scopri il Mondo che è il mio, quello dell’Alchimia.
Io ti offro, se meritato, i Segreti posseduti dal mio secolo, il 18esimo.
Gli enigmi della mia nascita svaniscono. Io sono immortale. Venuto dal nulla, nel nulla vado, io attraverso i secoli, appaio secondo il mio piacere e volere. Compaio giusto nel momento più inatteso. Io ho scoperto l’Elisir di Lunga Vita. Io ho viaggiato attraverso i mondi di Londra, Parigi, Roma, il Tibet, la Prussia, la Russia… Io ho assaggiato il sapore del mondo. Io so trasformare il ferro in Oro, il carbone in Diamante…
Tutto ciò io lo devo all’Hierophante visibile, per l’Occidente, della Tradizione Esoterica Terrestre. Concepito dalla chimica e dal genio del mio cervello, esso mi porta Gloria e Splendore e oggi la Felicità.
Tu erediti questo favoloso Sigillo, poiché mi è divenuto inutile, a me che tutto ho. Io te lo affido. Per il tempo che lo terrai, esso ti darà Fortuna, Ricchezza, Splendore e tutte le Felicità Terrestri.
Trattalo come si deve: con Rispetto e Dignità.
L’Alchimia non tollera il volgare. Essa ama la nobiltà di cuore e d’anima.
Prendi impegno di non divulgare le conoscenze e la Potenza che ti porterà.
Proteggilo. Da sempre, io non ho proferito parola sul mistero che mi circonda. Fai lo stesso, oppure l’Hierophante perderà per sempre la sua Potenza Alchemica. Istantaneamente diverrà senza effetto.
Ma se io trasmetto ciò che ho di più prezioso, è perché so che tu meriti e che sarai all’altezza di quello che l’Hierophante visibile, per l’Occidente, della Tradizione Esoterica Terrestre potrà donarti.
Io non ti conosco. In un altro secolo leggerai queste parole. Esse si rivolgono a te. Ricordati dei miei avvertimenti.
Castello di Chambord nell’anno di grazia 1783, il 21 dicembre

[2] Saone = Sole e Rosne = Rosa. Sulla Rosa se ne parla nella quartina V-96 legata alla q. III-94 che esamineremo in seguito). La q. III-94 riguarda il momento in cui avverrà l'”oscuramento” dell’eone di Latona.

[3] Dei «soldati di Lucia» nel «Bosco» se ne parla nella q. IX-38 e se ne parlerà in seguito. «Lucia» la santa festeggiata nel giorno più vicino al solstizio d’inverno (13 dicembre). Ma si capirà che si tratta di un essere che il «Bosco» sta a indicare, cioè un «porco metà uomo» di cui si parla nella q. I-64.

La Natura è provvida perché, in mancanza della “sensorialità” interiore, di cui parla l’alchimista Leo che l’avvertiva del sopraggiungere della vagheggiata “Primavera”, ha predisposto che ad essa si sostituiscano un genere di altre “primavere” i cui “fiori” (per modo di dire!) sbocciano, per esempio, attraverso altre profezie, come questa tratta dalle Centurie di Nostradamus, per esempio:

Nostradamus II-27

«Le divin Verbe sera du ciel frappé,
Qui ne pourra proceder plus avant:
Du reserrant le secret estoupé,
Qu’on marchera par dessus et davant.»

«Il divin Verbo sarà dal cielo chiuso,
Che non potrà procedere più avanti:
Rinchiudendo il segreto dischiuso,
Che marcerà per disotto e davanti.»

Non si creda che il divin verbo intravisto da Nostradamus sia come il Gesù Nazareno che faceva miracoli e ammaestrava le genti. No, Egli viene per fare giustizia qui sulla terra (per «disotto e davanti»). Forse è già in azione in questi tempi con la pandemia del coronavirus.

Questo per dire che sarà per gli alchimisti una nuova e più terribile prova della prima opera, quella della Nigredo, e fino alla fine delle successive fasi alchemiche sarà buio nero.  Sempre che saranno capaci di proseguire non appena iniziano i «Tre giorni di buio» profetizzati da un folto stuolo di mistici del cristianesimo e ne cito alcuni:

Profezia della Beata Anna Maria Taigi, Siena

Beata Anna Maria Taigi – Wikipedia, pubblico dominio

«…Dio manderà due castighi: uno sarà sotto forma di guerre, rivoluzioni e altri mali; avrà origine sulla terra. L’altro sarà mandato dal Cielo. Verrà sopra la terra l’oscurità immensa che durerà tre giorni e tre notti. Nulla sarà visibile e l’aria sarà nociva e pestilenziale e recherà danno, sebbene non esclusivamente ai nemici della Religione. Durante questi tre giorni la luce artificiale sarà impossibile; arderanno soltanto le candele benedette. Durante tali giorni di sgomento, i fedeli dovranno rimanere nelle loro case a recitare il Rosario e a chiedere Misericordia a Dio… Tutti i nemici della chiesa (visibili e sconosciuti) periranno sulla Terra durante questa oscurità universale, eccettuati soltanto quei pochi che si convertiranno… L’aria sarà infestata da demoni che appariranno sotto ogni specie di orribili forme… Dopo i tre giorni di buio, San Pietro e San Paolo… designeranno un nuovo papa… Allora il Cristianesimo si diffonderà in tutto il mondo.»

Profezia di San Gaspare del Bufalo, Italia

Gaspare del Bufalo, fondatore dei missionari del Preziosissimo Sangue – Wikipedia, pubblico dominio

«La morte degli impenitenti persecutori della Chiesa avverrà durante i tre giorni di buio. Colui che sopravviverà ai tre giorni di tenebra e di pianto, apparirà a se stesso come l’unico sopravvivente sulla terra, perché di fatto il mondo sarà coperto di cadaveri.»

La beata cristiana Marie Jahenny parlò a lungo dei tre giorni di buio.

«I tre giorni di tenebre saranno di giovedì, venerdì e sabato…tre giorni meno una notte…»

«Durante questi tre giorni di oscurità terrificante, non deve essere aperta nessuna finestra, perché nessuno riuscirà a vedere la terra e il colore terribile che essa avrà in quei giorni di punizione, senza che muoia immediatamente…»

«Il cielo sarà in fiamme, la terra si spaccherà…Durante questi tre giorni di oscurità lasciate accese le candele benedette dappertutto, nessuna altra luce risplenderà…».

Eppure tutti erano sull’avviso su questo evento con profezie che non si contano, e per primo è lo stesso Giovanni evangelista lo stesso dell’Evangelo  del Verbo, ad avercelo rivelato con la sua Apocalisse dettata da un angelo.

«Poi vidi quando egli aperse il sesto sigillo; ed ecco, si fece un grande terremoto, e il sole divenne nero come un sacco di crine, e la luna divenne come sangue;» (Ap 6:12 Nuova Diodati)

L’analoga rivelazione la si riscontra anche in: Is 13:6-11; Lu 23:29-30; Gl 3:16.

Ancor più chiaro è il passo successivo dedicato alle prime quattro trombe suonate dagli angeli (Ap 8,12-13 Nuova Diodati):

«Quando il quarto angelo suonò la tromba, fu colpito un terzo del sole, della luna e delle stelle: un terzo della loro luce si spense e il chiarore del giorno, come quello della notte, diminuì di un terzo. Guardai, e udii un’aquila che volava in mezzo al cielo e diceva a gran voce: «Guai, guai, guai agli abitanti della terra, a causa degli altri suoni di tromba che tre angeli stanno per suonare!»

Grande confusione, a questo punto, nel credere alla fine del mondo, con cataclismi spaventosi sin dal tempo in cui fu diffusa l’Apocalisse di Giovanni, invece forse son pochi ad aver capito che si tratta di eventi nel mondo in cui la nostra interiorità interagisce. E si capisce senza sforzi che si tratta dell’oscuramento dei due astri interiori, il Sole e la Luna e non solo loro, come sappiamo, dall’Alchimia. Di qui si ha coscienza di un’immane tragedia che porterà scompiglio nella vita dell’uomo, poichè non c’è atto che egli svolge, senza dover far leva sulla sua capacità mentale, “illuminata” da quei due “luminari”, chi in meno e chi in molto. Sarà compremessa l’immaginazione che mortificherà la memoria, con disastrose conseguenze in tutte le attività mentali dell’uomo, applicate ai molteplici suoi ruoli, soprattutto del lavoro. Si capisce che saranno gli alchimisti e tutti gli operatori dell’occulto, maghi, astrologi, chiromanti, sensitivi in genere e via dicendo che saranno castigati. Ma sarà una sorta di pandemia dalle analoghe proporzioni come quella del momento, ossia il coronavirus, che si sta cercando di fronteggiare?

Le molte profezie di Nostradamus che seguiranno ci mostrano il quadro ravvicinato degli avvenimenti futuri. Stiamo a vedere.

  1. VI-8

«Ceux qui estoient en regne pour scaçoir,
Au Roial change deviendront apovris,
Uns exilez sans apuy, or n’avoir,
Lettrez et lettres ne seront grand pris.»

«Coloro che stavano in potere per sapienza, (gli attuali alchimisti)
Al regale cambio diverranno impoveriti:
Un esiliato senza appoggio, oro non avere,
Lettere, lettere ne saranno a gran prezzo.».

  1. IX-83

«Sol vingt de Taurus si fort terre trembler,
Le grande theatre remply ruinera,
L’air ciel et terre obscurcir et troumbler,
Lors l’infidelle, Dieu et saincts voguera.

«Il Sole venti al tauro si forte tremare
Il grande teatro ripieno rovinerà (il mondo “astrale”)
L’aria, cielo e terra oscurare e cadere
Allora l’infedele, Dio e i santi invocherà.»

  1. XI-38

«Par eau, et par fer, et par grande maladie,
Le pourvoyeur à l’hazard de sa vie
Scaura compien vaut le quintal du bois,
Six cens et quinze, ou dixneufiesme,
Ou gravera d’un grand Prince cinquiesme
L’immortel nom, sur le pied de la Croix.»

«Per acqua e per ferro e per grande malattia</strong
Il provveditore all’azzardo della sua vita
saprà come valutare il quinto del bosco
Seicento e quindici, oppure il diciannovesimo (vai alla profezia VI-15, oppure VI-19)
Si graverà d’un grande pricipe Quinto
L’immortale nome, ai piedi della croce.»

  1. I-64

«De nuict Soleil penseront avoir veu
Quand le pourceau demy homme on verra.
Bruit, chant, bataille au Ciel battre aperceu,
Et bestes brutes à parler l’on orra.»

«Di notte il Sole penseranno d’aver visto
Quando il porco metà uomo si vedrà,
Assordante canto, battaglia in Cielo confinato, iniziata,
E animali spaventosi la gente parlare udirà.»

  1. I-84

«Lune obscurcie aux profondes tenebres,
Son frere passe de couleur ferrgine,
La grand caché long temps sous le tenebres,
Tiedrera fer dans la praye sanguine.»

«La Luna oscurata dalle profonde tenebre
il suo fratello passa al colore ferruginoso.
Il grande nascosto lungo tempo sotto le tenebre, («il porco metà uomo»)
Terrà il ferro nella piaga sanguinolenta.»

  1. III-5

«Pres le longe defaut de deux grands luminaires,
Qui surviendra entre l’Avril et mars:
O que cherté: mais deux grands debonnaires
Par terre et mer secourrant toutes parts.»

«Durante la lunga mancanza di due grandi Luminari
Che sopraggiungerà entro Aprile e marzo
O qual rarità! Ma i due grandi debonnari (il rebis «il porco metà uomo»)
Per terra e mare soccorreranno tutte le parti.»

  1. III-34

«Quand le deffaut du Soleil lors sera,
Sur le plain iour le monstre sera veu,
Tout autrement on l’interpretera,
Cherté n’à garde, nul n’y aura pourveu.»

«Quando il mancare del Sole allora sarà
Sopra il pieno giorno, il mostro sarà visto («il porco metà uomo»)
Tutto diversamente lo si interpreterà
Per costosità non ha guardia, per nulla non avrà provvisto.»

A questo punto ci si domanda quale sarà la sorte di coloro che saranno preservati dalle conseguenze dell’oscuramento durante i «tre giorni di buio», come profetizza la Beata Anna Maria Taigi di Siena?

La beata prevede in proposito:

«Durante tali giorni di sgomento, i fedeli dovranno rimanere nelle loro case a recitare il Rosario e a chiedere Misericordia a Dio…».

Ma non si capisce in che modo Dio interverrà per alleviare il loro stato infelice?

La risposta giunge dal libro dell’Apocalisse di Giovanni in cui si spiega che essi sono i servi di Dio segnati in fronte:

«Poi udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila, segnati da ogni tribù d’Isralele:» (Ap 7-4).

In effetti il modo c’è per evitare almeno l’orribile visione dei «demoni che appariranno sotto ogni specie di orribili forme» (come dice la Beata Anna Maria Taigi), ma non la loro infestazione, ed è possibile con un male sopportabile che oggi e nel passato si è fatto poco sentire, ed è poco conosciuto: si chiama Afantasia. Io la conosco molto bene perché ne sono stato affetto sin da ragazzino.

L’Afantasia

Mi sono persuaso che le risorse della mente devono essere infinite se mi permettono di esistere e di progredire comunque interiormente, nonostante un grave handicap di cui ora parlerò. Ma di questa cosa nessuno lo sa ed io ci ho convissuto senza mai rendermene conto e solo in questi ultimi tempi ne ho preso coscienza.

La scienza medica afferma che la malattia dell’Afantasia, di cui sono afflitto da ragazzino, comporta l’incapacità della mente a non visualizzare nessuna immagine mentale, come se l’occhio della mente fosse completamente cieco, eppure non è così per me. L’Afantasia, come si sa, indica la condizione della mente che non è capace di visualizzare nessuna immagine mentale, come se l’occhio della mente fosse completamente cieco. Effettivamente non riesco a vedere alcunché dal riuscire a immaginare, chiudendo gli occhi, e i miei sogni sono stati sempre vaghi e oscuri oltre a risultare frequentemente tenebrosi sin da ragazzo. Per non parlare di situazioni oniriche al limite del tollerabile con esperienze tenebrose al punto, a volte, di agitarmi nel sonno e venire scosso da mia moglie e così io mi calmo. Ma questo non più ora che sono un anziano signore in pensione, salvo avere frequentemente vaghi dialoghi interiori come se fossi cosciente e dei quali conservo per un limitato tempo ancora la memoria.

Ma allora come si spiega che ho potuto svolgere, per esempio, la professione di progettista di automazioni elettromeccaniche di macchine e impianti distinguendomi, al punto da riuscire a dirigere un ufficio tecnico? Per far questo occorreva una fervida memoria per immaginare come progettare i congegni molto spesso complicati. Riuscivo ad immaginare, non si sa in che altro modo, oltre all’estranea (per me) capacità di immaginare consueta ai miei simili, per filo e per segno, l’impiantistica dell’intero stabilimento in cui svolgevo il ruolo di capo servizio della progettazione e manutenzione degli impianti.

È una mortificazione che si è trascinata sin da ragazzino, con la mia grave difficoltà nel non avere la memoria efficiente. A scuola facevo fatica a scrivere correttamente e non riuscivo a imparare a memoria le poesie o altro. Perciò seguivano a ruota la storia e geografia da imparare. Per le lingue poi, solo l’italiano mi era alquanto congeniale e tutte le altre no in modo assoluto. Menomale che nella matematica e nel disegno le cose andavano un po’ meglio. E questo fino al conseguimento del diploma di geometra, ma che fatica! Poi ho dovuto fare molta gavetta nello scrivere, perché ne sentivo il bisogno, intravedendo col pensiero (‘oscuro’) idee attrattive in me fuori del comune da dover trascrivere per non perderne traccia a causa della pessima memoria. Imparavo a scrivere “a orecchio” attratto da parole e frasi che volevo far mie. Di qui un gran daffare nel leggere qualsiasi cosa per estrarre e annotare ciò che mi sembrava interessante attraverso il ‘suono’ che le parole facevano riecheggiare nel mio orecchio. Ed ecco la mia strana carriera di ‘scrivano’, poiché ho avuto modo di raccontare molte cose insolite che ho annotato sul mio computer, alcune delle quali, siti amici hanno pubblicato sul web. Ma quando il computer ancora non c’era, ho scritto su carta, tanto e poi tanto! Di qui ‘narrazioni’, quasi documenti fuori dell’ordinario, insoliti e difficili da credere.


1 Nato a Rendsburg, Holstein, Michael Maier frequentò l’Università di Rostock, nel 1589 quella di Norimberga, dal 1589 al 1591 fu a Padova, nel 1592 all’Università di Francoforte ove conseguì la Laurea in Lettere; nel 1596 all’Università di Bologna e nel 1596 all’Università di Basilea, dove conseguì la Laurea in Medicina e Chimica. Tornò a Rostock per esercitare la professione medica. Nel 1609 divenne medico ordinario e consigliere al servizio di Rodolfo II. Negli anni successivi alla morte di Rodolfo II, visitò più volte l’Inghilterra, conoscendo personalmente il celebre filosofo rosacrociano Robert Fludd.

La sua opera certamente più famosa è il libro di emblemi Atalanta fugiens pubblicato in latino, nel 1617. In essa sono rappresentate 50 incisioni simboliche, corredate di epigrammi e discorsi, che illustrano le fasi del processo alchemico. Il testo degli epigrammi è proposto anche in forma musicale di fuga (a tre voci). La musica rosacrociana di Maier viene utilizzata nel “Real Ordine degli Antichi Liberi Accettati Muratori”. (wikipedia.org/wiki/Michael_Maier)

2 La trama dell’opera è intessita dal mito di Atalanta, vergine guerriera che sfidava i suoi spasimanti ad una gara di corsa. Chi vinceva aveva come premio il matrimonio ma, era scontato che essi perdessero e venissero uccisi; finchè Ippomene, l’ennesimo pretendente riesce con uno strataggemma a vincere la gara. Sull’aiuto delle Esperide che gli diedero delle mele d’oro, egli facendole cadere lungo la corsa, attirarono l’attenzione di Atalanta che, nel prenderle permise a Ippomene di sopravanzarla e così vincere la gara. I tre protagonisti del mito, Atalanta, Ippomene e il Pomo, simboleggiano per contro gli elementi fondamentali che si agitano nell’iter alchemico. In Atalanta fugiens c’è di più: viene caratterizzata dall’impronta musicale e da tre voci, indicate come Pomum Morans il tenor, e i due Atalanta e Hippomene, che si inseguono in forma di fuga.

3 Introduzione alla Magia, a cura del Gruppo di UR, vol. I, cap. III, pag. 72, Edizioni Mediterranee.